2023-12-04
«Avvenire» in combutta con Casarini & C.: «Facciamo una bella sorpresa a Salvini»
Luca Casarini (Imagoeconomica)
Nelle intercettazioni la «banda» organizza con «Repubblica» e il giornale della Cei l’uscita della notizia di don Mattia Ferrari a bordo della Mare Jonio per dare uno schiaffo al «Truce», allora ministro dell’Interno. Poi per «mettere al muro» i vescovi e costringerli a pagare, in un webinar coi prelati il cronista Nello Scavo dice: «Se non date i fondi alla Ong io non potrò fare inchieste». Avvenire, il giornale dei vescovi, per anni si è opposto alle politiche dei porti chiusi sull’immigrazione. Ma oggi scopriamo che lo ha fatto coordinandosi con Luca Casarini e i suoi soci, una ciurma di imputati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Personaggi che hanno ricevuto sostanziosi finanziamenti dalla Chiesa, erogazioni che avrebbero potuto essere concesse a tante altre organizzazioni umanitarie guidate da incensurati.E, anche se il quotidiano manifesta grande serenità, di fronte alla nostra inchiesta a puntate sui soldi concessi all’associazione Mediterranea saving humans e alla compagnia armatoriale Idra social shipping (socio di maggioranza Beppe Caccia, a sua volta indagato e amico fraterno di Casarini), in realtà è palpabile l’imbarazzo.Che aumenterà con le novità di giornata, riguardanti il rapporto ambiguo dell’equipaggio con i cronisti del quotidiano. Una vera sinergia in chiave antisalviniana. Le carte dell’inchiesta di Ragusa mostrano, infatti, come i vescovi e il loro organo di stampa non ce la raccontino giusta e abbiano usato le notizie per fare politica. Una malizia che dal giornale dei monsignori non ci si aspetterebbe. Casarini & c., rispetto agli operatori del mondo dell’informazione, hanno da anni un rapporto privilegiato con il giornalista di Avvenire Nello Scavo, autore nel 2020 di un libro, Pescatori di uomini, scritto a quattro mani con don Mattia Ferrari, cappellano di bordo della Mare Jonio. Un legame che, già nel 2019, permetteva a don Mattia di poter anticipare a Casarini e al suo socio Giuseppe Caccia, gli articoli che il giornalista avrebbe pubblicato. L’ex leader delle Tute bianche, il Capitan Fracassa del G8 di Genova, il 28 aprile 2019, su una chat di gruppo, inoltra un messaggio di Scavo su come gestire alcune notizie. La prima riguardava l’imbarco di don Mattia, con la benedizione dei vescovi, sulla Mare Jonio, in quel momento al centro di una violenta contrapposizione con il governo e in particolare con il ministro dell’Interno Salvini. Un’informazione che sarebbe stata divulgata in contemporanea con la conferenza stampa indetta da Mediterranea e Idra social shipping per annunciare la partenza da Marsala del rimorchiatore e una denuncia per diffamazione nei confronti del leader leghista. «Ciao Luca, stiamo organizzando con Repubblica l’uscita in esclusiva e in tandem circa don Mattia a bordo. Ne ho parlato anche con Beppe Caccia e se sei d’accordo anche tu, siamo dell’idea di dare la notizia con grande rilevanza sull’edizione cartacea di martedì e contemporaneamente sui siti (con foto e brevi filmati). Questo ci permetterà anche di cogliere di sorpresa il Truce (Salvini, così soprannominato in senso dispregiativo dal Foglio ndr). Visto che sempre martedì (30 aprile, ndr) alle 12 ci sarà, poi, la vostra conferenza stampa a Roma a cui daremo grande rilevanza sia sui siti che il giorno dopo sui giornali (1 maggio, poi il 2 non saremo in edicola). Io avrò anche una dichiarazione del vescovo di Modena che ha autorizzato don Mattia, e questo terrà calma la “gerarchia”. Perché tutto funzioni è indispensabile che nessuno (soprattutto i ragazzi dell’equipaggio e altri a terra) si lasci sfuggire la notizia sui social o in altra forma prima della notte tra lunedì e martedì. perché se poi esce su Libero o La Verità, diventa complicato gestire tutto. Che ne dici?».Casarini ha una sola obiezione, per non deludere gli altri amici giornalisti: «Carissimo, mi sembra un ottimo schema. Unica cosa che mi viene in mente: se la vostra uscita di martedì rimane centrata su don Mattia e si riesce a non dire che siamo già partiti, ma che “stiamo partendo”, allora così non ci bruciamo la notizia con gli altri media, oggetto poi della conferenza stampa. Sostanzialmente sul cartaceo di mercoledì darai notizia che MJ (Mare Jonio, ndr) è già in zona Sar libica. Che ne pensi? Comunque ovviamente va bene». Caccia commenta: «Ottimo. Le stesse cose che gli ho detto io».Il 30 aprile, Avvenire titola: «Io don Mattia, a bordo con chi salva vite». E spiega: «C’è anche un sacerdote a bordo della Mare Jonio, che sta per riprendere i soccorsi in mare. “Gesù è vicino ai ragazzi affamati di pace e di giustizia”. La Messa domenicale sulla nave di Mediterranea con i ringraziamenti al suo vescovo Castellucci (Erio, ndr) e ai presuli Zuppi (Matteo, ndr) e Lorefice (Corrado, ndr)». Ovvero le menti dell’operazione di sostegno economico alle missioni della Mare Jonio. La Repubblica, con Fabio Tonacci, fa eco al quotidiano della Cei: «La Chiesa sale a bordo della Mare Jonio che salva i migranti. “Il Vangelo è qui”». Sottotitolo: «Sulla nave italiana si è imbarcato anche don Mattia Ferrari, parroco a Nonantola (Modena, ndr). Con il permesso di due arcivescovi. Dirà messa ogni giorno. “Sono il cappellano di bordo, il mio compito è rappresentare vicinanza ai ragazzi di Mediterranea che hanno un gran rispetto per papa Francesco”». Anche in questo caso vengono nominati Castellucci e Lorefice. Non sappiamo come Salvini abbia preso questo attacco concentrico.Sei mesi dopo, il 15 ottobre, don Mattia scrive, sulla solita chat con Casarini e Caccia: «Domani ragazzi, Nello Scavo ancora dirompente su Avvenire». E pochi minuti dopo la mezzanotte, invia anche l’immagine dell’intera pagina con l’articolo, un’intervista a un presunto trafficante di migranti. Ma l’episodio che attira maggiormente l’attenzione degli investigatori, avviene l’estate successiva. È l’8 luglio del 2020 quando il cappellano di bordo annuncia a Casarini: «Venerdì mattina Nello e io siamo stati invitati a un webinar con i rappresentanti della sezione Migranti e rifugiati. Cioè Baggio, Czerny (i cardinali Fabio e Michael, all’epoca sottosegretari della sezione, ndr), Flaminia (segretaria di Crezrny, ndr) e altri cinque loro fedelissimi». Poi aggiunge: «Siamo d’accordo con Nello di essere durissimi venerdì mattina. Di far capire che o si passa alla concretezza o è la sconfitta per tutti, Chiesa compresa». Infine chiosa: «Per noi è l’occasione per metterli con le spalle al muro». Il 12 luglio, il parroco modenese aggiorna Casarini sull’incontro: «Il webinar è andato molto bene. Nello direttissimo nel dire: “Se volete che io continui il lavoro di inchiesta, dovete finanziare Mediterranea e sostenere le Ong, perché senza di loro che vedono e testimoniano le mie inchieste non potrebbero continuare”». Un avvertimento che avrebbe sortito effetti immediati, sempre stando alle parole del cappellano: «Come reazioni, c’è stata quella di Bruno Forte che ha detto che intanto farà subito un versamento dalla sua diocesi». In un’informativa agli atti dell’inchiesta di Ragusa gli investigatori della Guardia di finanza riportano il messaggio inviato dal sacerdote all’ex leader delle Tute bianche e criticano duramente la presunta attività del cronista: «L’azione di “persuasione” esercita da don Mattia nei confronti dei vescovi, è corroborata anche dall’aiuto ricattatorio, operato dal giornalista Nello Scavo del giornale Avvenire nei confronti degli alti prelati, così come si rileva dal successivo messaggio». Sempre riguardo al rapporto con i media, le indagini relative alle «operazioni di trasbordo migranti» avvenute il 12 settembre 2020 dalla petroliera danese Maersk Etienne al rimorchiatore alla Mare Jonio rivelano la spregiudicatezza con cui Casarini e i suoi gestiscano le informazioni da veicolare all’opinione pubblica. Dagli atti risulta che a bordo era presente una donna, M.N., nata in Camerun nel 1991, che «riferiva di avere comunicato al personale sanitario della «Mare Jonio» di avvertire forti dolori allo stomaco e a fronte di tale quadro anamnestico, le era stato comunicato, dal citato personale, che sicuramente era incinta e, poiché chi l’aveva visitata non era riuscita a infilarle l’ago della flebo per curare la disidratazione», era stata richiesta la sua «evacuazione medica» dalla nave. Che non vi fosse certezza sullo stato interessante è confermato da un messaggio inviato dal medico di Mediterranea, Agnese Colpani, neolaureata, a una collega a terra: «Ho visitato una donna in presunto stato di gravidanza (stimato al quarto mese), all’auscultazione e con il cardiotocografo non ho sentito battito, l’equipaggio ha fatto un test di gravidanza una settimana fa ed era negativo». Ma un pancione, in una situazione di stallo, poteva far comodo a Mediterranea e accelerare le procedure di sbarco. In quelle ore di concitazione Nello Scavo scrive a Caccia: «Da Pozzallo alcuni sostengono che la ragazza forse non era neanche in gravidanza. Voi avete fatto qualche riscontro medico su questo?». Nel documento inviato ai pm ragusani gli investigatori non annotano nessuna risposta. In compenso, c’è il messaggio (inviato ad Alessandra Ziniti, giornalista di Repubblica) con cui Caccia cerca di sminuire l’informazione appena ricevuta: «Alessandra, solo per avvertirti che a Pozzallo c’è chi sta mettendo in giro la voce che la donna non sia mai stata incinta, ma solo colpita dal fibroma». E alla domanda se fosse o meno gravida, Caccia replica: «Sì, di quattro mesi. No ciclo da 4 mesi». Due giorni dopo, il portavoce di Mediterranea, Luca Faenzi, domanda: «Come sta la ragazza incinta ricoverata? Sappiamo qualcosa?». L’ex assessore veneziano risponde: «Dimessa. Si trova all’hotspot col marito. Non era incinta, ma colpita da fibroma uterino. Notizia deve restare riservata tra noi, prima che la destra la possa usare».Dunque le notizie vanno manipolate o nascoste, con il solo obiettivo di non far emergere verità scomode. In un’ottica tutta politica. Come confessa don Mattia, quando, il 17 novembre 2020, è impegnato nel suo solito lavoro di propaganda e ha appena ottenuto un articolo su Mediterranea sul giornale diocesano e un incontro con il vescovo: «Diciamo che questa è la vostra riconquista di Padova», dice a Casarini e Caccia, ex militanti no global nella città di Sant’Antonio. E aggiunge: «Passando per la Chiesa e in questo modo, paradossalmente (questo è il bello della Chiesa di papa Francesco), superando tutti a sinistra». Persino i centri sociali. Casarini approva soddisfatto: «La Chiesa cattolica, quanta saggezza e intelligenza politica in quel vecchio grande partito». Se i preti ragionano così, non deve stupire che i cronisti del quotidiano dei vescovi organizzino imboscate a un ministro della Repubblica.
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