2022-09-20
Autostrade e Spea escono dal processo di Genova. Alla sbarra solo i manager
Il giudice accoglie la richiesta della difesa: le società non saranno responsabili civili Il gruppo ha versato 3,5 miliardi di risarcimenti, di cui 3,4 a città, Regione e porto.Con l’ok del Tribunale di Genova, Autostrade per l’Italia e Spea, la sua controllata che si occupava delle manutenzioni, escono definitivamente dal processo per il crollo del ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 ha causato 43 vittime. Accogliendo le richieste avanzate dai difensori delle due aziende, che ad aprile hanno patteggiato a poco meno di 30 milioni di euro (ovvero circa 674.000 euro a vittima), è stata esclusa la loro responsabilità civile (i pm contestavano la responsabilità amministrativa, ai sensi del decreto legislativo 231). E, di conseguenza, gli eventuali risarcimenti che potrebbero essere disposti in caso di condanna toccheranno solo agli imputati.«I due enti», hanno valutato le toghe, «non hanno partecipato agli incidenti probatori in veste di responsabili civili». E per una questione procedurale escono di scena. «Argomentazioni che avevamo già sollevato in udienza preliminare», rivendica l’avvocato Andrea Corradino, del pool di legali di Aspi, che aggiunge: «Usciamo dal processo, ma questo non significa che chi si ritiene danneggiato non possa chiamarci in causa in sede civile, quindi non viene leso alcun diritto». Valutazioni che avevano visto d’accordo anche i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, che si erano associati alla richiesta di Aspi e Spea.Senza le due aziende il processo dovrebbe viaggiare spedito. Anche secondo le valutazioni della Procura che oltre alle richieste di costituzione di parte civile (circa 700) è d’accordo a sfoltire pure la lista dei testimoni. Anche il comitato ricordo parenti vittime del ponte Morandi, attraverso la portavoce Egle Possetti, ha commentato la decisione del Tribunale: «Siamo amareggiati non tanto per i risarcimenti ma da un punto di vista di immagine: sembra che in Italia ci sia un accanimento solo sulle vittime, tra riti abbreviati e patteggiamenti. La cosa grave è che la norma ti permetta di sfuggire, di lasciare il processo», concludendo con l’idea di «una norma ad hoc» per processi di questo genere, che consenta «la gestione delle parti, per avere una tutela particolare». Ma l’esclusione di Aspi e Spea è stato un duro colpo per i danneggiati, soprattutto commercianti della «ona arancione, quella di Sampierdarena, anche se molti di loro, quelli che non hanno chiesto la costituzione di parte civile, hanno già negoziato in separata sede risarcimenti individuali. «La presenza delle due società avrebbe avuto un fondamentale significato simbolico», commenta l’avvocato Raffaele Caruso, che rappresenta il Comitato zona arancione.«Ci sono persone, commercianti e proprietari di abitazioni che ritengono di aver subito un danno», spiega il legale, «ma ora se ne va il soggetto che chiaramente forniva più garanzie dal punto di vista dei risarcimenti. Siamo amareggiati, ma ne prendiamo atto». Le richieste di costituzione di parte civile del Comitato zona arancione, inoltre, non sono ancora state ammesse. «Noi», spiega l’avvocato Caruso, «abbiamo fatto una prospettazione seria, coerente e in linea con la giurisprudenza. E questo ci è stato riconosciuto anche dalla Procura. Ovviamente le valutazioni giuridiche spettano ai giudici». Il rischio è non riuscire a entrare nel vivo del processo penale. «Se dovessero escluderci in questa fase», aggiunge Caruso, «possiamo solo avviare cause civili, ma si tratterà di cittadini contro colossi. Con un rischio di soccombenza molto pericoloso».Chi ha subito un danno dovrà quindi aspettare la fine del procedimento penale e poi eventualmente intentare una causa civile. La partita dei risarcimenti, a giudizio di Aspi è però già stata ampiamente conclusa. Attualmente, secondo quanto risulta alla Verità la società ha già risarcito il 99% degli eredi delle vittime per un valore complessivo pari a circa 67 milioni di euro. C’è solo un nucleo familiare, quello della portavoce del comitato dei familiari, che non ha accettato il risarcimento del danno a favore del quale è però stata già depositata nei mesi scorsi un’offerta reale consistente nel riconoscimento di un importo a titolo di risarcimento del danno di valore massimo rispetto a quanto previsto dalle tabelle del Tribunale di Milano. Inoltre, Aspi ha corrisposto un importo di 3,4 miliardi di euro di euro come compensazione legata ai tragici fatti del crollo del ponte Morandi. Si tratta della cifra individuata per definire l’accordo transattivo con la Città di Genova, l’Autorità Portuale e la Regione Liguria.Anche per quanto riguarda i danni diretti Aspi ha soddisfatto la quasi totalità delle richieste attraverso accordi gestiti dalla struttura commissariale. Andando nel dettaglio, tra il 2018 e il 2020 sono stati stanziati la quasi totalità dei 475 milioni di euro così suddivisi: 314 milioni di euro per attività di demolizione e sgombero delle aree, ricostruzione del ponte e delle opere accessorie nonché delle attività relative alla direzione dei lavori e collaudo; 39,35 milioni di euro come indennità di esproprio relativa agli immobili produttivi ubicati nelle aree sottostanti e limitrofe al ponte; 75,5 milioni di euro come indennità di esproprio relativa agli immobili residenziali ubicati nelle aree sottostanti e limitrofe al ponte, riconoscendo ai proprietari, sulla base di quanto previsto dai provvedimenti normativi, oltre al valore di circa 3.000 euro al metro quadro per i 287 appartamenti, anche un’indennità di accelerato sgombero pari a 36.000 euro e un Pris di 45.000 euro per ciascuna famiglia; 32 milioni di euro a circa 20 aziende della zona rossa come indennizzi per la perdita delle attrezzature. Anche ai privati che a vario titolo hanno subito dei disagi nell’immediatezza dell’evento (ad esempio, le prime misure di aiuto agli sfollati) nonché a imprese e attività commerciali operanti nel capoluogo ligure che hanno subito un pregiudizio economico sulle proprie attività a cui è stata riconosciuta la differenza di fatturato rispetto al periodo antecedente all’evento sono andati 32 milioni di euro in iniziative ai privati. Alla luce di questi soldi, per l’azienda l’estromissione da parte del tribunale di Aspi e Spea dal ruolo di responsabili civili ha la funzione di snellire il procedimento penale lasciando alla sede civile il coinvolgimento delle società da parte di coloro che ritengono di essere stati danneggiati e di avere titolo a ricevere un risarcimento.
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