Ho fatto ciò che doveva fare il ministero: misurare gli anticorpi dopo ogni iniezione. A tre mesi dalla seconda erano crollati, a cinque dalla terza si sono quasi dimezzati. A che serve un altro booster con farmaci obsoleti?
Ho fatto ciò che doveva fare il ministero: misurare gli anticorpi dopo ogni iniezione. A tre mesi dalla seconda erano crollati, a cinque dalla terza si sono quasi dimezzati. A che serve un altro booster con farmaci obsoleti?In troppi - scienziati compresi - non capiscono come la scienza funziona, ove per scienza intendo non i risultati dell’indagine scientificamente condotta e men che meno gli scienziati ma, intendo, il metodo scientifico. Giornalisti senza né arte né parte ma anche scienziati ci esortavano a credere nella scienza. E già qui cominciamo male: quello scientifico è il più potente metodo di conoscenza a nostra disposizione. Non è l’unico e non è infallibile, ma è il più potente. Tra le altre cose, il metodo prevede il rifiuto dell’autorità: non può addursi, a prova della attendibilità di una affermazione, il fatto che essa sia enunciata non solo da uno o più scienziati, ancorché autorevoli, ma neanche da tutti gli scienziati. Insomma, il troppo spesso e irragionevolmente invocato «consenso scientifico» non ha posto in bocca a chi vuol essere scientifico.Chi durante la campagna vaccinale consigliava in tv la vaccinazione, di fatto parlava a sproposito. I non medici, poi, se in cambio di quel consiglio ricevevano un compenso, avrebbero potuto essere perseguiti per esercizio abusivo della professione medica. Ma anche i medici: come facevano a dire a me - che, a essi invisibile, stavo dall’altro lato dello schermo - che mi sarei dovuto vaccinare? Per quella piccola dose di notorietà che mi ritrovo per via dei miei interventi pubblici, alcuni mi scrivevano chiedendomi se suggerivo loro la vaccinazione. La mia risposta è sempre stata: «Non ho alcun titolo per suggerire nulla, deve chiedere al suo medico curante. Posso solo dirle che io mi vaccino». Lo spirito con cui mi son vaccinato non è stato quello di chi ha fede nella scienza, visto che la scienza, come detto, rifiuta ogni fede. Mi sono vaccinato fiducioso - ecco, la parola giusta è «fiducioso» - che chiunque avesse prodotto quel nuovo vaccino vi avesse anche messo ogni impegno e onestà. Lo stesso spirito, se volete, che tutti noi adottiamo quando accettiamo di gustare una pizza o un bicchiere di vino: siamo fiduciosi che il pizzaiolo e l’oste si siano prodigati per darci un prodotto che apprezzeremo.In passato, ai tempi del ministro Beatrice Lorenzin, ebbi modo di proporre che i renitenti al vaccino che avessero contratto la malattia fossero, sì, amorevolmente curati dallo Stato, ma addebitati per le cure. Il ragionamento era semplice: lo Stato non può permettersi ospedali intasati da malati che si sarebbero potuti evitare se solo avessero adottato una disponibile, gratuita, selettiva, specifica e semplice prevenzione, il vaccino appunto. Vaccini, quelli di allora, di efficacia ed efficienza consolidata da pluriennale, a volte pluridecennale, esperienza. Lo stesso ragionamento si sarebbe potuto applicare al vaccino contro il Covid, se solo esso avesse avuto pedigree analogo a quello degli altri vaccini. E il governo - che sembrava convinto della cosa - avrebbe potuto usare questo strumento persuasivo anziché il barbaro green pass. Naturalmente la convinzione del governo era irragionevole, come lo era quella di giornalisti e scienziati che esortavano alla vaccinazione - devo dire con lo spirito dello stalker - commettendo l’erroneo volo pindarico secondo cui siccome altri vaccini s’erano dimostrati efficaci ed efficienti, allora per ciò stesso dovevano essere tali anche quelli contro il covid, privi di alcuna storia.Per costruirne una il ministero alla Salute avrebbe potuto seguire nei mesi il titolo anticorpale dei tutti i vaccinati. Personalmente ho preso la decisione di seguirlo su di me. In unità che in questo contesto hanno poca importanza, il mio titolo anticorpale aveva valore zero pochi giorni prima della prima dose, 15 un mese dopo la prima dose, 150 un mese dopo la seconda dose, ma scendeva a 75 quattro mesi dopo. Cosa dedurre, finora? Direi che gli anticorpi sembrano decadere con una cinetica sgradevolmente veloce: qualche settimana ancora e non sarei stato più protetto. Cosicché ho senz’altro proceduto con la terza dose che, a distanza di un mese, portava il titolo anticorpale addirittura a 6.500. Dopo 6 mesi dalla terza dose eseguo nuovo test e trovo il titolo diminuito fino a 3.500. La domanda spontanea è: ma alla fine delle prime due dosi, col titolo pari a 150, ero o no protetto? Se lo chiedo a esperti, non lo sanno. Decido di testa mia (e per il bene del governo) che lo fossi e così, a fortiori, lo sarei oggi, col titolo pari a 3.500. Illustrissimi scienziati del piccolo schermo, senza sapere nulla su di me, mi esortano a iniettarmi la quarta dose. Io, che su di me ho fatto qualche semplice esperimento, tenendo conto anche del fatto che, sempre gli stessi scienziati del piccolo schermo mi informano che il vaccino è oggi datato, decido invece di non seguire gli affrettati consigli e di non iniettarmi la dose 4. Attenderò l’autunno e un vaccino sperabilmente aggiornato. Faccio bene? Faccio male? Non lo so. Ma sembra che non lo sappiano neanche coloro che hanno pontificato per due anni.
Monica Marangoni (Ansa)
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Effetto Trump: dazi, tagli alla ricerca e revisione dei protocolli sanitari stanno frenando il comparto (-4%). A pesare, pure la scadenza dei brevetti. Cresce la fiducia, invece, nei processi tecnologici contro le malattie.
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Luca Marinelli (Ansa)
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Per una buona causa: la loro.





