2022-02-24
Autodeterminazione, forza, sanzioni. I tre quesiti senza risposta della crisi
Se l’Onu crede ancora nei diritti che predica, perché si dimostra molle con il Cremlino?Nel bel mezzo di quel che succede tra la Russia e l’Ucraina (ma anche per quel che succede al confine fra Bielorussia e Polonia) ci sono tre domande semplici semplici a cui nessuno risponde e che sembrano anzi scomparse dal dibattito politico, come se non esistessero, come se non avessero più ragione di essere poste. Ogni soggetto in campo fa quello che non dovrebbe fare (Putin) oppure non fa quello che dovrebbe fare (Unione europea), oppure fa tardivamente e senza convinzione qualcosa che avrebbe dovuto essere fatto prima e meglio (Onu in testa, Nato e Stati Uniti).La prima. Esiste ancora il diritto all’autodeterminazione dei popoli sancito dalla Carta atlantica del 1941 nonché dalla Carta delle Nazioni unite del 1945, per la quale i popoli hanno diritto di scegliere liberamente il proprio futuro liberi da ogni dominazione esterna? Perché se questo elemento del diritto internazionale funziona ancora è chiaro che quello che sta facendo Putin nei confronti dell’Ucraina, nonché quello che ha fatto nei confronti della Crimea, è totalmente al di fuori di ogni regola base del diritto dei popoli. Infatti, con quale autorità egli può decidere di annettere regioni ucraine come sta facendo con l’intera regione del Donbass? Quando annesse la Crimea lo fece con delle elezioni pagliacciata non riconosciute praticamente da nessuno a livello internazionale ma con una mossa tardiva, perché se quelle elezioni fossero state giudicate a rischio brogli (e così fu) la comunità internazionale avrebbe dovuto muoversi prima per fare di tutto per favorire delle elezioni regolari, non teleguidate da Mosca. Ora siamo nella stessa situazione. Putin sostiene che poiché l’Ucraina, la Bielorussia e la Russia hanno una storia comune esse devono rimanere insieme. E allora tutti gli altri Stati che dopo la fine dell’impero dell’Unione sovietica si sono dichiarati indipendenti hanno tradito la storia o hanno recuperato la libertà? Perché c’è storia e storia: c’è una storia di libertà che è sacrosanto rispettare e c’è una storia di sottomissione dalla quale è lecito liberarsi. Su questi temi generali la politica nazionale e internazionale tace e non avendo questi princìpi come guida ovviamente annaspa, va in ordine sparso, cioè fa tutto quello che non andrebbe fatto per favorire la vittoria di colui al quale ci si oppone. Sarebbe come una squadra di calcio che offende e minaccia la squadra avversaria e poi appena ha tra i piedi il pallone lo calcia nella propria porta. La seconda domanda. Lo sanno o no i verginelli e le verginelle europei che la politica internazionale è anche una politica di potenza? Lo sanno o no che è più probabile evitare una guerra avendo un esercito europeo piuttosto che non avendolo? Putin sa bene che l’Europa va in ordine sparso e quindi sa bene che ai suoi confini lui può giocherellare a fare la guerra senza che dall’altra parte ci sia qualcuno in grado di rispondere a meno che non intervengano gli Usa e la Nato. Il problema è che gli eserciti vanno creati, costituiti e formati in tempo di pace, non quando ormai il bubbone è venuto fuori. E in Europa sono almeno 20 anni che si parla dell’esigenza di una politica estera comune e di una difesa comune senza poi far niente, evidentemente è più importante la curvatura delle banane, forse perché pensano di utilizzarle come i boomerang che colpiscono il nemico e poi tornano da chi li ha lanciati. Francamente i boomerang europei sembrano sempre tornare indietro senza prima aver colpito il nemico, cioè colpiscono chi lo ha lanciato. Un idiota. La terza. Si ricorre alle solite sanzioni. È come sputare in faccia a uno che ci spara alla tempia. Lo hanno già dimostrato le sanzioni precedenti che ci hanno fatto perdere sette miliardi di Pil con la Russia, cioè lo sputo ci è tornato in faccia e non sono servite a nulla. Ma la cosa più ridicola è la posizione della Germania, che dice di bloccare un gasdotto che pare non funzionasse neanche. È inutile arrivare alle sanzioni non avendo messo in piedi per anni, e persistendo nel farlo, una politica internazionale di potenza che dia un ruolo tale all’Europa che non sia quello di cuscinetto tra gli Usa da una parte e Putin, Erdogan, Xi Jinping e compagnia bella dall’altra che scorrazzano come vogliono in barba a qualsiasi regola del diritto internazionale perché sanno di poterlo fare. Diversa sarebbe la situazione nella quale l’Unione europea, forte dei suoi quasi 450 milioni di abitanti, fosse unita sul piano internazionale, cioè avesse una politica estera e una difesa comuni. In quel caso Putin, che ragiona in termini di potenza in modo praticamente esclusivo, ci penserebbe due volte prima di fare quello che oggi fa senza pensarci neanche.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)