2024-04-27
Nuova fregatura con l’auto elettrica: aumentano le tariffe per la ricarica
Le principali società hanno alzato i prezzi per il «pieno» delle vetture green. Doppia beffa: i veicoli costano di più e pure il rifornimento è sempre meno conveniente. Non a caso le immatricolazioni stentano.Che il mercato dell’automobile elettrica sia stato creato a tavolino con un atto di forza della Commissione Ursula è cosa nota; al proposito, il primo articolo pubblicato sul nostro giornale è datato 2017, ma soltanto ora, alla luce della situazione geopolitica attuale, si avvertono i sintomi di un sistema ancora immaturo nella tecnologia come nell’economia del comparto, ma soprattutto inadeguato nell’infrastruttura di ricarica. Non tanto per il numero delle colonnine, ma per l’effettivo funzionamento delle stesse e per una giungla di tariffe in costante oscillazione e aumento. Un chiaro esempio è quanto sta accadendo ai costi per le ricariche alle colonnine ed è di lunedì scorso la notizia che l’azienda di ricariche del gruppo Eni, ovvero Be charge, ha inviato a tutti i clienti una mail nella quale comunica la cancellazione degli abbonamenti, ovvero di quei piani tariffari che permettevano risparmi per gli automobilisti con vetture elettrificate che percorrono un numero elevato di chilometri, premiandoli con prezzi minori rispetto al classico «pagamento secondo consumo», dal 20% al 40% a seconda della formula (Be start, medium, premium) versando da 9,90 a 13 e fino a 19 euro al mese. Un colpo di software per aggiornare sistemi e colonnine ed ecco che ora si pagherà da 0,65 euro/Kwh (per la ricarica da rete a corrente alternata fino a 22 Kw, prima era 0,60, +8,34%), fino a a 0,85 per le cariche rapide a 99 Kw, 0,90 euro/Kwh per quelle fino a 149 Kw e 0,95 per le ultrarapide oltre i 150 Kw.Numeri a parte, bisogna considerare che la rapidità della carica rende possibili più operazioni in minor tempo e che per fare 100 chilometri servono da 10 a 14 Kwh a seconda della vettura, dell’andatura e del clima. Tradotto in soldi, prendendo un consumo medio di 12 Kwh, la distanza di 100 chilometri si percorre pagando da 7,8 a 11,4 euro. Considerando che al self service un litro di gasolio oggi si trova a poco meno di 1,8 euro al litro e che una berlina media Euro6 a 110 chilometri l’ora percorre la stessa distanza con circa 5 litri, la cifra pagata è meno di 10 euro, ma la vettura da nuova è costata la metà. Si può contestare che il risparmio sarà sulla manutenzione ridotta dell’elettrica, ma il suo valore residuo dopo quattro anni sarà inferiore e il mercato mostra già di considerare queste limitazioni sia per le vetture a batteria sia per le ibride plug in.Lo sa bene Federcarrozzieri, che negli ultimi 12 mesi ha rilevato numerosi cambiamenti delle tariffe da parte dei gestori con un saliscendi dei costi per le ricariche a consumo e un rincaro - o la cancellazione - per gli abbonamenti. Essa rileva che A2A presso gli impianti Quick e delle isole digitali ha cambiato la tariffa da 0,56 euro/Kwh del febbraio 2023 a 0,65 euro/kWh (+16%), riducendo invece il prezzo del servizio Fast+ e Ultra. Ma salgono di 2 euro gli abbonamenti Small (da 23 a 25 euro), il Medium da 51 a 57 euro e il Large da 92 a 106 euro. Enel x-way nella tariffa a consumo fino a 22 Kw è salita da 0,58 euro/Kwh a 0,69 (+19%), mentre l’abbonamento Small da 25 euro è stato eliminato e sostituito dal City che propone 49 euro per 80 Kwh (+69,3%). In controtendenza invece alcune società estere come Tesla, che ha ridotto del 7% il prezzo dell’energia e del 2% quello degli abbonamenti, e Ionity, che non ha variato il prezzo al consumo e ha addirittura ridotto il costo dell’abbonamento Passport da 11,99 a 5,99 euro al mese. Una delle ragioni è certamente l’assestamento delle richieste dell’utenza, che per esempio mostra poco interesse per le ricariche ultra rapide ad alto costo e antipatia per il costo di occupazione della piazzola una volta che la carica è completa, un aggravio appioppato da alcuni operatori. Tutto ciò è dovuto anche al tipo d’utilizzo dell’auto elettrica, legata spesso allo stesso tragitto giornaliero e alla ricarica privata notturna, ma non a un uso promiscuo e imprevedibile nella destinazione da raggiungere e del punto di rifornimento. Intanto Asconauto, associazione dei concessionari, segnala che il primo trimestre 2024 ha visto aumentare il volume d’affari di 294.474.385 euro. «La crescita è del +19,5% e segue l’incremento del 20,88% nello stesso periodo dell’anno precedente», spiega il presidente dell’associazione Roberto Scarabel. Ma l’aumento si concretizza soprattutto con la scelta dei clienti per le auto ibride, lasciando le elettriche e le ibride plug in in coda al numero di immatricolazioni. Mentre il mercato europeo a marzo ha fatto segnare un -2,8%, Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) ha calcolato che in Italia le ibride-elettriche hanno il 39% del mercato (34,5% nel 2023); le vetture a benzina il 31,4% (28,4% nel 2023); i clienti dei diesel si riducono al 15,2%; la scelta del Gpl resta al 7,6%; le plug in si riducono dal 4,3% al 3,5%; i motori a metano aumentano allo 0,2%. E, come ci si aspettava, le elettriche passano dal 4,8% al 3,3%. Sette anni fa, quando scrivevamo che l’auto elettrica era immatura ci prendevano per populisti matti, nostalgici delle sgasate. Ora per Bruxelles cambiare rotta sarà costoso e complesso, ma necessario.
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