2025-07-16
Sospette lesioni sul bimbo autistico. Adesso il caso finisce in Parlamento
Un minorenne avrebbe subito delle ferite nella clinica Santa Maria in provincia di Como. La politica pressa la Procura.Roma, il condominio si stringe attorno alla bimba malata per evitare l'allontanamento coatto deciso dai giudici. Il suo destino appeso a un filo.Lo speciale contiene due articoli.Il caso del quattordicenne autistico maltrattato in una struttura lombarda arriva in Parlamento. Una serie di interrogazioni presentate da deputati del centrodestra ha riacceso i fari su una storia inquietante, a metà tra mala giustizia e mala sanità, con una famiglia che da oltre quattro anni chiede indagini sulle misteriose lesioni riportate dal figlio. Il ragazzo, che chiameremo Alessandro, è affetto da disturbi dello spettro autistico ed è stato ospitato a lungo a Villa Santa Maria di Tavernerio (Como), una cooperativa sociale cattolica convenzionata con la Regione e aderente a Confindustria Lombardia, rinomata in tutta la Regione per la riabilitazione neuropsichiatrica. Al termine di un periodo nella struttura comasca, Alessandro torna a casa con lesioni su tutto il corpo, anche dove sarebbe impossibile praticarsene da soli. I genitori inondano di foto i responsabili di Villa Santa Maria, che però minimizzano. Il 10 novembre 2021, il ragazzo si rompe un braccio, viene portato in ospedale a Erba e viene operato, con un mese di prognosi. A quel punto l’avvocato della famiglia, Piero Porcini, il 17 dicembre presenta una denuncia per le presunte violenze subite da Alessandro. La procura di Como archivia tutto, non trovando alcuna prova di responsabilità della clinica e indicando come responsabile delle lesioni un ragazzo straniero, senza famiglia e anche nullatenente. La famiglia di Alessandro si oppone e il Gip le dà ragione, ordinando nuove indagini. La Procura però tiene il punto e, dopo un po’ di mesi, archivia di nuovo, mentre emergono altri sei casi simili nel medesimo istituto. Tra questi, un altro finisce sui giornali locali esattamente un anno fa. Si tratta della disavventura di un secondo minore, che nel 2020 era ospite di Villa Santa Maria e ha riportato lesioni per l’applicazione, probabilmente scorretta, di un catetere. Anche qui i pm lariani non hanno trovato prove di reati, ma il Gip di Como ha respinto la loro richiesta e ha disposto nuove indagini. I legali di questa seconda famiglia sostengono che gli infermieri avrebbero applicato al giovane «un catetere esterno mai autorizzato», mentre questi ribattono che le lesioni erano dovute allo sfregamento di un pannolino. L’estate scorsa risultava che ci fossero quattro fascicoli pendenti, ma non è escluso che nel frattempo siano stati tutti riuniti in un unico procedimento.Dopo quattro anni, il problema non si capisce se sia più sanitario o giudiziario, visto che abbiamo un Tribunale che continua a spronare una Procura poco convinta del fatto che nella struttura cattolica ci sia qualcosa che non torna. Il fatto nuovo è che le anomalie di questa storia l’hanno fatta arrivare a Roma, in Parlamento. A riprova del fatto che quando la giustizia va in panne, spesso l’ultima spiaggia è la politica. Lo scorso primo luglio Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara e al ministro della Salute, Orazio Schillaci. Gasparri sostiene che la documentazione fotografica sul caso di Alessandro sia già lampante di suo e che le indagini abbiano ignorato molti documenti presentati dalla famiglia, motivo per cui si chiede a Nordio di «accertare eventuali irregolarità o negligenze nella gestione del caso da parte degli uffici giudiziari coinvolti». Anche Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, ha presentato un’interrogazione (coinvolgendo anche Eugenia Roccella, ministro della Famiglia) nella quale sottolinea che le strutture come quella lombarda hanno anche obblighi di vigilanza, e non di sola cura, e chiede, in sostanza, ispezioni e verifiche su Villa Santa Maria. A fine maggio si era già mosso il senatore Sergio Rastrelli, segretario della Commissione Giustizia, con una prima interrogazione parlamentare. E in quei giorni era stato investito del caso di Alessandro anche Guido Bertolaso, assessore al Welfare della regione Lombardia.Riccardo Pedrizzi, ex senatore di Alleanza nazionale che ha preso a cuore per primo il caso del ragazzino autistico, segue da quattro anni questa vicenda e spiega: «L’amara considerazione è che, per poter tutelare i nostri figli, debba scendere in campo la politica, quella parte che per grazia di Dio è ancora sensibile e attenta ai problemi delle fasce più deboli della nostra società». Nel suo blog, «riccardopedrizzi.it», si dava già conto da mesi della via crucis giudiziaria dei genitori di Alessandro, ma si trova anche un messaggio positivo: «Nel mio nucleo familiare ho un componente con grande disabilità, che però è la gioia dei genitori e dei fratelli».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/autistico-santa-maria-como-violenza-2673253161.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tornano-le-operatrici-per-stella-il-tribunale-non-ce-la-porti-via" data-post-id="2673253161" data-published-at="1752645361" data-use-pagination="False"> Tornano le operatrici per Stella: «Il tribunale non ce la porti via» Il destino di una bambina di appena cinque anni è appeso a un filo. O meglio alla decisione dei giudici che a breve stabiliranno se la piccola Stella (il nome è di fantasia) dovrà essere trasferita con la forza in una casa famiglia così come richiesto dalla tutrice e dal papà. Tutta Italia sta seguendo con apprensione la vicenda della bimba di Monteverde, quartiere residenziale di Roma, che per volere di un provvedimento di «allontanamento coatto» emesso dai giudici del Tribunale dei minori, potrebbe essere separata dalla sua mamma. Sulla sorte di Stella (che è affetta anche da una patologia genetica rara) è già intervenuta l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Marina Terragni, e tutto il mondo politico. Il condominio in cui vive la bimba, da tempo, ha blindato Stella impedendone l’allontanamento coatto. La decisione dei giudici di togliere la piccola alla mamma e ai nonni si basa su una perizia dalla quale emergeva un «comportamento ostativo» della madre nei confronti dell’ex marito. Il papà di Stella è stato rinviato a giudizio e dagli accertamenti è emerso come, nel tempo, la bambina ha sempre mostrato disagio nel vederlo tanto da vomitare e stare male per i suoi comportamenti violenti. Adesso, i vicini di casa della «bambina di Monteverde» prendono carta e penna e scrivono alla tutrice. Dal 18 luglio in poi il Tribunale ordinario di Roma dovrà esprimersi sull’uso della forza per portare in casa famiglia Stella. Secondo i condomini, la tutrice non avrebbe «mai tenuto conto delle denunce penali» al padre, sotto processo per lesioni aggravate e indagato poi per stalking e maltrattamenti sulla minore, «e di quello che Stella ha visto e vissuto». Mentre la mamma della piccola è seguita da un centro anti violenza dal 2020. «L’ 11 luglio scorso si è tenuta un’altra udienza del caso della bambina di Monteverde per decidere sull’uso della forza per rimuovere gli ostacoli e collocarla in casa famiglia. Per l’ennesima volta» - ribadiscono i condomini - «temiamo che dell’interesse della bambina non si tenga assolutamente conto, perché la tutrice avvocato Dosi (il nome è stato già reso noto), insiste fortemente nel voler adottare questa misura estrema. Ci ha descritto come gente pericolosa che crea disordini, attaccando anche la madre e questa comunità civile» - mettono nero su bianco i residenti del condominio di Monteverde, un complesso dove vive un’ottantina di persone -. «Siamo un condominio di persone normali, professionisti, pensionati, non certo un branco di soggetti pericolosi, siamo le persone che vedono tutti i giorni Stella, cara tutrice, non come lei che l’ha incontrata tre-quattro volte in cinque anni». Gli abitanti del condominio, sin dal primo tentativo di «prelievo forzato», ad aprile, sono scesi per strada per dire no, per opporsi a una decisione insensata che farebbe solo del male a una bambina che non vuole allontanarsi dalla sua mamma tanto da legarsi con lo scotch al tavolo per non essere portata via. «Non fateci perdere ogni fiducia nella giustizia», hanno ribadito i condomini. «Stella non ha colpe, lasciatela continuare a vivere nella sua casa e tra i suoi affetti». La politica si è schierata in modo bipartisan con la piccola Stella. «La bambina» - spiega a La Verità il consigliere di Fratelli d’Italia alla Regione Lazio, Chiara Iannarelli, presidente IX Commissione Politiche giovanili, «vive serena con la mamma, ha amici, fa sport, è ben accudita anche in relazione alla grave malattia che la affligge e che un trauma potrebbe far scatenare con conseguenze devastanti. Auspichiamo che il tribunale adotti una soluzione prudente a tutela della salute e del benessere della bambina e che non venga portata via a forza in casa famiglia. Si valutino altre soluzioni meno drammatiche e si inibisca l’uso della forza». Intanto è stato anche riattivato il servizio delle educatrici per Stella, dopo l’intervento dell’avvocato della signora e soprattutto della Garante dell’infanzia nazionale che - aggiunge Iannarelli - «chiedevano chi avesse dato ordine di sospendere improvvisamente e per quali motivazioni. Il servizio è stato riattivato anche grazie all’intervento dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma».
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