2021-09-08
Occhio ai rischi di instabilità in Costa d'Avorio
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Nell'ultimo anno, si sono registrate preoccupanti attività jihadiste in Costa d'Avorio, soprattutto nei pressi del confine con il Burkina Faso. Un problema a cui Roma e Parigi devono prestare attenzione. La settimana scorsa, l'Eni ha scoperto un ingente giacimento petrolifero e di gas naturale nel Paese: un giacimento che potrebbe arrivare a contenere fino a due miliardi di barili di petrolio e 51 milioni di metri cubi di gas naturale. Ora, secondo quanto riferito da Detusche Welle, la Costa d'Avorio registra al momento 51 giacimenti petroliferi identificati, di cui quattro risultano in produzione, 26 in esplorazione e 21 non ancora sfruttati. In questo contesto, nel 2019 il Paese africano ha siglato contratti di esplorazione con Eni e Total: i due colossi energetici, sempre secondo la stessa fonte, hanno al momento investito in loco 136 milioni di euro. Va da sé che la nuova scoperta rappresenti un'opportunità non indifferente per Roma e Parigi. Tutto questo, mentre anche il governo ivoriano ha mostrato soddisfazione. In tal senso, il ministro dell'Energia, Thomas Camara, ha dichiarato che questa scoperta «aumenterebbe notevolmente le riserve accertate della Costa d'Avorio nei prossimi anni». Il problema è che, oltre alle opportunità, stanno aumentando anche i rischi. Negli scorsi mesi, il Paese ha infatti registrato un incremento dell'instabilità, principalmente dovuto a violente attività jihadiste. Lo scorso 12 giugno, due soldati e un funzionario di polizia sono stati uccisi nel Nordest della Costa d'Avorio, vicino al confine con il Burkina Faso. In particolare, il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Lassina Doumbia, ha parlato di un «attacco complesso», con cui è stato fatto saltare in aria il veicolo su cui viaggiavano i militari. «È stata un'imboscata con un ordigno esplosivo improvvisato, che ha fatto esplodere uno dei veicoli», ha specificato. Questo attacco è avvenuto appena una settimana dopo l'uccisione di un soldato ivoriano nella località di Tougbo, sempre al confine con il Burkina Faso: secondo France24, l'attacco era attribuibile a «sospetti jihadisti». Un ulteriore attentato si era inoltre verificato alla fine dello scorso marzo, quando la postazione militare di Kafolo –sempre nei pressi della frontiera con il Burkina Faso– fu attaccata due volte da miliziani jihadisti. Del resto, ben quattordici soldati ivoriani erano stati uccisi nella stessa località, a seguito di un raid islamista avvenuto nel giugno del 2020. Insomma, la situazione si sta facendo sempre più preoccupante. E si iniziano a scorgere delle inquietanti analogie con il caso del Mozambico. Ora, è pur vero che, differentemente da quest'ultimo, la Costa d'Avorio non debba al momento fronteggiare un'insurrezione islamista. Tuttavia il Council on Foreign Relations ha sottolineato, lo scorso marzo, come proprio la Costa d'Avorio presenti un netto divario socioeconomico tra Nord e Sud: una situazione che ricorda sotto certi aspetti quella del Mozambico. Senza poi trascurare come entrambe le nazioni risultino ricche di risorse minerarie. Nel caso della Costa d'Avorio il Nord, più povero e a maggioranza islamica, rischia quindi di diventare un terreno fertile per le attività e la propaganda del jihadismo. In tutto questo, non bisogna trascurare la forte instabilità di cui è preda, almeno dal 2016, il vicino Burkina Faso, in cui è prevalentemente operante il gruppo «Al-Qaeda nel Maghreb islamico». France24 ha riferito che, all'inizio di quest'anno, «il capo del servizio di intelligence estero francese Bernard Emie ha affermato che i jihadisti legati ad Al-Qaeda stavano lavorando a piani per estendere i loro attacchi a sud del Burkina Faso». «I terroristi», dichiarò Emie, «stanno già finanziando uomini che si stanno diffondendo in Costa d'Avorio e Benin». «La Costa d'Avorio settentrionale lungo il confine con il Burkina Faso sta cadendo sotto il tallone dei gruppi jihadisti. Questa regione costituisce un importante aspetto di sicurezza per lo Stato ivoriano», ha invece detto all'Afp l'esperto di antiterrorismo ivoriano, Lassina Diarra. In tutto questo, non va neppure trascurato che proprio la rete qaedista ha recentemente assunto nuovo slancio a seguito della conquista talebana di Kabul. Insomma, l'instabilità del Sahel potrebbe presto espandersi nei Paesi collocati sulla costa del Golfo di Guinea. Non è del resto un mistero che l'ondata jihadista si sia già diffusa a macchia d'olio dal Mali (dove esplose nel 2012), per contagiare poi il Niger e il Burkina Faso nel 2015. In tutto questo, non va neppure trascurato che proprio la rete qaedista abbia recentemente assunto nuovo slancio a seguito della conquista talebana di Kabul. È quindi alla luce di questi preoccupanti elementi che Roma e Parigi dovranno monitorare attentamente la delicata situazione ivoriana.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)