2024-09-01
«Attenti all’islam in espansione». Suetta «scomunica» il progressismo
Il vescovo di Ventimiglia contro i «nuovi dogmi»: dai migranti all’ideologia green.In un contesto ecclesiale, sociale e politico in cui per poco «il cor non si spaura» (Leopardi), è quanto mai opportuno tornare ai fondamenti della nostra civiltà, fatta di arte, umanesimo, saggezza e multiforme santità. Così monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, in occasione della ricorrenza del patrono diocesano San Secondo, ha invitato i fedeli a guardare al martire come un «modello ancora valido di cristiano e di cittadino».Il presule, ripercorrendo la vita del soldato della Legione Tebea che fu «testimone della fede» e «uomo coraggioso», e notando la decadenza del presente, si è chiesto sarcasticamente: «Siamo degni figli di quegli antichi padri?». I cristiani come San Secondo, osserva Suetta, sfidarono il paganesimo egemone, simile al neopaganesimo odierno e resero la Chiesa «un giardino di fede e di santità». Quei martiri non cedettero al «politicamente corretto» del tempo e alla «religione di Stato» pagana, diventando oggi il criterio «con cui leggere il tempo presente», specialmente «la crisi della cristianità nel mondo occidentale». Ed è proprio la lucida diagnosi della «crisi occidentale» a rendere l’omelia del prelato di grande incoraggiamento per tutti coloro che vogliono porsi al servizio della verità e del bene comune.È vero, prosegue monsignor Suetta, che «siamo nelle mani di un Padre buono», il quale «con la sua provvidenza conduce la storia». Ma bisogna riconoscere che, come ai tempi di San Secondo, vi è «anche oggi una profonda e grave decadenza di civiltà», associata «all’avanzare di varie perniciose dottrine». «Penso», scrive l’intrepido successore degli apostoli, «all’espansione del mondo islamico con tutte le conseguenze religiose, politiche e socio-economiche», le quali, del resto, «sono sotto i nostri occhi». Si pensi al terrorismo, alla ghettizzazione islamica di alcune zone d’Europa, alla diffusione della poligamia in Occidente, eccetera. Sarebbe però troppo facile prendersela coi «lontani» e ignorare i «vicini». E infatti monsignor Suetta denuncia le nuove «forme di neo paganesimo, spacciate come progresso e propagandate come emancipazione e libertà». Le quali hanno dato una squallida prova di sé nella «sceneggiata predisposta per l’apertura dei giochi olimpici».Quello che manca ai cristiani è lo «slancio dell’evangelizzazione anche nei confronti di appartenenti ad altre religioni», limitandosi al «dialogo» tra pari. Mentre, in vista «del bene sommo della salvezza» è necessario «l’annuncio di Cristo, unica speranza ed unico Salvatore». Proprio «l’odierna sfida migratoria», per una adeguata «accoglienza e integrazione», richiede tale «annuncio». In effetti, quante volte la brava catechista di parrocchia ha detto ai nostri figli e nipoti che l’importante è credere, non importa come o a chi? E non è proprio questo relativismo implicito che ha portato masse di giovani a dubitare prima dell’esistenza di Dio e poi di una legge morale certa, che distingue il bene e il male?Suetta individua poi talune «pestilenze da affrontare»: tra esse il «transumanesimo contemporaneo», che illude con il «miraggio dell’immortalità e dell’eterna giovinezza», rivelandosi poi «un clamoroso e terribile inganno». L’ultimo attacco è sulla «criminalizzazione del dissenso», che infierisce contro chi non accetta i «nuovi dogmi»: «immigrazione indiscriminata, aborto come diritto fondamentale, utero in affitto, transizione di genere, catastrofismo climatico e altre situazioni similari». Questa «prospettiva socioculturale», conclude il presule, «va sotto il nome di progressismo», una «parola magica, dinanzi alla quale non si ammettono reticenze e ritardi». Auguriamoci che l’esempio di San Secondo ieri e di monsignor Suetta oggi aiutino tutti i cittadini a perseguire quella «verità che rende liberi».