2020-09-26
Attacco con mannaia nella strada di «Charlie»
Attentato a Parigi nei pressi del luogo in cui avvenne la mattanza del 2015. Feriti due giornalisti di un'agenzia che ha la sede lì vicino. Si indaga per terrorismo, fermati un pachistano e un algerino. Proprio in questi giorni è iniziato il processo per la strage di 5 anni fa.Parigi è ripiombata ieri nell'incubo del terrorismo islamico. Poco prima di mezzogiorno, davanti all'ex sede della redazione di Charlie Hebdo, due individui hanno colpito a colpi di machete. Fin da subito si è capito che il pericolo di un nuovo attacco era concreto. Due persone sono state ferite gravemente: si trovavano nei pressi della targa posta all'esterno del palazzo di rue Nicolas Appert che nel gennaio 2015 è stato il teatro dell'attentato al settimanale satirico. Nel giro di un paio d'ore, la Procura nazionale anti terrorismo (Pnat) ha acquisito la competenza sul caso e - come spiegato alla stampa dal procuratore capo della Pnat, Jean-François Ricard - ha aperto un fascicolo per «tentato omicidio in relazione ad un'impresa terroristica e associazione terroristica criminale». Due uomini, sono stati fermati, il primo vicino a Place de la Bastille e il secondo all'ingresso della fermata Richard Lenoir della metropolitana. Poco dopo le 15, lo stesso procuratore capo della Pnat ha parlato direttamente di un «autore principale» - invece che di sospetto - riferendosi ad Hasham U., nato nel 2002 in Pakistan e presente su territorio francese in modo regolare. L'uomo sarebbe anche schedato per detenzione d'armi vietate. Agli inquirenti avrebbe ammesso le sue responsabilità. Da chiarire, invece, la posizione di un altro fermato, un algerino di 33 anni, il cui legame con l'attacco non sarebbe affatto certo.La ricostruzione della dinamica dell'aggressione è stata molto rapida. Questo anche perché l'uomo e la donna feriti erano, come nel 2015, dei giornalisti. Si tratta di due dipendenti dell'agenzia indipendente Premières Lignes, la cui redazione si trova accanto a quelli che furono gli uffici di Charlie Hebdo. È grazie a questa agenzia se, cinque anni fa, il mondo aveva potuto vedere le primissime immagini dell'attentato al settimanale satirico transalpino. Paul Moreira, cofondatore dell'agenzia, ha spiegato al canale d'informazione Bfm TV, che l'aggressore sarebbe stato un individuo «che era per strada con una specie di machete, che li ha attaccati (i due giornalisti, ndr) davanti all'immobile». Anni fa, Moreira aveva realizzato un documentario sulla rete islamofoba, trasmesso anche da Canal+. L'aggressione ha rivoluzionato l'agenda politica francese. Mentre il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, seguiva l'evolversi della situazione dall'Eliseo, il primo ministro Jean Castex e il ministro dell'interno, Gérald Darmanin hanno annullato i rispettivi impegni. Non appena le forze dell'ordine hanno dato loro il via libera, si sono recati nei pressi del luogo dell'aggressione. Con loro è arrivato anche il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo. Il capo del governo è stato l'unico a prendere la parola, prima del capo della Pnat. Castex ha detto che l'attacco è avvenuto «in un luogo simbolico e in concomitanza con il processo agli attacchi indegni contro Charlie Hebdo. È un'occasione per il governo di esprimere il proprio attaccamento alla libertà di stampa e affermare, davanti alla nazione, la nostra piena mobilitazione».Come spiegato dal numero due francese, il fatto che degli aggressori agiscano mentre si svolge il processo contro gli attentati di inizio 2015 non è certo casuale. Le udienze sono iniziate il 2 settembre scorso. Nella stessa data, il settimanale satirico ha ripubblicato le caricature di Maometto che avevano scatenato la follia omicida dei terroristi. Pochi giorni dopo, Marika Bret, direttrice delle risorse umane di Charlie Hebdo, aveva dovuto abbandonare precipitosamente e in via definitiva la propria casa perché erano pervenute alle forze di sicurezza delle minacce serie e circostanziate. Tra queste, figuravano quelle di Al Qaeda che invitava ogni potenziale terrorista islamico a «continuare il lavoro iniziato dai fratelli Kouachi».Non appena la notizia dell'aggressione di ieri è arrivata al Palazzo di Giustizia di Parigi, ha provocato una forte emozione tra i sopravvissuti e i familiari delle vittime degli attentati di gennaio 2015. L'avvocato Samia Maktouf - legale di Lassana Bathly, il giovane commesso dell'Hypercacher che ha salvato diverse persone nel 2015 - ha detto ai giornalisti che l'attacco di ieri deve essere considerato come un tentativo di intimidazione da parte dei terroristi. Non a caso il governo si è mostrato subito reattivo per evitare di essere accusato di lassismo, come accaduto quest'estate quando i riflettori sono stati puntati sulle banlieue e quartieri «sensibili» dove criminali di varia specie hanno compiuto atti violenti sfidando le forze dell'ordine. I vertici dello Stato transalpini seguono anche con attenzione l'iter di un progetto di legge volto a sottoporre ad una maggiore sorveglianza i terroristi rilasciati dopo aver scontato le proprie pene di prigione. La maggioranza parlamentare, retta da La République En Marche e dal MoDem, aveva votato un testo che però è stato respinto dal Consiglio Costituzionale durante l'estate. L'istituzione ha rinviato il progetto di legge al Parlamento perché non sarebbe stato sufficientemente rispettoso dell'equilibrio tra libertà individuali e sicurezza nazionale. Dopo l'aggressione di ieri, la redazione del settimanale satirico ha pubblicato su Twitter questo messaggio: «Tutta l'equipe di Charlie sostiene ed è solidale con i suoi ex vicini e colleghi e alle persone coinvolte in questo attacco odioso». Anche Patrick Pelloux, medico e storico collaboratore di Charlie Hebdo ha reagito all'attacco di ieri, intervistato dall'Ansa ha detto che l'aggressione è stata di una «violenza inaudita» e che l'Europa deve essere «unita contro il terrorismo». Pelloux ha anche assicurato che «non cederemo» alle minacce.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)