2020-07-16
Atlantia «estromessa» in Borsa fa +26%
Aspi verso la nazionalizzazione in due fasi, con Cdp e altri investitori istituzionali. Incognita sull'importo dell'aumento di capitale: più in alto sarà fissato il valore della società, più sborseranno i contribuenti. E il gruppo veneto potrebbe incassare dalla quotazione.Ventitré mesi dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, il compromesso storico del governo Conte su Autostrade porterà alla nazionalizzazione della società e all'uscita dilazionata di Atlantia, la holding dei Benetton, senza procedere alla revoca della concessione «in caso di completamento dell'accordo transattivo». Questo, in sintesi, l'accordo raggiunto nella notte al Consiglio dei ministri. Ma il diavolo sta sempre nei dettagli. Cassa depositi e prestiti avvierà, entro il 27 luglio, il percorso che la porterà ad acquisire il controllo di Autostrade per l'Italia (Aspi) con circa il 33% tramite un aumento di capitale riservato che potrebbe aggirarsi attorno ai 3 miliardi. Atlantia cederà il 22% della stessa Aspi a un investitore istituzionale (o a più investitori e fondi graditi e individuati da Cdp) «con l'impegno a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi. Infine verrà messa in campo una scissione di Aspi contestuale alla sua quotazione in Borsa. Il nuovo assetto azionario delle Autostrade, oggi controllate all'88% da Atlantia, vedrà quindi un blocco composto da Cdp (33%) con investitori istituzionali (22%) che formeranno così una maggioranza del 55%, mentre la società dei Benetton, Edizione (che oggi ha il 30,2% di Atlantia), sarà all'11% e gli altri soci della holding si troveranno con quote ancora più ridotte. Quando alla cordata guidata da Allianz (oggi al 7% di Aspi) e ai cinesi di Silk road (oggi al 5%), entrambi risulteranno diluiti ma potranno risalire. Edizione potrà decidere se conservare la quota o cederla via via sul mercato. Inoltre la garanzia del debito di Aspi (5 miliardi) oggi in capo ad Atlantia passerà ai nuovi investitori, alleggerendo le spalle della famiglia Benetton.Autostrade avrebbe deciso di accettare anche la manleva dei funzionari dei ministeri indagati per le responsabilità civili legate alla caduta del ponte di Genova: di nuovo, con un minimo impegno diretto dell'azienda di Ponzano Veneto. Se non bastasse, sono inoltre previste «misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi». Pure su questo, i Benetton tirano un sospiro di sollievo. La proposta prevede poi l'accettazione della Disciplina tariffaria introdotta dall'Autorità di regolazione dei Trasporti «con una significativa moderazione della dinamica tariffaria». D'altronde, con Cdp che dipende dalla politica, è chiaro che la pressione sui pedaggi sarà al ribasso: il che, sul lungo termine, potrebbe determinare una riduzione degli incassi. Va precisato, infine, che la minaccia di revoca scomparirà dal tavolo solo quando gli accordi saranno perfezionati. Si va dunque verso una Autostrade «pubblica» con i Benetton fuori dal cda. «Già entro settembre ci sarà il primo passaggio di perdita del controllo», ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Mentre Giuseppe Conte celebra «l'estromissione» dei Benetton: «Ha vinto lo Stato».Restano però dei punti ancora poco chiari. A cominciare dall'importo dell'aumento di capitale riservato a Cdp, che peraltro è invitata a entrare in Aspi aprendo il portafoglio a «scatola chiusa». Come giustamente faceva notare ieri in un post su Facebook Enrico Zanetti, ex viceministro dell'Economia nel governo Renzi e oggi socio del centro studi tributari Eutekne, nel comunicato del governo manca un dettaglio importante: la valutazione di Autostrade ai fini della fissazione del prezzo di sottoscrizione da parte di Cdp dell'aumento di capitale e del prezzo di acquisto delle azioni. Un elemento che sarà cruciale anche per creare la cornice per l'ingresso di investitori istituzionali, anche internazionali, nel capitale. «Se questa valutazione fosse molto più vicina ai 23 miliardi che chiedevano i Benetton che non all'intervallo tra zero e 7 previsto dai 5 stelle, non ci vorrebbe molto a capire chi ha vinto e chi ha mollato», scrive Zanetti. Perché poi quotare con un'Ipo contestualmente all'uscita dei Benetton e far pagare quest'ultima al mercato? Maliziosamente, immaginiamo che Ponzano Veneto possa incassare delle plusvalenze dall'operazione residuale. E ancora: gli azionisti stranieri che sono già nel capitale di Aspi chiederanno una remunerazione del capitale in linea con quanto si ricava in giro per il mondo da operazioni del genere? E quale sarà l'impatto della valutazione di Aspi che farà Cdp, sommato al decremento delle tariffe, sugli equilibri dell'alleanza con gli spagnoli di Abertis? Di certo, chi ha comprato titoli Atlantia nel periodo compreso tra le dichiarazioni di fuoco del premier Conte e l'accordo accomodante raggiunto martedì notte, ha fatto un vero affare. Perché ieri in Piazza Affari, grazie al venir meno del rischio di revoca della concessione che avrebbe potuto mandare in bancarotta il gruppo appesantito da circa 10 miliardi di debiti, le azioni della holding hanno chiuso la seduta con un balzo del 26,6% a 14,4 euro e scambiando quasi il 2,2% del capitale. La Borsa premia la continuità dell'azienda rispetto al rischio di default. Dopo essere stato più volte sospeso per eccesso di rialzo il titolo si è riportato ai livelli dello scorso 8 luglio, recuperando gli 1,7 miliardi di euro persi lunedì scorso (-15,1% a 11,3 euro), dopo la bocciatura del presidente del Consiglio Conte della proposta da 3,4 miliardi di euro di Aspi. Un calo, quello di lunedì, superiore a quello registrato tra il 4 e il 18 marzo scorsi, quando il titolo era precipitato fino a 9,8 euro a seguito dei dati di traffico autostradale e aeroportuale per l'emergenza Covid. Il balzo di ieri supera anche la débâcle del 16 agosto 2018 (-22,2%) all'indomani del crollo del ponte Morandi, ma con un prezzo ben al di sotto dei 18,3 euro di allora.
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