2021-07-22
Assessore leghista uccide un molestatore
A Voghera Massimo Adriatici, ex poliziotto, affronta un marocchino irregolare esagitato. Chiama le forze dell'ordine, è aggredito e per errore spara: ai domiciliari, indagato per legittima difesa. Il Pd: basta armi private. Una piazzetta, due panchine, i tavolini del bar. Nella città simbolo dell'italica casalinga anche la scena del crimine sembra uno stereotipo. Invece è il fattaccio del momento. Cronaca nera intrisa di polemica politica. Massimo Adriatici, leghista, assessore alla Sicurezza di Voghera, uccide marocchino molesto. Una colluttazione. Il politico, ex poliziotto e avvocato, ha in mano una calibro 22, regolarmente denunciata, forse per dissuaderlo. Chiama la polizia: «Mandate una pattuglia in piazza Meardi». Youns El Bossettaoui, 39 anni, infastidiva i frequentatori di un bar, riferiscono i testimoni. «Sentendo la telefonata, mi ha spinto. Il colpo di pistola è partito cadendo», racconta Adriatici agli inquirenti. Il proiettile si conficca nella parte sinistra del petto dell'uomo. Eccesso colposo di legittima difesa, ipotizza adesso la Procura di Pavia. L'assessore è ai domiciliari. Ci resterà almeno fino all'udienza di convalida dell'arresto. Leghista spara a immigrato. È la notizia del giorno, ovviamente. Pd e 5 stelle si affrettano a evocare il «far west». Perfino Enrico Letta, segretario dei dem, si ridesta dal torpore: «Una cosa dobbiamo e possiamo farla: stop armi private. In giro con le armi solo poliziotti e carabinieri» scrive su Twitter. «È un giorno triste. Saranno inquirenti e autorità giudiziarie a decidere. Nessuno si sostituisca a loro». Lezione morale rivolta all'arcinemico, Matteo Salvini, che aveva osato difendere l'assessore, o per lo meno insinuare il dubbio: «Altro che far west a Voghera, si fa strada l'ipotesi della legittima difesa. Parliamo di un docente di diritto penale, funzionario di polizia, avvocato penalista noto e stimato. Vittima di un'aggressione, ha risposto. Accidentalmente è partito un colpo, che purtroppo ha ucciso un cittadino straniero». Il sunto, dopo le prime verifiche, sembrerebbe piuttosto fedele. Decisivi, per ricostruire la dinamica, saranno ora i rilievi balistici. Ventidue e trenta dello scorso martedì. L'assessore si imbatte casualmente nell'uomo, che importuna dei ragazzini. Lo invita a smettere. Raccontano di aver visto il marocchino tirare una bottiglia. Adriatici vuole avvertire le forze dell'ordine. Ma viene spinto, dice, con insistenza. Ha in mano una pistola carica. Nel tentativo di far desistere il balordo, gliel'aveva mostrata. Sperava magari di impaurirlo. Rimane però uno dei dubbi dell'inchiesta: perché ha tirato fuori quell'arma di piccolo calibro? A quel punto, spiega l'assessore, sarebbe stato strattonato. E mentre cade sulle mattonelle rosse, assicura, parte quel colpo mortale. «Accidentalmente» ripete agli inquirenti, che lo interrogano fino alle sette del mattino di ieri. Militante della Lega, noto avvocato, ex poliziotto, docente di diritto alla Scuola allievi agenti di Alessandria. Candidato nell'ottobre 2020, viene nominato assessore alla Sicurezza. In quel periodo, nel centro di Voghera si susseguono violenze e risse. Durante il lockdown, Adriatici comincia a controllare le zone di spaccio e degrado. Firma un'ordinanza anti bivacco. E, qualche giorno fa, vieta perfino la vendita di alcol in contenitori di vetro. È «lo sceriffo di Voghera». Anche se in un'intervista del 2018 aveva chiarito: «L'uso di un'arma deve essere giustificato da un pericolo reale. Ma questo non significa farsi giustizia da soli. Ovvero, la legittima difesa si configura se sparo per evitare che qualcuno spari a me, o non ci sono altri mezzi per mettere in fuga ed evitare un furto. Sparare deve essere l'extrema ratio, l'ultima possibilità da mettere in atto se non ne esistono altre». È successo anche nel paese delle casalinghe e di Alberto Arbasino, quel gran genio che ha raccontato con superbia le italiche manie? Di sicuro, El Bossettaoui a Voghera lo conoscevano tutti. Vagabondo, pregiudicato, dentro giri di droga, espulso eppure sempre lì. Assicurano che, spesso ubriaco, infastidiva chiunque gli capitasse a tiro. Chiedeva soldi, offriva droga, insultava i passanti, spaccava bottiglie, frantumava vetrine. Robino Punturiero, gestore del Café Cervinia, ammette di avere chiamato le forze dell'ordine più volte: «Quando si è masturbato in strada, i carabinieri mi hanno detto che non è più un reato. Quel giorno è stato portato via. Dopo un'ora e mezza, era ancora qua». Il commerciante si sfoga: «Come lui, ce ne sono altri che vivono perennemente su queste panchine. Noi non possiamo fare più il nostro lavoro. Passiamo il tempo a evitare che infastidiscano i clienti». Ricorda che, anche martedì sera, El Bossettaoui s'è presentato davanti al suo bar. Lui, come sempre, lo ha mandato via. E, dopo un po', «ho sentito lo sparo, debole, tanto che pensavamo fosse un petardo». Nessuno però sembra aver visto niente. Eppure, non era notte fonda. E qualcuno in piazza Meardi c'era. Come i titolari del bar Ligure, davanti a cui il marocchino è morto. Ma il proprietario, di nazionalità cinese, non sembra aver notato niente di strano. Così, i magistrati sperano che qualche elemento utile venga fuori almeno dalle immagini delle telecamere di sorveglianza installate lì attorno. Comprese quelle piazzate dal comune. Le ha volute proprio l'assessore leghista finito ai domiciliari, come contromisura al degrado in città. Adesso quei decantati apparecchietti potrebbero essergli ancor più utili, per confermare la sua versione. E capire, baruffe politiche a parte, cos'è successo davvero in quell'anonima piazza di Voghera.
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