2024-04-05
L’assessore di Emiliano indagato a Bari per corruzione elettorale
Anita Maurodinoia è accusata insieme al marito, finito agli arresti domiciliari, di avere organizzato un mercato delle preferenze, pagate 50 euro. Coinvolti anche altri politici locali, tutti di centrosinistra.Il suk elettorale partiva da Triggiano, passava da Grumo Appula e finiva a Bari. Passo dopo passo il broker che avrebbe commercializzato voti pagati un tanto al chilo veniva monitorato dagli investigatori proprio mentre era in corso la campagna elettorale per le amministrative di Triggiano, popoloso comune a due passi da Bari. Lì, secondo la Procura barese, un sindaco, Antonio Donatelli, esponente del Partito democratico finito ai domiciliari, sarebbe riuscito a far crescere il suo consenso grazie alla corruzione elettorale alimentata da Sandro Cataldo, referente del movimento politico Sud al centro e marito dell’assessore regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, soprannominata Lady preferenze per i risultati ottenuti alle amministrative di Bari nel 2019 e alle regionali del 2020, pure lui ai domiciliari. Maurodinoia è indagata (il suo nome era emerso anche nell’indagine che ha portato alla luce le infiltrazioni mafiose al Comune di Bari). Ieri, dopo essere stata perquisita, si è dimessa, rinunciando anche agli incarichi nel Pd pugliese. E, così, a soli tre giorni dalle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco per Bari, sono scattati otto arresti. Ma non è un colpo di scena. L’indagine, come aveva anticipato La Verità, va avanti dal 2021, ma i primi elementi erano emersi già a settembre del 2020, pochi giorni dopo le elezioni. I Carabinieri, infatti, stavano svolgendo accertamenti già in qui giorni, dopo aver ricevuto da una «fonte confidenziale» delle segnalazioni sulla compravendita di voti in corso al comitato elettorale di Nicola Lella, candidato alle comunali di Grumo. «La svolta investigativa», si legge nell’ordinanza, avviene il 28 settembre 2020 quando «attraverso due telefonate anonime pervenute all’utenza dei Carabinieri di Grumo Appula,» veniva «denunciato il pagamento in corso di un «benefit» (alludendo al denaro contante) presso il comitato elettorale di Lella Nicola», Una pattuglia di recava sul posto notava «la presenza di diverse persone, nonostante le vigenti misure anti-assembramento imposte dall’emergenza sanitaria Covid. 19». I militari interpellavano una donna, I.D.G. che confessava candidamente «di essere stata contattata dal comitato per ritirare 50 euro che gli erano stati promessi dal Lella Nicola in cambio del voto tributatogli, ma che non aveva fatto in tempo a ritirarti per il concomitante arrivo della pattuglia» E anche quando, proprio mentre erano in corso le intercettazioni che captavano gli elettori triggianesi parlare della compravendita dei voti, sono saltati fuori oltre 2.000 nominativi con tanto di numeri di telefono, carte d’identità e tessere elettorali che sarebbero servite a convogliare i voti al centrosinistra. Gli inquirenti hanno lasciato correre, permettendo che si consumasse, sotto i loro occhi, quella che ora ritengono una «turbativa del voto elettorale», che ha permesso agli indagati di occupare posti di potere per più di 3 anni. Secondo la Procura di Bari, Cataldo avrebbe utilizzato una rete di sgherri per scegliere gli elettori disposti a vendere il loro diritto al voto in cambio di 50 euro. Ma la truppa ingaggiata da Cataldo comprendeva anche «referenti costituiti da ragazzi che in cambio di 10 euro accompagnavano le persone che poi avrebbero dato il voto». Ci sarebbe stata infine anche un’attività di verifica, che avveniva, secondo l’accusa, ai seggi, con dei gregari fissi alle sezioni loro assegnate a prendere nota su chi tra gli elettori da pagare effettivamente era andato a votare. E allo spoglio, infine, veniva controllata l’effettiva corrispondenza voti-euro. A campagna elettorale conclusa, però, gli sherpa dell’uomo hanno compiuto un passo falso, buttando in un cassonetto per la raccolta indifferenziata il materiale che ritenevano pericoloso (e che per i carabinieri sono diventata una prova): frammenti di fotocopie dei documenti d’identità degli elettori, appunti con il nome dei cittadini da contattare e con i loro recapiti, documentazione personale di Cataldo e Maurodinoia, i fac-simile delle schede e volantini di propaganda elettorale dei candidati delle liste Triggiano al Centro e Con Donatelli sindaco. Ovvero la pistola fumante. Lo stesso meccanismo sarebbe stato messo in piedi per un’altra consultazione: quella per le amministrative del 2020 a Grumo Appula. E proprio in questo comune era assessore l’unico degli indagati (in totale sono 70) finito in carcere. Proprio Nicola Lella, che, come detto, era candidato al consiglio comunale. Sempre nel 2020, si è scoperto, la stessa macchina macina voti sarebbe stata messa in campo per la Maurodinoia, candidata al Consiglio regionale pugliese. «Negli accertamenti condotti dai carabinieri», scrive il gip Paola Angela De Santi, «emergeva che la promessa e la consegna della somma di euro 50 erano finalizzate a indicare quale preferenza sulle schede elettorali anche Anita Maurodinoia alle elezioni regionali che si svolgevano contemporaneamente alle comunali». Per gli inquirenti il marito della Maurodinoia doveva avere un certo peso specifico nell’area metropolitana barese: «Viene da più parti riconosciuto un non indifferente peso decisionale, una penetrante influenza su tutto e tutti, elettori compresi, adulati, indotti e convinti a votare il candidato da egli di volta in volta sostenuto anche attraverso condotte corruttive». Un’influenza che, secondo l’accusa, gli sarebbe derivata anche «dall’incredibile e crescente successo elettorale tributato a sua moglie». Alle ultime tornate elettorali, però, Cataldo sarebbe diventato più prudente, «cambiando sistema» e «preferendo procedere a elargire soldi per la compravendita dei voti direttamente ai tanti consiglieri comunali o di circoscrizione presenti sul territorio pugliese». In vista c’erano le elezioni di Bari. Alcuni indagati, secondo l’accusa, si stavano già organizzando. A provarlo ci sarebbe un messaggio audio inviato tramite Whatsapp nel maggio 2021 a una donna da Armando De Francesco, considerato l’uomo macchina del sistema messo su da Cataldo: «Mo mi sto preparando, perché sto facendo questo fatto dell’ente di formazione, dei docenti, dei tutor perché questa gente mi dovrà tutta rispondere con dei voti... Mancano tre anni ma io sto già in campagna elettorale». Ovvero quella per il rinnovo del consiglio comunale di Bari. D’altra parte proprio Defrancesco a Bari, tra il 2014 e il 2019, era stato seduto sugli scranni del consiglio comunale con la lista Sud al Centro.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
Per scaricare il numero di «Giustizia» basta cliccare sul link qui sotto.
Giustizia - Ottobre 2025.pdf
Continua a leggereRiduci
Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.