2025-02-22
Il nuovo asse Usa-Giappone scavalca l’Ue
Shigeru Ishiba e Donald Trump (Ansa)
Impennata del titolo Nissan sulle voci di un’alleanza con Tesla, che minimizza. Alla base però c’è un accordo generale tra Donald Trump e il presidente Shigeru Ishiba in chiave anti cinese: comprende anche il gas liquefatto. Frenata di Stellantis in Canada per paura dei dazi.Il fermento generato dalla nuova amministrazione Usa in accoppiata con il patron di Tesla, Elon Musk, tocca anche il mercato delle auto. Ieri, un’indiscrezione su un potenziale accordo societario tra i giapponesi di Nissan e la Tesla è bastato a far schizzare all’insù il titolo della società di Yokohama. Musk ha diffuso una flebile smentita. Lasciando intendere che la richiesta di fidanzamento sia arrivata direttamente dal Giappone. Il che spiega perfettamente il riassetto in atto. O almeno il tentativo di trovare nuove alleanze tra Tokyo e Washington. Nissan ha una forte necessità di consolidamento e nelle ultime settimane ha dovuto dire addio alla fusione con Honda. Al tempo stesso, nell’ultimo anno, la casa giapponese ha visto raffreddarsi i rapporti con il partner francese Reanult. È chiaro che un accordo con il produttore elettrico Usa consentirebbe di bypassare la questione dazi e soprattutto avviare un vero e proprio asse che passerebbe sopra la testa dell’Europa. Da un lato le pressioni di Donald Trump sul comparto dell’automotive stanno spingendo varie aziende a tornare a investire negli Usa o a spostare impianti produttivi. Notizia di ieri riguarda Stellantis che sta mettendo in pausa tutte le attività dello stabilimento canadese di Brampton. Il gruppo italo-francese aveva annunciato nel maggio 2022, sotto la direzione dell’ex ad Carlos Tavares, che era intenzionato a investire miliardi di dollari per l’aggiornamento degli impianti canadesi a Brampton e Windsor, entrambi in Ontario, per la costruzione di auto elettriche. Da allora ha ricevuto ulteriore sostegno finanziario dai governi del Canada e dell’Ontario, tra cui ingenti sussidi per un impianto di batterie Ev a Windsor. Ora, però incombe la minaccia dei dazi voluti dal presidente degli Stati Uniti, Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha minacciato l’applicazione di dazi del 25% sulla maggior parte dei prodotti canadesi importati negli Stati Uniti e, nei giorni scorsi, ha anche promesso tariffe del 25% sulle importazioni di automobili. Se applicati, questi dazi potrebbero mettere in crisi la catena di approvvigionamento dei veicoli nordamericani. Non è difficile comprendere le inversioni a U che stanno accadendo. Ma è sul piano della diplomazia economica che andremo ad assistere a svolte ben più ampie. L’idea di Nissan di avvicinarsi a Tesla rientra anche in un quadro di di interessi bilaterali su cui Trump e il premier giapponese, Shigeru Ishiba, hanno messo un timbro in occasione dell’incontro che si è svolto due settimane fa. L’idea è quella di rilanciare un’infrastruttura da 44 miliardi di dollari per il gas naturale liquefatto (Gnl) in Alaska, rimasto a lungo sulla carta. Il progetto prevederebbe lo sviluppo di un impianto a Kenai, in una remota area a circa 30 minuti di volo da Anchorage, la città più grande dell’Alaska. Nelle vicinanze sorge un impianto che ha fornito Gnl al Giappone per decenni, a partire dal 1969. Questo storico progetto fu determinante per la transizione di Tokyo Gas dal carbone al gas naturale come materia prima per l’erogazione di gas domestico. Tuttavia, con l’invecchiamento delle strutture e il declino della produzione nei giacimenti vicini, l’attività è stata sospesa. Se realizzato, il nuovo progetto, denominato Alaska Lng, avrà una capacità produttiva annua di circa 20 milioni di tonnellate, pari a circa il 30 per cento del fabbisogno annuo giapponese. Il piano è oggetto di discussioni da decenni, ma i costi previsti ne hanno sempre ostacolato lo sviluppo. L’attuale contesto di insicurezza globale, però, ha inserito nel computo dei costi una nuova variabile: quella dei rischi geopolitici che, considerata la solida alleanza tra Stati Uniti e Giappone, risulterebbero assai inferiori rispetto all’importazione di gas dal Medio Oriente o dalla Russia. Ora che Trump ha creato il consiglio per il predominio energetico, l’obiettivo è rendere gli Usa leader globali del Gnl e riallacciare una serie di accordi strategici. Se da un lato il Giappone dovesse ricevere un flusso continuo e garantito di energia, dall’altro garantirebbe partecipazioni in progetti strategici per la Nato e per la Casa Bianca. Vale per il velivolo di sesta generazione, il Gcap a cui partecipa anche Leonardo, ma anche per progetti in ambito spaziale. Il Giappone serve agli Usa, ovviamente, in chiave anti cinese e per un controllo della filiera del Pacifico fino al Sud di competenza australiana. Attenzione a sminuire o ancor peggio a ridicolizzare le mosse della coppia Trump-Musk, significa sottovalutare il potenziale della macchina istituzionale americana. Vale per il progetto Gaza, per il Giappone e per i rapporti con l’Ue.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)