2024-03-17
L’asse dei tagliagole punta Gerusalemme: «Hamas e Houthi colpiranno insieme»
I due gruppi terroristi hanno pianificato attacchi congiunti. Aiuti a Gaza, ma si allontana l’ipotesi del cessate il fuoco.Esponenti di Hamas e dei ribelli Houthi dello Yemen si sono incontrati per coordinare le loro azioni contro Israele. Lo scrive l’Agenzia France-Presse (Afp) che cita fonti delle fazioni palestinesi. Sia Hamas che esponenti della Jihad islamica hanno confermato che i leader dei due gruppi terroristici palestinesi, insieme al Fronte Popolare marxista per la liberazione della Palestina, hanno tenuto la scorsa settimana «un incontro di grande rilevanza» con i rappresentanti degli Houthi. Le parti hanno discusso i «meccanismi per coordinare le loro azioni di resistenza per la prossima fase» del conflitto a Gaza. Dove si è svolto questo incontro? L’Afp non lo ha specificato ma le fonti consultate dicono che i terroristi palestinesi e gli Houthi che fanno parte insieme agli Hezbollah libanesi e alle milizia irachene, del cosiddetto «asse della resistenza» costruito dall’Iran, hanno discusso delle possibili contromisure in vista dell’attacco terrestre israeliano a Rafah, dove vivono quasi un milione e mezzo di sfollati, nel sud di Gaza. Gli Houthi avrebbero confermato la loro volontà di proseguire negli attacchi alle navi nel Mar Rosso in modo da continuare «a sostenere la resistenza palestinese». Nulla di nuovo dopo che, come vi abbiamo riferito ieri, il leader del gruppo terroristico yemenita, Abdul Malik al-Huthi, ha dichiarato che gli attacchi verranno estesi alle navi che evitano il Mar Rosso navigando oltre il Capo di Buona Speranza in Sud Africa. Evidente come l’Iran attraverso i suoi proxy non abbia nessuna intenzione di porre fine alle ostilità. Così come è chiaro che non ci sono novità in merito ad una possibile tregua e al rilascio degli ostaggi (e dei cadaveri dei loro sventurati compagni), che sono nelle mani dei terroristi palestinesi dal 7 ottobre 2023. Hamas continua a non dire quanti sono i prigionieri che sono ancora vivi dei 134 rimasti nelle loro mani, così come ha più volte affermato di «non sapere dove si trovino». Nonostante questo, oggi e domani dovrebbero tenersi dei colloqui a Doha (Qatar) e John Kirby, portavoce del Consiglio della Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, ha affermato: «Ora c’è un’altra opportunità di incontrarsi a Doha è positivo». Al tavolo non ci saranno gli Stati Uniti, come ha ammesso lo stesso Kirby che ha precisato la posizione degli Usa: «Il fatto che non avremo fisicamente una delegazione non deve essere preso come un segno che non si tratti di un importante passo in avanti». Se confermata, questa riapertura dei negoziati segnerebbe il primo passo dopo il blocco delle trattative prima dell’inizio del mese di Ramadan. Nonostante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu abbia detto che «le richieste di Hamas per arrivare a un cessate il fuoco sono infondate», ha comunque deciso di inviare una delegazione a Doha. Gli obiettivi dei mediatori, che includono gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar, sono quelli di raggiungere una tregua di sei settimane. Hamas ha proposto un accordo suddiviso in tre fasi. Una fonte ha detto a Reuters che il capo del Mossad David Barnea dovrebbe arrivare a Doha oggi per i colloqui con il primo ministro del Qatar e funzionari egiziani. Secondo la fonte, le discussioni riguarderanno il divario rimanente tra Israele e Hamas, compreso il numero di prigionieri palestinesi che potrebbero essere rilasciati in cambio dei restanti ostaggi israeliani, nonché gli aiuti umanitari a Gaza. Ieri sera erano in programma in diversi luoghi e città israeliane - tra cui Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme e Be’er Sheva - manifestazioni contro il governo e per un accordo sulla liberazione degli ostaggi. La principale protesta per chiedere elezioni anticipate si è svolta in Kaplan Street, nel centro di Tel Aviv. Manifestazioni simultanee per chiedere il ritorno a casa degli ostaggi si sono tenute vicino alla base militare di Kirya e nella piazza degli ostaggi, sempre a Tel Aviv. In mezzo a questo scenario, non certo ottimistico, una nota positiva giunge con l’arrivo dei primi aiuti internazionali via mare a Gaza. Dopo le difficoltà e l’inefficacia delle consegne aeree e terrestri, la nave dell’Ong spagnola Open Arms insieme a World Central Kitchen ha raggiunto venerdì pomeriggio le coste della Striscia di Gaza. Finora sono state scaricate almeno 200 tonnellate di cibo e acqua, destinate alla distribuzione nel Nord dell’enclave palestinese. Tuttavia, nonostante questo sforzo, la quantità di aiuti necessari per soddisfare le esigenze del territorio rimane ancora enormemente insufficiente, così come si moltiplicano gli assalti di Hamas ai centri dove si distribuiscono gli aiuti con ulteriori conseguenze per la popolazione palestinese. Ieri la Germania ha completato con successo il suo primo lancio di aiuti per Gaza, come annunciato dal ministero della Difesa tedesco attraverso i canali di comunicazione ufficiali. Secondo quanto riportato dai media locali, le forze armate del Paese hanno dispiegato due aerei da trasporto C-130 Hercules nella regione. Ciascun aereo è in grado di trasportare fino a 18 tonnellate di carico. Questa iniziativa della Bundeswehr rappresenta il contributo tedesco al ponte aereo per Gaza, che è stato avviato dalla Giordania. Oltre alla Germania, anche altri Paesi come gli Stati Uniti e la Francia stanno partecipando a questa importante operazione di assistenza umanitaria. Sul fronte di guerra invece si continua a combattere con l’aviazione israeliana che ha effettuato attacchi contro strutture militari di Hezbollah nella zona di Tayr Harfa, così come contro «infrastrutture terroristiche» nell’area di Labbouneh e Jabal Balat, nel sud del Libano e nell’area di al-Nuseirat (Gaza), dove i bombardamenti erano diretti «contro obbiettivi terroristici sotterranei». Mentre scriviamo si apprende che Mahmoud Nofal, imam della Moschea al-Aksam di Hebron e membro Hamas, è stato ucciso mentre sparava alle case degli ebrei a Hebron, in Giudea. Inoltre c’è da aggiungere che nelle ultime due settimane nel centro della Striscia di Gaza i combattenti della Brigata Nahal dell’esercito israeliano hanno eliminato oltre 250 terroristi palestinesi.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.