Esecutivo europeo e presidenza belga cambiano le carte sul packaging. Decisivi il trilogo di marzo e la plenaria di aprile. Intanto, la Germania fa sponda con noi in cambio dell’appoggio contro le norme green sulla filiera.
Esecutivo europeo e presidenza belga cambiano le carte sul packaging. Decisivi il trilogo di marzo e la plenaria di aprile. Intanto, la Germania fa sponda con noi in cambio dell’appoggio contro le norme green sulla filiera.Assistere all’iter legislativo imposto da Bruxelles, più che un percorso formativo appare quasi come un calvario. Di certo se si è cittadini e ancor più imprenditori. Le norme sugli imballaggi ne sono l’esempio perfetto. Settimane di discussioni, elaborazione di documenti per cercare di garantire l’industria e migliorare la vita delle persone (salvaguardando pure i consumi e quindi l’ambiente) e poi la Commissione entra a gamba tesa e presenta un nuovo studio (chiaramente con tesi ad hoc) proprio per ribaltare la frittata. Insomma, via tutto il riciclo al posto del riuso. Nonostante interi pezzi di politica (stavolta allineati anche destra e sinistra) avessero già avuto modo di dimostrare che bioplastiche e riciclo sono pure in grado di ridurre gli sprechi alimentari. Nulla da fare, così ci ha pensato la presidenza di turno belga a tornare sul tema, con l’obiettivo di cambiare ulteriormente le carte in tavola. O meglio, giusto i dettagli sensibili, in modo da mettere in difficoltà il Parlamento e spaccare in due la posizione del Consiglio. Le piccole novità vanno ovviamente a sommarsi al lavoro fatto dalla presidenza spagnola che ha ceduto il passo con la fine del 2023. Risultato - tanto per far capire che cosa rischiamo di attenderci in futuro - doppia penalizzazione per l’Italia.Già a fine dicembre sono state smontate le esenzioni sulle bioplastiche e sull’obbligo di riuso per il vino. Ma anche ripristinato il divieto di immissione sul mercato dei micro imballaggi monouso per i prodotti ortofrutticoli e per il confezionamento di cibi e bevande. Con il risultato che secondo questa versione, come accennato sopra, si favorisce il riuso e si penalizza il riciclo, nel quale l’Italia è leader. E del resto le posizioni sono assai composite. È trapelato per esempio che Germania e Danimarca non sono d’accordo con l’esenzione per il vino. Così come dieci Paesi membri (tra questi anche Polonia, Lituania, Finlandia e Romania) hanno chiesto di ripristinare le deroghe al cartone, trovandosi di fronte il no sempre dei rappresentanti di Berlino e Copenaghen. I tre Paesi scandinavi hanno mostrato dissenso rispetto alle modifiche apportate dal Parlamento meno di tre mesi fa. Svezia, Finlandia, soprattutto, ma anche Norvegia finirebbero per vedere penalizzate le loro industrie. Così la Spagna (e il Belgio confermerebbe) ha trovato solo per loro un punto di caduta. Gli imballaggi di carta da usare nel settore dell’ortofrutta sono stati riesumati e considerati idonei. Perché? Motivo molto semplice: le tre nazioni sono grandi produttrici di carta per imballaggi e così non si troverebbero penalizzate. Esattamente il contrario di quanto accadrebbe a noi. Le plastiche e le bioplastiche restano infatti vietate. Assurdo. Per spedire oltre confine zucchine o pomodori Pachino, le nostre aziende trasformatrici dovrebbero usare la carta, dopo aver importato la materia prima. Al tempo stesso, dovrebbero accettare di mettere in cantina un business che funziona molto bene, soprattutto in Emilia-Romagna. Senza contare che la carta è meno sicura da un punto di vista sanitario e non garantisce la salvaguardia dei prodotti nonostante la catena del freddo. Danni economici e nessuna tutela per l’ambiente. La partita per fortuna non è terminata. Anche se per il nostro Paese si tratta di una corsa in salita. Ci restano due appuntamenti. Il primo è il 4 marzo. Il secondo a fine aprile, quando si terrà l’ultima plenaria della legislatura. In quell’occasione il Parlamento potrebbe tentare di bocciare in toto la norma. Ma è come sempre rischioso, perché si corre sul filo di pochi voti. Fra due settimane cade invece il trilogo. Si danno i voti e si cerca di fare alleanze. La novità suggellata da un incontro tra ambasciatori sta nell’alleanza tra Italia e Germania, un nuovo asse che mira a proteggere le rispettive aziende. Lo scambio, anche se non sarà mai confermato ufficialmente, riguarda la legge sugli imballaggi e quella sulla supply chain. In gergo tecnico si chiama Csddd che sta per «Corporate sustainability due diligence directive» e nei fatti prevede, a partire dal 2027, diversi livelli di responsabilità a carico delle aziende importatrici rispetto alla tutela del lavoro, diritti umani, ambiente e livello di deforestazione. In pratica chi importa l’olio di palma dall’Indonesia è responsabile di quel che accade là. Berlino si oppone alla normativa e se il nostro Paese si schiera dalla stessa parte potrebbe ottenere aiuto per smontare un pezzo delle follie green sul packaging. A muovere le fila sarebbe il ministro delle finanze Christian Lindner in persona. L’Italia aveva votato contro il mandato a negoziare sugli articolo 22 e 26 della norma sul packaging. La posizione della Germania fino ad ora ha contribuito invece a favorire i Paesi scandinavi. Per Roma non sarà difficile mettersi di traverso rispetto alla Csddd e così il prossimo 4 marzo potrebbe creare une vero e proprio blocco di interdizione. A Lindner il nostro appoggio serve anche per fronteggiare la politica interna e dargli più forza contro il partito dei verdi. Insomma, l’asse con Berlino è una mossa intelligente. Abbiamo economie interconnesse e come possiamo allearci nel settore della Difesa comprando carri armati possiamo farlo anche in numerosi altri settori. L’esperimento va monitorato.
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.






