2018-11-04
Asia Bibi resta ostaggio del Pakistan. Il legale in fuga: «Mi vogliono morto»
Nonostante l'assoluzione la donna dovrà restare segregata. Islamabad non si oppone alla Corte suprema ma non garantisce la sicurezza della fedele, rinchiusa per 3.420 giorni. Intanto l'avvocato scappa in Europa.Nonostante l'assoluzione dall'accusa di «blasfemia», che l'aveva costretta a rimanere in carcere (da innocente) per quasi dieci anni, la cristiana Asia Bibi non potrà lasciare il Pakistan. Lo ha deciso il governo di Islamabad per mettere fine alle proteste degli islamisti che agitano il Paese dal 31 ottobre, il giorno in cui la Corte suprema, rendendo pubblica una sentenza clamorosa e molto sofferta, ha annullato la condanna a morte per la donna, confermata da tutti i precedenti gradi di giudizio.Saiful Malook, 62 anni, avvocato musulmano di Asia Bibi, come ha raccontato il mensile Tempi, ha lasciato il Paese alla volta dell'Europa e ieri è atterrato a Fiumicino. È salito sull'aereo con i vestiti che aveva addosso, perché passare da casa a fare le valigie sarebbe stato troppo pericoloso. La sua prossima tappa sarà Amsterdam, dove l'8 novembre terrà una conferenza pubblica sul caso. «Nella situazione attuale», ha dichiarato all'agenzia Afp, «non è possibile per me vivere in Pakistan. È necessario che io rimanga in vita perché devo ancora combattere la battaglia legale per Asia Bibi». La reazione degli islamisti è «spiacevole, ma non inattesa» per il legale. «Quello che provoca dolore è la risposta del governo. Non è stato capace nemmeno di fare applicare un verdetto della Corte suprema». Non solo: Islamabad non ha assegnato a Malook alcuna scorta, nonostante le minacce proclamate pubblicamente dagli estremisti.Da mercoledì scorso, il partito musulmano estremista Tehreek e Labaik anima le proteste contro la sentenza che si sono accese in tutto il Pakistan. Il leader del partito, Muhammad Afzal Qadri, è arrivato a dire che «i giudici che hanno scagionato Asia Bibi meritano la morte». Ma venerdì ha annunciato la fine delle agitazioni di massa perché è stato raggiunto un accordo con il governo. È sempre l'Afp a fornire i dettagli della trattativa: in sostanza Islamabad non si opporrà all'appello contro la sentenza della Corte suprema che ha salvato la vita ad Asia Bibi. La donna inoltre non potrà lasciare il Paese fino all'avvenuta revisione del processo. E così, nonostante la liberazione dopo 3.420 giorni di ingiusta carcerazione per un'accusa assurda, la vita di Asia Bibi, ha detto l'avvocato Malook all'Afp, «resterà più o meno la stessa». La cristiana, infatti, per evitare di farsi uccidere dai fondamentalisti, sarà costretta a vivere «in una prigione di sicurezza o isolata in un rifugio segreto».l'inizio del calvarioOggi che la libertà di questa donna è più vicina, anche se i pericoli non sono scomparsi, possiamo ripercorrere il suo infinito calvario. Era il 14 giugno 2009 quando la donna cattolica bevve un bicchiere d'acqua per ristorarsi dal lavoro nei campi e fu accusata da due donne musulmane di avere infettato la fonte, in quanto infedele. Ai tentativi delle colleghe di convertirla all'islam, lei rispose: «Il mio Gesù è morto sulla croce per redimere i peccati di tutta l'umanità, Maometto cosa ha fatto per voi?». Asia Bibi venne insultata e picchiata da una folla di musulmani chiamati a raccolta dai muezzin delle moschee. Dopo cinque giorni, il 19 giugno 2009, il mullah musulmano Qari Muhammad Sallam, che non aveva assistito all'alterco, formalizzò l'accusa di blasfemia davanti alla polizia e la madre cattolica fu arrestata e portata via dalla sua casa del villaggio di Ittar Wali (Punjab). Condannata a morte in primo grado in base all'articolo 295 C del codice penale l'11 novembre 2010, Asia Bibi è rimasta in isolamento da allora. La donna ricorda così la prima udienza: «Piansi sola, con la testa tra le mani. Non posso più sopportare la vita di persone piene di odio, che applaudono per l'uccisione di una povera bracciante. Ora non li vedo più, ma li sento ancora, la folla che tributa il giudice con una standing ovation, gridando: “Uccidetela, uccidetela! Allah Akbar. Vendetta per il santo profeta. Allah è grande!"».I giudici pakistani hanno usato il tempo come arma crudele contro Asia Bibi: il processo d'appello è stato rinviato senza motivo cinque volte in quattro anni. Il 16 ottobre 2014 la corte d'appello di Lahore ha confermato la condanna a morte. Nonostante le prove siano sempre state nulle, i giudici in primo e secondo grado hanno avallato la condanna a morte sia per inadeguatezza di alcuni avvocati della donna sia per timore di essere uccisi dagli estremisti islamici. Sardar Mushtaq Gill, attivista cristiano per i diritti umani costretto a fuggire dal Pakistan pochi anni fa, raccontò a Tempi: «Durante il primo grado, il suo avvocato difensore è stato accolto in tribunale dal cancelliere, che gli ha puntato direttamente una pistola alla testa. È questo che intendo quando parlo di pressioni da parte degli estremisti islamici».martirio consapevoleNegli anni in cui Asia Bibi viveva in isolamento, in una cella senza finestre, costretta a farsi da mangiare da sola per non essere avvelenata, tutte le più importanti cariche dello Stato che si sono azzardate a difenderla sono morte. Il 4 gennaio 2011 è stato assassinato il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, che aveva definito quella sulla blasfemia una «legge nera». Il 2 marzo 2011 è stato invece crivellato di colpi il ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz Bhatti, che si era detto disposto a morire pur di ottenere il suo rilascio. Ora che Asia Bibi è libera, almeno a parole, non si può dimenticare che il martirio è stato consapevolmente scelto. Scrisse la donna in una lettera datata dicembre 2012: «Un giudice mi ha offerto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all'islam. Io l'ho ringraziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana».