2018-09-23
Arriva pure in Italia il bignami gender per l’indottrinamento degli psicologi
L'Ordine della Campania traduce un documento americano per catechizzare gli addetti ai lavori sull'identità «non binaria»«Lo psicologo comprende che il genere è un costrutto non binario che ammette un'ampia gamma di possibilità delle identità di genere e che l'identità di genere di una persona può essere o meno congruente con sesso assegnato alla nascita». Non è la dichiarazione di un sito Lgbt, ma il primo punto dell'adattamento italiano delle «Linee guida per la pratica psicologica con persone transgender e gender nonconforming (Tgnc)», elaborate dall'American psychological association a fine 2015. Da marzo di quest'anno, l'Ordine degli psicologi della Campania ha messo a disposizione degli iscritti questo testo, 154 pagine. Si tratta della prima traduzione fatta nel nostro Paese, spiegano i curatori del volume: Paolo Valerio, Fabrizio Mezza, Anna Lisa Amodeo, Roberto Vitelli, Cristiano Scandurra e Vincenzo Bochicchio. Ricercatori all'Università Federico II di Napoli i primi cinque, insegnante di istituzioni di filosofia all'Università della Calabria, il sesto. Di certo Valerio è un attivista Lgbt. Direttore del Centro di ateneo Sinapsi (Servizi per l'inclusione attiva e partecipata degli studenti), giusto un anno fa ricordava con orgoglio che «l'ateneo napoletano è l'unico in Italia a concedere la carriera alias con identità provvisoria in attesa di documenti definitivi, agli studenti transgender». Ora in molti ne hanno seguito l'assurdo esempio. Bochicchio, sempre un anno fa, dialogava all'Unical con la senatrice Monica Cirinnà su «I percorsi del riconoscimento: patologizzazione e depatologizzazione dell'identità etnica e sessuale». «Lavorare con le persone transgender e gender nonconforming richiede specifiche competenze psicologico-cliniche che, spesso, gli istituti formativi a cui gli psicologi si rivolgono non forniscono. Questa carenza rappresenta una grande lacuna», scrive il team di ricercatori, augurandosi che «tutti gli psicologi italiani possano attingere alle linee guida per il proprio lavoro indirizzato alle persone Tgnc, nell'auspicio che queste ultime si possano sentire sempre più riconosciute». Il lavoro è stato finanziato da organismi pro Lgbt come Divisione 44 e l'Ufficio sull'orientamento sessuale e la diversità di genere dell'Associazione degli psicologi americani (Apa), oltre a donazioni di Randall Ehrbar, psicologo che negli States scrive le linee guida per la cura dei clienti transgender e la ginecologa Pamela St. Amand specializzata in cure di genere. Insomma, l'ennesimo clamoroso esempio di indottrinamento gender. La Verità è andata a leggersi le 16 raccomandazioni, eccone alcune.«L'identificazione di una persona come Tgnc, lungi dall'essere in sé patologica, può costituire un processo sano ed auto affermativo», si afferma dalle prime righe, ricordando le «perplessità» di molti professionisti nell'accettare la chirurgia per il cambio di sesso o i trattamenti ormonali dei pazienti. Sbagliatissimo, perché queste persone vivrebbero stress per la «discordanza tra l'identità di genere e il loro corpo o sesso biologico» e per la «discriminazione» sociale. Che cosa devono fare invece gli psicologi, secondo il manuale dei buoni propositi? «Sono chiamati ad adattare o rielaborare il proprio modo d'intendere il genere, percependo le variazioni identitarie come sane e normative». Quindi piazza pulita a pregiudizi quali identità di genere allineata al sesso assegnato alla nascita. Bisogna «scardinare l'errato presupposto dell'automatica coincidenza dell'identità di genere con il sesso biologico», così da «consentire alle persone Tgnc di sviluppare ed esplorare gli aspetti del proprio genere, soprattutto nel periodo infantile e adolescenziale».Ricordando che l'Apa, nella Risoluzione del 2009, «riconosce l'efficacia, i benefici e la necessità medica del processo di transizione di genere», le linee guida dicono di riferirsi agli adulti, ma non mancano focus su bambini e adolescenti. Perché bisogna farsene una ragione, ci sono persone che «vivono la propria identità di genere come fluida» e i professionisti che operano per il benessere e la salute devono aiutare questi soggetti ad esplorare e accettare «aspetti del proprio orientamento sessuale in precedenza repressi, nascosti, o in conflitto con la propria identità». Ecco allora la raccomandazione di un «corretto» comportamento clinico: «È importante che gli psicologi che lavorano con i giovani Tgnc e gender questioning acquisiscano familiarità con le varie opzioni di trattamento medico (ad esempio i farmaci che sopprimono gli effetti dello sviluppo puberale o la terapia ormonale) e collaborino con gli operatori dei servizi sanitari affinché i clienti possano ricevere cure adeguate». Non solo, si riporta che «da uno studio meta analitico della letteratura sulla terapia ormonale rivolta ad adulti e adolescenti Tgnc, i ricercatori hanno rilevato che l'80% dei partecipanti che ricevono cure affermative ha vissuto un miglioramento della qualità della vita». Parlano di vantaggi psicologici, omettono di riportare l'alta incidenza di malattie cardiache, come ictus e trombosi venose, in cui i pazienti incorrono.Attenzione anche alle esigenze dei migranti, esorta il testo, considerato che «le persone Tgnc con privilegi limitati e/o con identità multiple stigmatizzate potrebbero sperimentare uno stress maggiore e un accesso limitato alle risorse». «L'affermazione dell'identità di genere può inoltre entrare in conflitto con le credenze o le tradizioni religiose» e uno psicologo deve offrire elementi tranquillizzanti. Se il professionista ha preconcetti o non dispone della sufficiente formazione in campo Lgbt, meglio che si attrezzi frequentando corsi, aggiornamenti e altri colleghi più esperti. «Quest'esame può includere l'esplorazione della propria identità di genere e delle proprie esperienze legate al genere e relative ai privilegi, al potere o alla marginalizzazione».Attenzione particolare va prestata al linguaggio, all'uso appropriato di pronomi e nomi, «che può sottilmente e inavvertitamente tradire una visione binaria del genere». Per gli psicologi i grattacapi sono infiniti, così come le responsabilità di cui dovrebbero farsi carico perché «a causa della diffusa presenza di discriminazioni sul posto di lavoro e degli eventuali licenziamenti successivi alla transizione, le persone Tgnc potrebbero scegliere la strada della prostituzione e della mercificazione del sesso (per esempio, la negoziazione del sesso per il cibo), nonché del commercio di droghe».Ebbene sì, parlano anche di quanti hanno deciso di fare coming out in tarda età, o non vogliono dichiararsi apertamente ma vivere senza sensi di colpa il loro essere Lgbt. «Una terapia ormonale intrapresa in tarda età potrebbe risultare più leggera, dato il calo fisiologico nel livello di ormoni legato all'invecchiamento», e può essere preferibile da consigliare rispetto a un più problematico intervento di riattribuzione chirurgica del sesso.Nessun dubbio, secondo le linee guida sono «molteplici» le forme che «la genitorialità e la formazione di una famiglia assumono». Gli psicologi devono aver ben presente che «l'ancora scarso corpus di ricerca scientifica ha evidenziato l'assenza di controindicazioni legate alla genitorialità Tgnc, non essendovi prova, nei bambini, di alcun impatto negativo a lungo termine direttamente correlato al mutamento di genere di un genitore». Il babbo che diventa mamma o la mamma che diventa babbo, praticamente roba da raccontare in classe tra i compagni, all'ora di merenda.