2022-05-26
Arriva la quarta stagione di Westworld, la serie «filosofica» sulla rivolta dei robot
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Westworld quarta stagione (HBO)
Diffuso in questi giorni il teaser, le puntate andranno in onda a partire dal 4 luglio. Nella serie, un parco dei divertimenti animato si trasforma in una resa dei conti tra androidi «troppo umani» e persone «animalesche».Il 4 luglio non sarà un giorno come un altro per gli amanti delle serie tv. A due anni dalla conclusione della terza stagione, infatti, Hbo ha diffuso pochi giorni fa il primo teaser trailer della quarta stagione di Westworld, che debutterà il 4 luglio in esclusiva su Sky e Now Tv.https://www.youtube.com/watch?v=_-0MwZPWKD4 Basata sul film omonimo del 1973 scritto e diretto da Michael Crichton, la serie lavora su un tema non certo originale, anzi, su un vero e proprio classico della narrativa di fantascienza: la macchina che si ribella all'uomo. Al centro della serie - creata da Jonathan Nolan, fratello del regista Christopher, e dalla moglie Lisa Joy – c'è l'omonimo parco dei divertimenti che, in una rievocazione storica permanente, permette ai visitatori di fare un salto nel selvaggio West. Tutte le comparse presenti nel parco sono robot perfettamente identici agli umani. Ai visitatori è concessa qualsiasi cosa: possono fare innocue cavalcate fra splendidi paesaggi, ma anche uccidere, derubare, stuprare. Per lo più, va da sé, scelgono la seconda opzione (in italiano la serie ha come sottotitolo «dove tutto è concesso»). I robot hanno reazioni in tutto e per tutto simili a quelle degli umani, ma alla fine di ogni avventura resettano la memoria e riprendono una routine sempre uguale a se stessa. L'imprevisto accade quando alcuni dei robot cominciano a ricordare, il che è significativo di uno dei tanti sottotesti filosofici presenti nella serie: finché vivono in un eterno presente, i robot restano solo robot. Quando cominciano a ricordare, a mettere la propria vita in una prospettiva temporale, ad avere una «storia» cosciente, diventano qualcosa di diverso. Aspiranti umani. Ovviamente, essendo degli schiavi che hanno sopportato infinite sofferenze solo per l'effimero divertimento di qualche riccone, nel momento in cui si ricordano ciò che hanno subito, i robot cominciano a farsi girare le scatole in modo piuttosto rumoroso. La serie è ricca di colpi di scena, basati essenzialmente sulla scoperta, di tanto in tanto, che qualche personaggio sino a quel momento considerato umano, anche fra i tecnici e i dirigenti del parco, è in realtà un robot. Si sovrappongono inoltre varie sottotrame, spesso dislocate su linee temporali differenti, ma lo spettatore non sa mai bene quando esattamente stanno avvenendo gli avvenimenti che vede. Ma, come si diceva, sono soprattutto le implicazioni filosofiche della serie ad aver colpito gli spettatori e anche gli intellettuali. Un episodio della serie, per esempio, si intitola «The Bicameral Mind». C'è quindi un riferimento esplicito alle teorie dello psicologo Julian Jaynes.Secondo Jaynes, i popoli antichi non erano originariamente dotati di coscienza e percepivano i pensieri come voci divine da ascoltare e seguire. La loro mente era bicamerale, appunto: una parte decisionale riceveva gli ordini dagli dei e un’altra, esecutiva, li metteva in pratica. Lo studioso sostiene che la memoria cosciente ebbe inizio intorno al 1000 a.C. In Westworld, gli androidi seguono una «coscienza» che però è solo la voce di Arnold, il creatore del parco. Tutto questo fino a che un personaggio, Dolores Abernathy, non inizia a percepire i pensieri che sente come propri.Ma si può parlare veramente di «coscienza» in relazione a una macchina? Vasta questione, peraltro sempre più pressante e sempre meno innocente man mano che l'intelligenza artificiale fa passi da gigante anche nella nostra società. Ma uno dei temi portanti di Westworld è proprio la messa in discussione di un concetto di umanità statico e fissato una volta per tutte. Gli umani in carne e ossa della serie sono per lo più regrediti a uno stato animalesco: infidi, viziosi, sadici. I robot, al contrario, conducono una lotta per una propria personale idea di giustizia e di vendetta, ma anche per accedere a una coscienza indipendente e per salvare affetti che dovevano essere solo finzioni programmate a tavolino e a cui invece loro hanno creduto profondamente. E allora, chi è il vero umano?«Chiaramente», scrivono William Irwin, James B. South e Kimberly S. Engels nel saggio Westworld and Philosophy, «i veri umani di Westworld non sono all'altezza di ciò che Aristotele chiamava “eccellenza umana” o virtù umana. I robot dello spettacolo, al contrario, sono emblematici della trascendenza dell'umanità; la loro lotta per la coscienza è ammirevole, soprattutto dato il loro stato di prigionia. […] Inoltre, i veri umani in Westworld non devono guadagnarsi la loro umanità allo stesso modo dei robot, né sono tenuti a convalidarla, semplicemente a causa di un determinismo biologico. Le lotte dei robot per raggiungere la coscienza garantiscono loro una capacità maggiore e unica in favore dell'umanità. La loro è un'umanità guadagnata attraverso la lotta, e quindi più significativa dell'umanità biologica». Quindi, chi è il vero umano?