2021-09-23
Arriva il bavaglio di Stato sul Covid
Ordine del giorno impegna il governo (che approva) a attivarsi perché in tv, alla radio e sui giornali parlino solo medici autorizzati dalle strutture da cui dipendono, pubbliche o private. In pratica, potere di censura a Roberto Speranza. Si arrabbia anche Massimo Galli: «Grottesco». Il clima si sta facendo mefitico. Non basta che sia stato sostanzialmente silenziato il dibattito pubblico e mediatico sulla gestione del Covid: c'è chi vorrebbe imporre una mordacchia più rigida, per di più con i galloni istituzionali. La geniale trovata l'ha scodellata Giorgio Trizzino, ex pentastellato trasferitosi al gruppo misto. Costui è il primo firmatario di un ordine del giorno presentato ieri alla Camera il cui obiettivo è quello di controllare le uscite dei medici in televisione, alla radio e sui giornali. Tale ordine del giorno ha ottenuto il parere positivo del del governo (per tramite del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Deborah Bergamini) e l'approvazione dell'Aula. A uno sguardo superficiale, potrebbe persino sembrare una buona idea. Abbiamo trascorso mesi ad ascoltare le svalvolate di dottori di ogni ordine e grado che hanno detto ogni cosa e il suo contrario, contribuendo ad aumentare ansia e terrore. Non solo: la supervisione della comunicazione da parte del governo è espressamente prevista dai modelli di piani pandemici che l'Ue ci ha sottoposto negli anni passati. Durante una pandemia, dopo tutto, garantire alla popolazione una informazione adeguata è sicuramente importante. Se ci si riflette a fondo, tuttavia, sorgono non poche perplessità. Sappiamo che l'Italia non ha mai applicato i piani pandemici: ne aveva uno datato che, all'inizio dell'emergenza, non è nemmeno stato preso in considerazione. Se non ci si è occupati della gestione dei media nel pieno del disastro, che senso ha farlo adesso, quando la fase critica appare lontana? Si è permesso a ogni medico vero o presunto di dichiarare a vanvera per mesi, e all'improvviso si pensa a mettere dei paletti alla frenesia verbale degli esperti? È davvero curioso. L'ordine del giorno di Trizzino impegna il governo a «valutare l'opportunità di intervenire [...] affinché l'esercente la professione sanitaria dipendente di una struttura pubblica o privata, siano esse convenzionate o accreditate, nonché i dipendenti e i collaboratori, gli organismi ed enti di diretta collaborazione con il ministero della Salute possano fornire informazioni relative alle disposizioni concernenti la gestione dell'emergenza sanitaria in corso, tramite qualunque mezzo di comunicazione, previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria». Tutto ciò «al fine di evitare di diffondere notizie o informazioni lesive per il Sistema sanitario nazionale e di conseguenza per la salute dei cittadini». Tradotto: tutto il personale sanitario, prima di esprimersi tramite gli organi di informazione, dovrà chiedere l'autorizzazione alla struttura per cui lavora, pubblica o privata che sia. Ciò significa, nei fatti, che il ministero della Salute, se volesse, potrebbe imporre un controllo pressoché totale sulle opinioni di dottori, infermieri eccetera. Un medico che esponesse tesi devianti dalla linea ufficiale o che esprimesse pareri considerati «sanitariamente scorretti» potrebbe dunque essere zittito dal suo ospedale su pressione ministeriale. Già ora ci sono professionisti a cui viene concesso di pontificare in ogni dove e altri che vengono sistematicamente ignorati o addirittura vilipesi: l'ordine del giorno potrebbe istituzionalizzare questa prassi. Oggi, tra l'altro, non si tratta più di fornire agli italiani una corretta informazione sul lavaggio delle mani o sull'utilizzo delle mascherine. In tv si discute di green pass (cioè di una misura politica), di terza dose, di vaccinazione dei minori. Che su questi temi si pensi di limitare le possibilità di espressione dei medici (quando non lo si è fatto su tutto il resto) è semplicemente delirante. Persino Massimo Galli, non certo un eretico, si è irritato: «È davvero un'uscita peregrina. Fa specie che un professionista abbia da subire una censura preventiva nell'esprimere un'opinione o su una spiegazione tecnica sul Covid. Questo è un bavaglio», ha detto. «Siamo al grottesco: impedire ai medici di parlare è come dire che un avvocato non può discutere di argomenti giuridici in tv e sui giornali o un ingegnere di argomenti tecnici». Per ora, fortunatamente, si tratta di un ordine del giorno e non di una legge. E consola lievemente il fatto che, rispetto alla formulazione iniziale, il testo sia stato modificato. Trizzino pretendeva che il governo si impegnasse «a intervenire», ma l'esecutivo si è impegnato a «valutare l'opportunità di intervenire»: sfumature di autoritarismo. Insomma, può darsi che, alla fine, la mordacchia resti inapplicata. Però il solo fatto che si proponga una cosa del genere, che il governo la accetti e che l'Aula la approvi significa che si è perduto il senso del limite. Il Parlamento accetta di buon grado che il governo gli imponga il green pass; gli stessi parlamentari arrivano a proporre di concedere all'esecutivo la possibilità di censurare le voci sgradite; si aggira bellamente la Costituzione imponendo l'obbligo vaccinale surrettizio. Di fronte a tutto questo, probabilmente, è eccessivo parlare di dittature. Rimane solo una brutta sensazione: forse non siamo al regime, ma molti stanno facendo di tutto per arrivarci. Molti che siedono in Parlamento, per di più: gente che dovrebbe servire il popolo ma che con tutta evidenza ha sbagliato padrone.