2019-08-01
Arriva Elder senior e la Procura militare indaga sulla foto
Rilievi nella stanza d'hotel degli americani e terza inchiesta per il foulard. Il papà di Finnegan Lee sbarca con l'avvocato. Per la fotografia scattata nella sala operativa dei carabinieri di via In Selci, in cui si vede Christian Gabriel Natale Hjort ammanettato e con una benda sugli occhi, la Procura ordinaria indaga per i reati di abuso d'ufficio e rivelazione del segreto d'ufficio, la Procura militare di Roma, invece, ha aperto un fascicolo per ipotesi legate anche all'abuso di autorità. E anche l'inchiesta interna all'Arma, disposta dal comando generale, va avanti in fretta. L'accusa di abuso d'ufficio è scattata per il sottufficiale che ha materialmente bendato il ragazzo accusato dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il militare, ritratto ai margini della foto diffusa nelle chat social dell'Arma e finita - pare tramite un sindacalista - nelle mani dei giornalisti, è stato trasferito a un incarico non operativo. Il sottufficiale si è difeso sostenendo che la benda, lasciata sugli occhi dell'indagato solo per pochi minuti, era servita per evitare che leggesse informazioni coperte da segreto sui monitor dei computer. Che, però, da quanto è possibile vedere dalla stessa foto, erano tutti spenti.L'ipotesi di rivelazione del segreto d'ufficio invece è al momento contro ignoti. Gli uomini del Nucleo investigativo pare stiano analizzando il contenuto dei telefoni dei carabinieri presenti nella stanza, che hanno già riferito alla scala gerarchica. Ma il nome del «fotografo» non è ancora saltato fuori. Sono tutti già stati identificati e i loro nomi compaiono nella prima relazione di servizio. Rischiano una contestazione per omessa denuncia. Le indagini sull'omicidio nel frattempo vanno avanti. La Procura di Roma ha acquisito i turni di servizio della stazione Farnese per verificare la presenza dalle 24 alle 6 del mattino del 26 luglio di Cerciello Rega e del carabiniere che lo affiancava, Andrea Varriale. Gli investigatori, poi, sono tornati nell'Hotel Meridien per i rilievi scientifici nella suite occupata da Finnegan Lee Elder (assistito dall'avvocato Renato Borzone, storico difensore del faccendiere Flavio Carboni) e da Natale Hjorth. Nella stanza - sequestrata dall'autorità giudiziaria - sono saltati fuori elementi biologici e impronte digitali. L'intenzione dei detective è ricostruire i movimenti all'interno dell'albergo, per accertare oltre ogni ragionevole dubbio chi abbia occultato materialmente il pugnale da Rambo (rinvenuto oltre i pannelli del controsoffitto) usato per assassinare il vicebrigadiere. È stato acquisito anche il contenuto dei bagagli. Sul posto erano presenti i magistrati e gli avvocati degli indagati. «Elder (nel frattempo è sbarcato a Fiumicino anche Ethan Elder, il papà dell'indagato, accompagnato da un avvocato di San Francisco amico di famiglia ndr) non ha precedenti penali», ha detto ai cronisti lasciando l'hotel l'avvocato Roberto Capra. «Lo abbiamo visto questa mattina, è provato». Forse solo dopo i primi giorni di detenzione ha cominciato a realizzare la gravità del quadro. Le fasi della notte insanguinata sono impresse nel video che raccoglie tutte le immagini delle telecamere acquisite dall'Arma. Alle 1.31 di mattina, il sistema a circuito chiuso dell'hotel riprende il rientro dei due ragazzi in stanza dopo il furto dello zainetto di Sergio Brugiatelli, l'uomo al quale si erano rivolti per l'acquisto di cocaina. Alle 3.12 è l'impianto di una gioielleria a riprenderli mentre si dirigono verso via Pietro Cossa, il punto esatto dove avrebbero dovuto incontrare Brugiatelli e concludere l'accordo estorsivo (lo zaino in cambio di 80 euro e 1 grammo di cocaina). È qui che in quattro minuti si consuma l'omicidio. Alle 3,16 le telecamere inquadrano la fuga e il rientro in albergo: i due sono senza zaino, poi trovato nascosto malamente in una fioriera. Il telefono Nokia di Brugiatelli, invece, è stato recuperato sulla scena del crimine. «Se dopo il furto ho chiamato il 112 è stato perché ho avuto paura», ha raccontato Brugiatelli. «Quando ho chiamato il mio numero di cellulare, mi hanno anche detto che sapevano dove abitavo e che sarebbero venuti a cercarmi». Brugiatelli, tramite il suo avvocato Andrea Volpini, ha fatto sapere di non essere un intermediario, né un pusher, né tanto meno un informatore. E ha annunciato che si costituirà parte civile. «In questi giorni passati pensando alla tragedia che ha distrutto la famiglia del carabiniere che mi ha salvato la vita», ha concluso Brugiatelli, «ho letto e sentito false ricostruzioni che proseguono anche dopo la conferenza stampa degli inquirenti». E infine ha aggiunto di non aver mai parlato di magrebini. Infatti i carabinieri sostengono che al momento dell'identikit Brugiatelli aveva detto che i due avevano la carnagione scura.«Rimando un abbraccio a telecamere spente alla vedova del vicebrigadiere morto mentre faceva il suo lavoro», ha detto in una diretta Facebook il ministro dell'Interno Matteo Salvini. «Leggevo degli articoli di giornale disgustosi», ha aggiunto, «per cui è quasi colpa sua se è morto. Torniamo sulla Terra: la vittima non è il delinquente bendato ma il carabiniere morto in servizio, i suoi familiari, la sua vedova e la sua comunità». Una comunità che gli riconosce di essere caduto sul campo. Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, paese d'origine del vicebrigadiere, lo scrive nella conclusione di una lunga lettera: «Ciao Mario, eroe dei nostri tempi».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)