2023-11-24
Arrestato il direttore dell’Al-Shifa: «L’ospedale era il comando di Hamas»
Mohammad Abu Salmiya (Getty Images)
Mohammad Abu Salmiya fermato mentre fuggiva verso Sud. L’Idf: «Struttura usata come base jihadista, ecco le prove». Eliminato il responsabile Telegram dei fondamentalisti, che ora chiedono «un’escalation contro il nemico».Il rilascio di 13 ebrei per 39 palestinesi anticipa il ritorno a casa di 50 prigionieri dei terroristi in quattro giorni.Lo speciale contiene due articoli.Ieri mattina il direttore dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City, Mohammad Abu Salmiya, è stato arrestato dallo Shin Bet, l’Agenzia di intelligence per gli affari interni dello Stato di Israele. In una dichiarazione congiunta rilasciata dallo Shin Bet e dalle Forze di difesa israeliane (Idf) si legge: «Abu Salmiya è stato arrestato insieme ad altri medici perché accusato di aver consentito che l’ospedale diventasse un centro di comando di Hamas». Anche Medhat Abbas, direttore del ministero della Sanità di Gaza (gestito da Hamas), ha confermato l’arresto di Abu Salmiya, fermato appena in tempo: stava scappando nel Sud della Striscia attraverso un corridoio umanitario aperto dall’Idf. La decisione sulla detenzione di Abu Salmiya «verrà presa in base all’esito dell’interrogatorio, alle indagini e al suo coinvolgimento in attività terroristiche». Mentre il personale dell’Al-Shifa, incluso Abu Salmiya, ha continuato a negare che il complesso medico sia stato utilizzato dal gruppo terroristico, un ex membro britannico dello staff, ha confermato in una recente intervista che c’erano aree dell’ospedale «dove non si poteva andare, altrimenti mi avrebbero sparato». Ancora prima della conferma dell’Idf, il ministero della Salute di Gaza aveva risposto alla notizia dicendo che avrebbe smesso di collaborare con gli operatori dell’Oms, che in queste settimane si stanno occupando dell’evacuazione dei feriti dalla Striscia. La dichiarazione israeliana rileva inoltre che «sono state raccolte prove considerevoli che l’ospedale, gestito da Abu Salmiya, fungeva da quartier generale di Hamas, che ha immagazzinato molte armi dentro la struttura». Nei giorni scorsi si è anche scoperto che i jihadisti palestinesi utilizzavano tutte le risorse dell’ospedale, compresa l’elettricità, per mantenere il sistema di tunnel sotto la struttura (che ieri è stato mostrato ad alcuni giornalisti). L’analisi dei video provenienti prova che dopo l’attacco contro Israele del 7 ottobre, Hamas ha utilizzato l’ospedale «come rifugio per i suoi terroristi e vi ha persino condotto degli ostaggi israeliani, rapiti il giorno del massacro». Ad aggravare il quadro ci sono i video che mostrano come Abu Salmiya abbia partecipato alle attività di Hamas senza dimenticare che un patologo ha confermato che il caporale Noa Marciano, soldatessa dell’Idf rapita, è stata poi ammazzata nell’area dell’ospedale. Fin dall’inizio l’Al-Shifa è stato al centro dell’operazione israeliana contro Hamas a Gaza, iniziata dopo il 7 ottobre, quando circa 3.000 terroristi hanno scatenato un attacco senza precedenti contro le comunità meridionali del paese, uccidendo almeno 1.200 persone, la maggior parte delle quali civili e portandosi dietro circa 240 ostaggi. Lo scorso 27 ottobre il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, aveva presentato numerose prove a sostegno delle accuse (peraltro di lunga data), secondo le quali Hamas stava utilizzando l’ospedale di Al-Shifa come un importante hub operativo e centro di comando. Gli Stati Uniti hanno successivamente confermato le prove presentate da Israele. Non appena gli israeliani hanno iniziato le operazioni all’interno dell’ospedale è iniziata una durissima campagna stampa orchestrata da Al-Jazeera e rilanciata sui social alla quale anche stavolta hanno abboccato in molti, secondo la quale gli israeliani stavano «compiendo crimini contro l’umanità» all’interno dell’ospedale. Le truppe dell’Idf sono entrate per la prima volta nell’ospedale il 15 novembre e durante le prime perquisizioni condotte all’interno dell’ospedale, le truppe hanno scoperto fucili d’assalto, granate, e altro equipaggiamento militare nascosti tra le corsie. Sul fronte militare Israele sta sviluppando una manovra avvolgente sulla città di Gaza, avanzando sia dal confine Nord della Striscia, sia dalla Wadi Gaza, a Sud, che dalla fascia litoranea. Come ci conferma l’analista strategico Virgilio Lo Presti, «negli ultimi giorni il ritmo di questi avanzamenti ha preso velocità. La colonna che è penetrata nel area urbana da Sud si è congiunta nella giornata di ieri con l’avanzamento delle truppe proveniente dalla linea delle spiagge. Ora il Sudovest di Gaza è in gran parte sotto il controllo israeliano: le truppe dell’Idf hanno occupato Wahsh, gran parte di Zeitun e tutto il Sud del quartiere Rimal. Il fronte avanzato di questo raggruppamento è giunto di fronte alla Chiesa di San Porfirio, nel cuore della città».A Nordest l’Idf è avanzato nell’abitato di Izbat Beit Hanoun, e ha raggiunto l’ospedale indonesiano; un’altra penetrazione si è sviluppata nelle ultime ore a Nordovest, i soldati di Israele hanno occupato Atrata e stanno avanzando ora nell’insediamento di Beit Lahia. Con questa operazione gli israeliani stanno cercando di avvolgere il quartiere di Jabalia da Est, da Nord e da Ovest. È chiaro secondo Lo Presti «l’intento di costringere Hamas a rifugiarsi nella zona Est della città, dove probabilmente si terranno le battaglie finali: a Jabalia, appunto, a Tuffah e infine nel quartiere di Shejaiya, che è considerata l’ultima roccaforte di Hamas nell’area urbana di Gaza. Oggi sono stati lanciati i primi volantini che invitano gli abitanti di Shejaiya ad abbandonare la zona dirigendosi verso il Sud della Striscia». Mustafa Hayash direttore del Canale Telegram di Hamas, Gaza Now, che ha preso parte al pogrom del 7 ottobre pubblicando i video delle mattanze, è stato ucciso ieri al tramonto con un attacco mirato alla sua abitazione. In serata i terroristi hanno fatto un appello ai nemici di Israele: «Chiediamo un’escalation dello scontro con l’occupazione in tutta la Cisgiordania e su tutti i fronti della resistenza».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/arrestato-direttore-dellal-shifa-2666346259.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dalle-7-e-tregua-oggi-i-primi-ostaggi-liberi" data-post-id="2666346259" data-published-at="1700816497" data-use-pagination="False"> Dalle 7 è tregua: oggi i primi ostaggi liberi A Gaza è tregua dalle 7 di mattina di oggi (le 6 in Italia). «Tutte le operazioni militari da parte nostra si fermeranno quando inizierà la tregua», hanno promesso ieri le Brigate Al-Qassam, braccio armato di Hamas. L’accordo portato avanti dal Qatar alla fine è stato raggiunto, così Hamas rilascerà 13 donne e bambini israeliani della stessa famiglia tenuti come ostaggi dai terroristi dal massacro del 7 ottobre. Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, ha affermato che l’accordo di tregua concordato a Gaza «durerà quattro giorni». «In questo tempo», ha spiegato ad Al Jazeera, «verranno raccolte informazioni sugli ostaggi rimasti per valutare la possibilità di rilasciarne un numero maggiore e prolungare così la durata di questa tregua». Le linee di comunicazione, ha aggiunto, «resteranno aperte e qualsiasi violazione sarà segnalata». L'Egitto ha ricevuto gli elenchi dei detenuti e dei prigionieri palestinesi e israeliani, il cui rilascio è previsto nel pomeriggio. Una fonte ufficiale ha poi precisato che oggi in cambio della liberazione di 13 ostaggi verranno scarcerati 39 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. «L’Egitto invita entrambe le parti a impegnarsi ad attuare l’accordo di tregua secondo quanto previsto e concordato». Durante la tregua, ha precisato Hamas in una nota, «50 prigionieri sionisti (ostaggi, ndr) donne e bambini sotto i 19 anni saranno rilasciati» in cambio, per ciascuno di loro, del rilascio di «tre prigionieri palestinesi, donne e bambini». L’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha confermato di aver ricevuto un elenco preliminare degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati oggi. I funzionari incaricati stanno verificando i dettagli della lista e sono attualmente in contatto con tutte le famiglie. L’accordo due giorni fa era entrato in fase di stallo. Secondo il Wall Street Journal il ritardo relativo al rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas si sarebbe verificato per alcune divergenze sul luogo della consegna. Secondo la testata statunitense Israele comunque avrebbe preferito che i prigionieri venissero consegnati alla Croce rossa per poi trasferirli in patria, mentre Hamas voleva consegnarli direttamente all’Egitto. Nelle ore precedenti Israele aveva spiegato che il ritardo non derivava da una rottura, ma dalla necessità di risolvere questioni amministrative. Il timore c’era perché per giorni Israele non aveva dato segni di voler aderire all’accordo. Poi si è verificata un’inversione di rotta nella posizione dei vertici della Difesa israeliana, dal ministro Yoav Gallant al capo di Stato maggiore, Herzi Halevy e, in misura minore, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar. Per invocare la svolta si erano alzate le proteste dei familiari e le pressioni dell’amministrazione statunitense. A ogni modo, per ogni giorno di tregua entreranno 200 camion di aiuti umanitari e forniture mediche mentre altri quattro camion verranno riempiti di carburante e gas da cucina. Lo ha annunciato il braccio armato di Hamas, le Brigate Al-Qassam, mentre il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed Al-Ansari, ha spiegato che gli aiuti entreranno «immediatamente» dopo l’entrata in vigore della tregua, aggiungendo: «Speriamo che ne entrino la maggior quantità possibile». Nel frattempo, nelle ore che hanno preceduto l’inizio della tregua, gli scontri si sono fatti sempre più feroci. Ieri sul fronte libanese Hezbollah ha lanciato quasi 50 razzi nei confronti di Israele. L’attacco più massiccio dall’inizio della guerra. La reazione di Israele non si è fatta attendere. Nelle stesse ore in Libano si trovava il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, che ha incontrato il leader della milizia sciita di Hezbollah, Hassan Nasrallah. «Se il cessate il fuoco non verrà rispettato», ha avvisato il ministro, «le condizioni della regione non saranno le stesse di prima della tregua e la guerra si espanderà».
Jose Mourinho (Getty Images)