2023-06-15
Frena l’accordo Ue sulle armi a Kiev. Gli Stati: «Bruxelles ci scavalca»
Thierry Breton e Ursula von der Leyen (Ansa)
L’Italia, con altri 20 Paesi, sposa i dubbi del settore Difesa e rallenta sul piano per rafforzare la produzione di munizioni. Intanto, il «Washington Post» rivela: «Pesanti perdite tra i soldati ucraini nella controffensiva».Kosovo: per Belgrado i poliziotti avevano oltrepassato il confine. Pristina accusa: «Sono stati rapiti». L’Ue avverte: «De-escalation fallita, pronte misure con effetto immediato».Lo speciale contiene due articoli.Ventuno Paesi dell’Ue, Italia inclusa - a quanto pare aizzati dalla Germania - minacciano di svuotare i caricatori agli ucraini. Ieri era atteso l’accordo, al Coreper, sull’avvio dei negoziati interistituzionali per il via libera definitivo all’Asap (Act in support of ammunition production). Si tratta della norma voluta dalla Commissione per finanziare, con 500 milioni, la produzione di munizioni da inviare a Kiev. L’Europa consentirebbe di impiegare anche i fondi stanziati per i piani di resilienza. Nelle intenzioni del commissario Thierry Breton, la legge dovrebbe imprimere all’Ue una sterzata verso «un’economia di guerra», consentendo alle industrie continentali della Difesa di fabbricare un milione di proiettili l’anno. Proprio dal comparto, però, si erano levate le prime voci di dissenso. Le perplessità riguardavano l’«invadenza» della Commissione, che avocherebbe a sé il diritto di imporre ordinativi prioritari - per poter dirottare, alla bisogna, le forniture belliche in direzione dell’Ucraina - e quello di farsi consegnare informazioni riservate, per individuare precocemente colli di bottiglia e intoppi nella catena di approvvigionamento. Adesso, sono i Paesi membri a sposare quelle rimostranze: lamentano che Bruxelles si stia «spingendo troppo oltre» e rilevano che il suo iperdirigismo «non è necessario». Addirittura, il Consiglio proverebbe «disgusto» per la facoltà, concessa alla Commissione e a un gruppo ristretto di Stati, di emettere ordini prioritari. Un’alternativa sarebbe limitare i poteri di precettazione, eliminare le sanzioni, aumentare il controllo dei governi nazionali, garantire che i dati sensibili siano trasmessi su base volontaria e mantenere l’obbligo di autorizzazione statale per il trasferimento intra Ue di equipaggiamenti militari. Certo, ciò depotenzierebbe l’Asap. In più, fonti Ue spiegano che potrebbe volerci «forse anche un anno» a trovare un accordo. La controffensiva può attendere?Non si direbbe, a leggere il Washington Post. Benché lo Stato maggiore dell’esercito ucraino rivendichi la liberazione di tre chilometri quadrati di territorio in tre giorni, secondo il quotidiano Usa, la Trentasettesima brigata, addestrata e armata dall’Occidente, avrebbe subito pesanti perdite a Sud di Velyka Novosilka, nel Donetsk. Di 50 soldati, 30 non sono tornati indietro, uccisi, feriti, o catturati dal nemico. In fondo, Volodymyr Zelensky l’aveva anticipato: la riconquista sarebbe stata un bagno di sangue. E al ritmo con cui gli aggrediti consumano munizioni, rispetto alla potenza di fuoco russa, di cui l’altra notte è stata tragica testimone Odessa, con almeno tre vittime, l’improvviso incagliamento dell’Asap rischia di avere conseguenze pesanti. Lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla vigilia del vertice di Vilnius, pur confermando gli avanzamenti a danno degli aggressori, ha ammesso: «Non sappiamo se sarà una svolta nella guerra». L’Alleanza atlantica ribadisce di volere «accordi credibili per la sicurezza dell’Ucraina», per evitare che Mosca possa «riposare, riarmarsi e rilanciare un nuovo attacco». È quel che minaccia Yevgeny Prigozhin: il leader della Wagner ha annunciato che la milizia tornerà in prima linea ad agosto. Al prezzo di «battaglie feroci», le forze di Kiev dovrebbero aver guadagnato tra i 200 e i 500 metri a Bakhmut. Il loro contrattacco sfrutta pure tecniche di sabotaggio. Ieri, una forte esplosione ha danneggiato quasi 50 metri di ferrovia a Melitopol, occupata dalle truppe di Vladimir Putin. Lo scoppio ha fatto deragliare cinque treni merci russi, che trasportavano ferro rubato. Ed è nato un giallo attorno al braccio destro del comandante ceceno Ramzan Kadyrov, dato per morto: Adam Delimkhanov, invece, «è vivo e vegeto e non è nemmeno ferito», ha riferito il capo militare. Sarebbe stato lui a diffondere la falsa notizia dell’uccisione del compagno, per smascherare la propaganda ucraina. Mosca, secondo il Financial Times, ha ripreso le esportazioni di petrolio verso la Corea del Nord. Intanto, per affrontare l’emergenza scaturita dal crollo della diga di Kakhovka, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha presentato a Zelensky un piano di assistenza. Oggi, il direttore dell’ente, Rafael Grossi, dovrebbe recarsi in visita alla centrale di Zaporizhzhia, dove gli ucraini rivendicano di aver strappato 300-350 metri agli avversari. E a proposito di nucleare, il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, ha confermato che Minsk ha iniziato a ricevere atomiche tattiche dalla Russia: basterà una chiamata di Putin perché siano usate, ha minacciato l’autocrate. Da quelle parti, non hanno il Consiglio europeo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/armi-ucraina-ue-2661354900.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="kosovo-tre-agenti-arrestati-dai-serbi" data-post-id="2661354900" data-published-at="1686823321" data-use-pagination="False"> Kosovo, tre agenti arrestati dai serbi La situazione nel Kosovo rimane bloccata e l’Unione Europea sta perdendo la pazienza sia con i serbi che con i kossovari. Ieri, il portavoce dell’Alto rappresentante dell’Ue, Peter Stano, ha consegnato un duro monito a Pristina e Belgrado: «A causa dell’escalation recente nel Nord del Kosovo, che ha portato al ferimento di 30 soldati della missione Nato in Kosovo (Kfor), l’Ue e gli Stati membri hanno affermato all’unanimità che si aspettano che Kosovo e Serbia riducano le tensioni attuali. Abbiamo chiarito che in assenza di una immediata de-escalation, ci saranno conseguenze negative per le nostre relazioni. Negli ultimi giorni ci sono stati intensi contatti tra l’Ue, i nostri alleati e i partner di entrambe le parti per cercare una soluzione al punto morto nel Kosovo. L’escalation di ieri (martedì, ndr) nelle municipalità a maggioranza serba dimostra che l’escalation è ancora in corso». Alla luce di questa situazione, il portavoce ha ribadito la necessità di: «Ripristinare la calma nel nord del Kosovo» e ha affermato che l’Ue ha preparato proposte di misure immediate. Stano ha precisato che: «Queste misure non sono sanzioni nel senso di misure restrittive, ma sono piuttosto misure incrementali con conseguenze politiche e finanziarie». Ha menzionato la sospensione di visite e contatti di alto livello, nonché della cooperazione finanziaria con il Kosovo. Ha inoltre aggiunto che: «Queste misure sono temporanee e reversibili a seconda degli sviluppi sul campo e dei passi credibili e decisi intrapresi da Kurti (il primo ministro del Kosovo, ndr) per ridurre le tensioni». Riguardo alle responsabilità di Belgrado, Peter Stano ha riconosciuto che il parziale ritiro delle forze armate schierate al confine con il Kosovo rappresenta già un passo verso la de-escalation, tuttavia, ha affermato: «L’Ue è pronta a prendere misure se la Serbia non rispetta le richieste di ridurre le tensioni». Nonostante le minacce dell’Ue, ieri si sono verificati nuovi incidenti tra manifestanti serbi e polizia kosovara a Kosovska Mitrovica. La tensione è rapidamente salita martedì, quando la polizia ha arrestato Milun Milenkovic, un noto allenatore di kickboxing e responsabile degli scontri avvenuti il 29 maggio scorso a Zvecan. Nel frattempo, le proteste dei serbi contro l’elezione di nuovi sindaci di etnia albanese continuano. Anche l’Albania, da sempre sostenitrice della causa kosovara, si è stancata di Albin Kurti, tanto che il premier albanese Edi Rama, vista la situazione e la crescente insofferenza della comunità internazionale nei confronti di Pristina, ha cancellato la sua partecipazione a una seduta congiunta dei due governi - albanese e kosovaro - che era in programma ieri a Djakovo, in Kosovo. Il giallo della giornata invece riguarda l’arresto di tre agenti di frontiera kosovari da parte delle forze serbe, lungo la linea di confine nel nord del Kosovo. Kurti ha definito il caso «un tentativo di destabilizzazione e vendetta da parte dei serbi per l’arresto di Milenkovic» e ogni ingresso di merci dalla Serbia al Kosovo è stato interrotto. Il ministero dell’Interno del Kosovo afferma che il rapimento di Rifat Zeka, Beqir Sefi e Mustafa Shem è avvenuto a 300 metri all’interno del territorio del Kosovo, mentre il ministero dell’Interno della Serbia, al contrario, sostiene che si trovavano all’interno del territorio serbo. «Nessun rapimento, i tre sono stati sorpresi chiaramente sul territorio serbo. Spiegatemi cosa cercavano con armi automatiche, mappe, dispositivi Gps e altre apparecchiature di osservazione», ha dichiarato Petar Petkovic, capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco