2021-09-30
Armanna tenta di incendiare la casa
Il superteste del processo contro l'Eni, sbugiardato dai giudici, si è barricato all'interno per sfuggire allo sfratto originato da un pignoramento e ha versato benzina. Denunciato.Nella lussuosa palazzina del quartiere Trieste di Roma nessuno ha voglia di parlare. Ma alla fine tra un «non sono tenuta a parlare con lei» e un «per noi che siamo ancora qui, oggi è ancora più difficile di ieri», alla fine qualcuno conferma. È il manager siciliano Vincenzo Armanna, classe 1972 con un passato in Eni e Ferrovie dello Stato, l'uomo che martedì mattina per sfuggire a uno sfratto esecutivo originato da un pignoramento si è barricato in casa (da solo), sembra con una bombola di gas e una tanica di benzina. Carburante che l'uomo, secondo quanto si apprende da fonti investigative, durante la trattativa con le forze dell'ordine avrebbe anche versato, non è chiaro se dalla finestra o lungo le scale. Armanna non è un personaggio qualunque per le cronache giudiziarie. Amico dell'ex avvocato dell'Eni Piero Amara, negli ultimi anni il suo nome è emerso nel processo sul giacimento petrolifero nigeriano Opl 245, terminato con l'assoluzione di tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. C'era anche lui alla sbarra, con l'accusa di corruzione internazionale, insieme con l'amministratore delegato Claudio Descalzi e l'ex presidente Paolo Scaroni. Ma il ruolo di Armanna nel processo è stato molto particolare. Perché per tutta la durata delle udienze ha svolto il ruolo di imputato ma anche di accusatore della presunta maxitangente da 1 miliardo di dollari.Ora il suo nome ritorna per una vicenda di cronaca locale. Le operazioni delle forze dell'ordine sarebbero state rese difficoltose dal fatto che l'appartamento del manager, un lussuoso duplex al quarto e quinto piano di un palazzo elegantemente ristrutturato, è in una parte dello stabile di difficile accesso. Gli ultimi due piani infatti sono accessibili in ascensore solo inserendo un codice, o suonando al videocitofono ubicato all'interno della cabina. E la parte libera delle scale si ferma al terzo piano, un lungo corridoio di porte di colore chiaro, tutte prive di nomi sul campanello. Le fonti ci spiegano che per il suo gesto (in particolare lo sversamento della benzina ha costretto a interrompere la procedura), che ha comportato l'intervento di un camion e di un'autoscala dei Vigili del fuoco, di un'ambulanza, e di alcune pattuglie della Polizia di Stato, sarà probabilmente denunciato per procurato allarme. Ma raccontano anche che l'avvocato sfrattato (così lo chiamano senza fare il nome), sarebbe vittima di una sorta di raggiro. Armanna infatti avrebbe regolarmente acquistato l'appartamento, insieme ad altre unità di pertinenza situate nello stesso palazzo, da una società che aveva in corso una grossa causa con l'Agenzia delle entrate. Contenzioso che avrebbe visto soccombere la società, che nel frattempo aveva però ceduto le proprietà ad Armanna. Ma a quanto sembra, l'atto che doveva trasferire la titolarità dell'appartamento all'ex manager Eni non sarebbe mai stato trascritto al catasto, proprio in virtù della pendenza legale del precedente proprietario, che risulterebbe ancora intestatario della casa in cui vive Armanna, che avrebbe in corso un'ulteriore causa legata all'immobile, contro il venditore, a sua volta oggetto di un pignoramento da parte dell'Agenzia delle entrate. Al momento lo sfratto sarebbe stato sospeso, in attesa della definizione del groviglio di provvedimenti giudiziari, sospensione che potrebbe anche portare a una rivalutazione del provvedimento esecutivo. Ai tempi del processo nigeriano la pubblica accusa aveva puntato molto su di lui (anche perché Armanna sarebbe stato l'unico a vedere i soldi) rappresentata dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. Peccato che le sue testimonianze siano state ritenute poco credibili da parte dei giudici di Milano. Nelle diverse sentenze di assoluzione la corte ha ricordato ai pm che Armanna era stato licenziato da Eni nel 2013 (e da Fs nel 2006) e per questo le sue dichiarazioni potevano risultare poco credibili. Ora l'ex manager di Fs e Eni ha ancora un procedimento aperto per calunnia a Milano. Ma allo stesso tempo potrebbe tornare a far notizia durante l'appello promosso proprio da De Pasquale che continua a ritenerlo un testimone credibile. Sempre che riesca a uscire di casa.
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