2024-07-26
«Aria più pulita se il governo è rosa». Femminismo spinto smentito dai fatti
Ursula von der Leyen (Ansa)
Un’analisi dell’università di Pisa: le donne hanno maggiore attenzione per l’ecologia. A supporto della tesi i dati scontati su Val d’Aosta e Lombardia. Mentre con Ursula von der Leyen a Bruxelles il verde fa la guerra all’industria.«La qualità dell’aria è migliore se le donne comandano le istituzioni». Così recita il titolo di un’agenzia Ansa che riprende il contenuto di uno studio dell’università di Pisa pubblicato sullo European journal of political economy. Chi scrive ha subito alzato un sopracciglio perché soffre di una forte allergia per il femminismo corporativo e di una profonda idiosincrasia per l’empowerment femminile, parolaccia di cui spesso si riempiono la bocca quelli che ti fanno guardare il dito dell’emancipazione per nasconderti la luna degli affari di certe lobby rosa. Ma prendiamo lo studio di 24 pagine. Sono state analizzate 230 regioni di 27 Paesi della Ue con l’obiettivo di verificare se un aumento dell’emancipazione politica delle donne è associato a migliori risultati in termini di qualità dell’aria. Partendo, però, da un presupposto: «I progressi compiuti dalle moderne società europee negli ultimi decenni sono stati accompagnati da una crescente partecipazione delle donne alla politica. Le donne mostrano preoccupazioni ambientali più forti e hanno maggiori probabilità di impegnarsi in comportamenti pro-ambientali rispetto agli uomini, il che potrebbe tradursi in migliori risultati ambientali man mano che le donne rompono progressivamente il soffitto di vetro in politica», si legge nel documento. Ebbene, i risultati «evidenziano una relazione positiva tra l'empowerment politico delle donne e la qualità dell’aria, perché le donne adottano politiche ambientali più rigide e orientate alla sostenibilità rispetto agli uomini perché hanno maggiore sensibilità e un maggiore impegno sociale». Questa correlazione positiva risulta evidente in numerose regioni del Nord Europa, mentre la maglia nera va a Polonia, Ungheria e Romania: in Italia, la Valle d’Aosta si distingue per la qualità dell'aria migliore, e la Lombardia registra i livelli peggiori (risultati prevedibili, a dire il vero, anche senza ricorrere al girl power). I ricercatori hanno costruito un dataset a livello regionale per integrare l’empowerment politico femminile e i dati ambientali. «Per assicurarci che il rapporto tra empowerment politico femminile e qualità aria non fosse una correlazione puramente casuale, abbiamo testato altre variabili economiche e non economiche come lo sviluppo economico, il livello di istruzione, le innovazioni in tecnologie verdi, l’ideologia politica e la densità di popolazione, ha spiegato all’Ansa Lisa Gianmoena, una dei ricercatori. «Anche se i risultati di questa analisi dovrebbero essere interpretati con cautela», viene sottolineato nello studio, «essi suggeriscono che il rigore delle politiche ambientali e la qualità istituzionale fungono da meccanismi plausibili nel contesto europeo. Al contrario, la nostra analisi non supporta la visione secondo cui l’emancipazione femminile influenza la qualità dell’aria attraverso una maggiore consapevolezza del cambiamento climatico». Il presupposto da cui è partito lo studio (le donne mostrano preoccupazioni ambientali più forti e hanno maggiori probabilità di impegnarsi in comportamenti pro-ambientali rispetto agli uomini) ci pare un po’ traballante perché dimostrato da «analisi empiriche nel campo della psicologia» e a questo si aggiunge il paradosso dei «meccanismi plausibili». Eppure la sintesi non cambia: «Nel loro insieme, i nostri risultati suggeriscono che l’emancipazione politica delle donne è un fattore determinante della qualità dell’aria nelle regioni europee». L’Ansa sullo studio dell’università di Pisa ha intanto gasato le femmine alfa che non vogliono la parità dei sessi ma pretendono di essere il migliore dei sessi. E mentre non possono fare a meno degli uomini, spesso rischiano di diventare le peggiori nemiche delle donne. Altro che cliché sulla sensibilità, sull’impegno sociale e ora persino sulla sostenibilità. Non solo le donne sono diverse dagli uomini, è innegabile, ma ciascuna donna è anche diversa dall’altra. Così come non basta il genere da solo a definire le scelte politiche di una leader. Se mescoliamo poi il pink new deal, il nuovo corso rosa (sì, nel delirio delle etichette è stata inventata pure questa) con il nuovo corso verde ecco che il cocktail è molto colorato. Come il presupposto da cui è partita l’indagine e come la chiosa delle conclusioni dei ricercatori. Nelle ultime righe si sottolinea che il risultato emerso dallo studio – ovvero che se sono le donne al comando l’aria è più buona - «ha importanti implicazioni politiche per il raggiungimento degli obiettivi della Ue sulla qualità dell’aria e dimostra che iniziative politiche come il programma “UE 4 Parità di genere” possono rappresentare una risorsa per il “Piano d'azione inquinamento zero” che mira a ridurre le emissioni e i rischi per la salute derivanti da maggiori concentrazioni di inquinamento atmosferico entro il 2030». Intanto, a capo della Ue è stata riconfermata una donna grazie all’accordo con i Verdi. Basterà questo per rendere l’aria più pulita ma anche meno soffocante per lo sviluppo industriale? Ne dubitiamo.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
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