2020-04-26
Arcuri s’è desto (ma è troppo tardi)
Dopo due mesi di caos, il commissario annuncia Dpi per tutti (con prezzi calmierati) e macchinari per produrli in loco. L'app Immuni «fungerà pure da diario sanitario».Con l'aria di chi è convinto di aver bruciato i tempi, il commissario per l'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha annunciato che sì, ora le mascherine finalmente ci sono (immaginiamo grazie alle sue capacità organizzative). Peccato che lui e i dispositivi di protezione siano arrivati con un ritardo di «appena» 85 giorni dalla dichiarazione di emergenza sanitaria nazionale, ufficializzata da Palazzo Chigi il 31 gennaio scorso. Quando l'Italia insomma ha già vissuto i 26.000 morti di coronavirus, le terapie intensive sovraffollate e i grandi drammi collettivi (e le tragedie private) di questi mesi di lockdown. Eppure, i toni sono da trionfo. «Nelle prossime ore fisseremo il prezzo massimo al quale le mascherine potranno essere vendute. Lo faremo sia con riferimento al prezzo, che all'aliquota fiscale connessa», ha annunciato il manager pubblico. «Ne distribuiamo un numero sufficiente per le Regioni affinché ne mettano da parte una quota. Stiamo anche lavorando per ridurre fino ad azzerare le importazioni». E questo - ha promesso sempre Mr Invitalia - grazie a un accordo con due imprese italiane per realizzare 51 macchinari che cuciranno tra le 400.000 e le 800.000 mascherine al giorno. Macchine che lo Stato acquisterà. «Arriveremo presto a produrre almeno 25 milioni di mascherine al giorno», si è sbilanciato ancora il commissario straordinario. Bisogna solo chiarirsi sul significato di «presto» per Arcuri. Il manager ha pure garantito che, dopo il 4 maggio, dovrebbero partire i test sierologici a livello nazionale su un campione di 150.000 persone. Il bando è stato affidato ieri mattina, e l'azienda vincitrice offrirà gratuitamente i test. «Li distribuiremo alle varie Regioni in funzione della popolazione e delle categorie e sui campioni Istat e Inail. Vedremo su 150.000 persone quali saranno i risultati e cercheremo di trovare il prodotto di frontiera. Avremo i primi riscontri entro una settimana». Nel futuribile scenario di Arcuri, c'è spazio anche per Immuni, il software di tracciamento dei contagi di cui il nostro giornale si è occupato nei giorni scorsi, rivelandone gli intrecci societari che vanno dai renziani alla famiglia Berlusconi. «Sulla app per il contact tracing abbiamo conseguito tre risultati: l'infrastruttura su cui i dati italiani risiederanno sarà pubblica ed italiana, e rispetterà tutte le norme sulla privacy nazionali ed Ue», ha specificato il commissario. «Per step successivi arriverà a essere strumento costruito intorno al diario sanitario di chi la userà, sarà non solo alert ma anche per le politiche sanitarie da remoto». L'idea è che «i contagiati e i loro contatti stretti potranno colloquiare con il sistema nazionale» a distanza. «Confido che molti italiani la useranno», ha vaticinato Arcuri.Evidentemente, il commissario è così sicuro della raggiunta autosufficienza di Dpi e ventilatori, che il suo ultimo pensiero corre alle strumentazioni ospedaliere, che potranno di nuovo essere esportate, come da apposita ordinanza del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. «I ventilatori che abbiamo distribuito sono 4.112, il doppio dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva. Hanno funzionato non solo le misure di contenimento e il lockdown, ma anche le politiche di distribuzione di materiali e apparecchiature», ha detto Mr Invitalia. Insomma, secondo Arcuri, il commissario Arcuri è proprio bravo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)