2021-01-27
Arcuri investe sul vaccino italiano 80 milioni (ma con 9 mesi di ritardo)
Roberto Speranza e Domenico Arcuri (Ansa)
Invitalia entra nel capitale di Reithera. I contatti tra le aziende risalgono già all’estate scorsa, dopo un’offerta straniera che non è stata finalizzata. Se non si fosse perso tempo, il Paese avrebbe già il proprio siero prontoLa notizia sarebbe dovuta uscire il primo febbraio, invece con un po’ di anticipo Domenico Arcuri ha riunito il consiglio di amministrazione di Invitalia e deliberato 81 milioni di euro di investimento per entrare nel capitale di Reithera, l’azienda con Dna italiano, in rampa di lancio per un nuovo vaccino. Ieri, infatti, il governo si è dimesso e attendere il primo febbraio per il super commissario avrebbe potuto costituire un rischio: perché bollinare una scelta così invasiva per il futuro dell’Italia e del suo piano vaccinale in assenza di un premier e quindi di deleghe politiche? Non solo. Questo weekend è atteso l’eventuale via libera dell’Ema alle fiale di Astrazeneca. Mentre lo storytelling avverso prima a Pfizer e poi ad Astrazeneca è chiaramente funzionale ad avviare un network e un progetto autarchico. Un cerchio che consentirà allo Stato e a Invitalia di essere azionisti di una società che produce vaccini e al tempo stesso di controllare l’azionista di riferimento e pure chi deve effettuare i controlli. Non a caso il titolare del dicastero della Salute, Roberto Speranza, teme di inciampare su un possibile conflitto di interessi di alcuni soggetti coinvolti nella sperimentazione (tra cui il direttore scientifico dello Spallanzani, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, il direttore generale dell’Aifa) che sono dipendenti dalla vigilanza del suo ministero. In ogni caso, in mezzo al cerchio c’è la strategia di Arcuri che ieri al termine del cda ha confermato di aver preso il 30% della società biotech di Castel Romano, vicino a Roma, comprata nel 2013 dall’anglo svedese Gsk, GlaxoSmithKline, ma con cuore e attività nel Lazio. «Speriamo di poter somministrare al più presto il vaccino italiano», ha commentato ieri Arcuri, aggiungendo che «gran parte dell’investimento, cioè 69,3 milioni sarà destinato alle attività di ricerca e sviluppo. Gli altri 11 milioni saranno subito utilizzati per l’ampliamento del sito produttivo per sostenere la fase due e tre. Qui finiscono le comunicazioni ufficiali. Fonti vicine al dossier spiegano alla Verità che per portare il progetto alla fase di produzione e distribuzione dovrebbero servire altri 60 milioni circa. Ovviamente, le linee di finanziamento possono essere numerose, comprese quelle del debito. Definirle subito permetterà però di scandire i futuri step mese dopo mese. In ogni caso, sarebbe interessante capire perché Invitalia è entrata nel capitale di Reithera solo adesso e non prima. Ad aprile e maggio alle porte dell’azienda di Castel Romano si è affacciato un investitore estero pronto e sganciare subito un assegno di poco superiore agli 80 milioni di euro. Avrebbe consentito a Reithera di finalizzare in soli tre mesi la fase uno di e avviare subito dopo la fase due. Perché l’investitore si è dileguato? Timore che il governo opponesse il golden power non poteva esserci. Infatti, le norme italiane in tali casi non prevedono veto, purché l’acquirente garantisca una sorta di diritto di prelazione del Paese su un certo numero di dosi. Ci risulta anche che già dalla scorsa estate i vertici dell’azienda avrebbero avuto i primi contatti con la struttura commissariale e quella di Invitalia. Viene dunque da chiedersi: perché attendere? E perdere tempo prezioso per la salute dei cittadini italiani. In ogni caso, adesso Reithera dovrebbe ingranare la quarta e tirare dritto. Lo scoglio iniziale dello Spallanzani è stato superato nonostante qualche ritardo legato alle abilitazioni necessarie per fare i test.Inoltre, c’è da aspettarsi anche qualche cambio al vertice. Antonella Folgori, fino a pochi mesi fa amministratrice delegata, adesso compare nelle uscite ufficiali soltanto come presidente. Potrebbe trattarsi di una mossa prodromica all’ingresso del nuovo azionista che nel frattempo si è mosso anche su un’altra strada. La scorsa settimana Invitalia ha investito 15 milioni per acquisire il 30% di Tls Sviluppo, braccio operativo di Toscana Life Science, vicina già ai renziani e al presidente della Regione. Unica in Europa, sta sviluppando gli anticorpi monoclonali per curare i malati di Covid. Più o meno la cura utilizzata per rimettere in piedi a tempo di record Donald Trump. Gli studi clinici sono iniziati in queste ore e i risultati dovrebbero essere svelati a fine primavera. A coordinare il progetto c’è Rino Rappuoli, che rappresenta l’avanguardia scientifica e anche il link con Gsk (Gsk Vaccines è legata a Tls), che tramite due rappresentanti è nel board della holding svizzera che detiene Reithera. Il professore proviene da Siena come Fabrizio Landi, presidente della Fondazione Life Science, supporter della prima ora di Open e Matteo Renzi e consigliere di Dario Nardella a Firenze. Al di là del passato, il presente per le eccellenze italiane passa da Arcuri e dalle sue strategie. Che si fanno sempre più chiare. E complesse. C’è pure chi tira la giacchetta di Cassa depositi e prestiti perché entri in un polo delle farmacie. La domanda però è: senza le polemiche su Pfizer e su Astrazeneca ci sarebbe stato ieri il cda per investire in Reithera? Ma se l’autarchia, come è ovvio, è così importante, in questi nove mesi che è stato fatto? Investendo a maggio avremmo già un vaccino. Praticamente pronto da inoculare. Intanto, ieri con il pretesto di fantomatici ritardi nei vaccini, Arcuri ha annunciato di dover ritardare il proprio bando per le primule «per garantire maggiore partecipazione di aziende». Il bando era stato indetto solo la scorsa settimana. Qualcosa che ricorda la disfatta dei banchi a rotelle.
Emmanuel Macron e Pedro Sánchez (Getty Images)
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
Paolo Mazzoleni e Stefano Lo Russo (Ansa)