2022-07-06
Archiviata l’unica denuncia concreta. Fine del delirio sugli alpini di Rimini
Dopo settimane di scandalo mediatico, in cui il raduno era stato dipinto come una «caccia alla femmina» zero riscontri giudiziari. Per il Capodanno di Milano, invece, segnalati svariati molestatori stranieri. Un fischio quando hanno incrociato delle ragazze e degli apprezzamenti erano diventati un caso: per gli alpini molesti al raduno nazionale di Rimini del maggio scorso la sentenza mediatica propendeva per il carcere e - per l’ormai infangato corpo militare - lo scioglimento immediato. Terminata la burrasca, però, nonostante le centinaia di segnalazioni su Internet e sui social network, in Procura a Rimini una sola donna, di 25 anni, depositò una denuncia. Che ieri è finita in archivio. La ragazza spiegò ai carabinieri che mentre si trovava a passare attraverso un gruppo di alpini sarebbe stata strattonata mentre alcuni uomini pronunciavano nei suoi confronti frasi sessualmente allusive. Stando a quanto confermato dal capo della Procura di Rimini Elisabetta Melotti, alla base della richiesta della Procura ci sarebbe la non identificazione, a due mesi dai fatti, dei presunti autori delle molestie. Gli elementi raccolti dagli investigatori, infatti, non hanno consentito di individuare i responsabili. Il lavoro di identificazione, spiegano, è stato reso difficile sia per la presenza numerosa di persone nello stesso luogo sia per la copertura solo parziale delle telecamere di sorveglianza della zona. E i testimoni? L’unica testimone oculare, l’amica della giovane, non sarebbe stata in grado di riferire particolari utili all’identificazione degli autori. E così pure la vittima. Davanti alle telecamere e dietro alle tastiere sembrava ci fossero frotte di signore pronte ad accalcarsi davanti alla porta della caserma. Un sondaggio online promosso dall’associazione transfemminista «Non una di meno», che chiedeva se c’erano stati casi di abusi durante il raduno degli alpini, poi, aveva raccolto 600 click sul «sì». Alle femministe erano arrivati anche 170 messaggi con testimonianze informali di «donne, immigrati, persone lgbt». E loro, che avevano preparato l’accoglienza per le penne nere con uno slogan difficile da equivocare, «alpino molesto, se mi tocchi ti calpesto», non si erano risparmiate commenti: «Come dal miglior copione della violenza patriarcale, ai commenti sessisti seguono quelli razzisti con vari inviti a persone nere e razzializzate a “tornare a casa loro”, senza contare che queste persone sono già a casa propria, mentre gli invasori a ben guardare sono dei pennuti militari. Incredibile ma vero, un gruppo di oltre 400.000 uomini, imbevuti di machismo patriarcale, concentrati in un solo luogo allo scopo di ubriacarsi, genera una dinamica di branco in cui si fa a gara a chi ce l’ha più duro e ognuno si sente in diritto e in dovere di reclamare il possesso del corpo di ogni donna che gli passa accanto». L’aspetto del razzismo ovviamente era finito anche nel dibattito sui giornali (tra le animatrici da prima fila non poteva mancare Laura Boldrini). Ma c’è chi è arrivato ad accomunare il caso del raduno degli alpini alle violenze di Capodanno in piazza a Milano, sostenendo che quando gli uomini sono «in branco» scatterebbe una sorta di «disimpegno». Il passaggio successivo è stato fare di tutta l’erba un fascio. Con la differenza che a Milano le denunce sono state diverse e hanno avuto seguito, portando all’identificazione dei responsabili (quasi tutti di origini straniere). Nonostante l’atteggiamento passivo dei movimenti delle femministe, che in quel caso non solo non hanno lanciato sondaggi, ma sono rimaste mute. Dura la prima reazione del presidente dell’Associazione degli Alpini Sebastiano Favero: «Con grande amarezza dico che invece di generalizzare su un’intera associazione che ha dimostrato in tutti questi anni i suoi valori e i suoi ideali bisognerebbe essere più cauti. Invece, purtroppo, si sparano sentenze senza avere alcuna prova e poi non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa». «Molestie e reati inesistenti, giornalisti e comunisti chiedano scusa a tutti i gloriosi e generosi alpini», twitta il leader della Lega Matteo Salvini.Elena Donazzan, assessore regionale del Veneto ed esponente di Fratelli d’Italia, invece, dice di non avere mai avuto «alcun dubbio sul fatto che tutta questa polemica, montata ad arte da certa politica e da certa stampa, prima o poi si sarebbe sgonfiata». «Noi di Forza Italia avevamo, a suo tempo, invitato ad essere cauti prima di gettare con tanta superficialità discredito sul Corpo degli alpini, che da sempre è per gli italiani motivo d’orgoglio», rivendica il deputato azzurro Gregorio Fontana. E per salvare la faccia, da Non una di meno gridano al complotto: «La notizia della richiesta di archiviazione non ci meraviglia. Queste notizie sono date per disincentivare le donne a denunciare».