2023-04-01
Con la scusa del «compra e paga poi» Apple vuole sapere tutto dei clienti
Per rateizzare le spese si deve rispondere ai sondaggi. Un modo per profilare gli utenti.Apple alla ricerca di nuovi dati per profilare sempre più i propri clienti. La casa di Cupertino ha infatti annunciato l’arrivo del servizio «Apple pay later» (compra e paghi dopo), che permette di dilazionare i pagamenti di un qualsiasi prodotto comprato digitalmente o in un negozio fisico. Per il momento l’evoluzione dell’app «Apple pay» è stata introdotta solo negli Usa, ma l’idea è quella di estenderla in tutti i mercati serviti, e dunque anche in Italia. Ma andiamo con ordine. La società di Cupertino ha spiegato che questa innovazione permette ai propri utenti di suddividere in 4 rate, ripartite su 6 settimane, senza interessi o commissioni aggiuntive, l’acquisto di un prodotto che non si è riuscito in quel momento a pagare . Apple concede l’applicazione del dilazionamento per importi che vanno dai 50 ai 1.000 dollari, e questo può avvenire per acquisti fatti online o in-app su iPhone e iPad, ma anche nei negozi fisici dove è possibile pagare con Apple pay, ovvero oramai quasi ovunque. I dubbi iniziano però a nascere quando si scopre che Apple chiederà agli utenti, che vogliono attivare questa opzione, di rispondere prima ad un sondaggio per valutarne la solvibilità economica. Ovviamente per poter attivare il «compra ora e paghi dopo» si deve essere ritenuti dei pagatori affidabili. I dati relativi all’idoneità al credito si andranno dunque ad aggiungere a quelli già raccolti dai dispositivi Apple che non sono pochi. Basti pensare che gli stessi governi nazionali ogni anno chiedono ai vari social network informazioni su diversi cittadini per poter svolgere indagini o analizzare situazioni in cui si trovano direttamente coinvolti. Con o senza il nostro consenso cediamo dunque una mole cospicua di dati personali ai giganti del tech, che negli anni, hanno sicuramente potuto mettere a punto delle vere e proprie profilazioni ad hoc. Modalità che ricorda molto il «Great firewall» cinese, ovvero il modello di autoritarismo digitale attraverso il quale il governo di Pechino censura e sorveglia i propri cittadini. L’ultima innovazione del mondo Apple sulle modalità di pagamento, e di fatto di profilazione del credito degli utenti, porta direttamente a Rongcheng, città della provincia di Shandong (Cina) dove da quasi 8 anni si sta sperimentando il «sistema di credito sociale» che assegna 1.000 punti iniziali ad ogni cittadino e azienda. Questi possono essere persi, nel corso del tempo, per diversi motivi che vanno dal mancato pagamento, alla non dichiarazione di tutti i beni che si sarebbero dovuti evidenziare, passando anche per le pene amministrative che si sono prese. Le persone che finiscono nella lista nera, perché non si sono comportate in modo idoneo, sono definite non affidabili e gli viene spesso negato l’uso dei trasporti pubblici come aerei e treni. Ora, ovviamente il nuovo sistema della Apple, che arriverà anche in Italia, non è a questi livelli, ma la profilazione del credito se unita a tutta la mole di dati che questi colossi del web già hanno a loro disposizione dipinge un quadro non così lontano dalla Cina di Xi Jinping. Eppure Apple, che appartiene alla principale democrazia occidentale (Usa) insieme all’Ue, ha sempre condannato il modello del Dragone.