2021-10-03
Falla nell’app del ministero: a Roma classi senza docenti
Flop della piattaforma Myis, creata per l'assegnazione delle cattedre: istituti scoperti e orari a tempo pieno saltati. Famiglie nel caos. A Roma è caos scuola. Nonostante le promesse del ministro Bianchi la realtà quotidiana dei genitori romani si avvicina a un incubo. Moltissime le scuole senza docenti che dovevano essere assegnati con il rivoluzionario sistema digitale Myis. Eppure l'applicazione non ha funzionato a dovere, come denunciato da numerosi rappresentanti d'istituto della capitale. «A noi mancano 18 insegnanti di ogni ordine e grado», dice Bianca Maria Togni, presidente del consiglio di Istituto di Via Micheli, furiosa. «La nostra scuola ha fatto domanda due volte, prima a fine luglio e poi il primo agosto, ma al momento di vedere le assegnazioni eravamo stati cancellati dalla lista». Un bug nel sistema, un algoritmo che non funziona, più fonti riferiscono di una falla nella piattaforma Myis. L'ufficio regionale scolastico sta ponendo rimedio e sembra che, con un po' di pazienza, le cose dovrebbero tornare al loro posto. «In alcuni casi le docenti avevano selezionato l'istituto dove fanno le supplenze da anni, ma il sistema non le ha collocate. Questo rappresenta un danno sia per gli studenti, che non riescono a partire con l'attività didattica, sia per i genitori che si aspettavano di poter gestire il loro lavoro o la loro attività quotidiana, ma non possono perché devono andare a riprendere i loro figli prima del dovuto. Il ministro Bianchi ha detto che si erano presi l'impegno di ripartire avendo tutti i docenti al loro posto e che questo impegno per la prima volta era stato realizzato. Vorrei sapere dove, perché a Roma siamo in centinaia in queste condizioni». Il disservizio di Myis, nonostante la millantata funzionalità ha coinvolto decine di istituti che per questo non riescono a effettuare il tempo pieno: la situazione per moltissime famiglie sta diventando insostenibile. Come nel caso di Ida, mamma di una ragazza disabile, che, a causa dell'orario ridotto della scuola, non può usufruire del servizio trasporti del comune di Roma.«Era tutto organizzato, ma arrivati alla terza settimana di scuola ancora non possiamo servirci di un aiuto che ci spetta a causa degli orari che non combaciano». La frustrazione è grande, ma Ida rimane lucida sulle responsabilità dell'accaduto: «Sono i docenti a mancare, la scuola si sta facendo in quattro per farci fare più ore possibili e il servizio di trasporti non ha colpe. Abbiamo saputo del cambiamento di orario solo un paio di giorni prima dell'inizio della scuola e ogni settimana c'è incertezza su quella successiva». I problemi non finiscono qui. Altri genitori hanno dovuto subire le decisioni del ministero che li ha costretti a cambiare i propri piani da qui a cinque anni, rifiutando per un'intera prima elementare il tempo pieno che gli era stato promesso dal bando. È il caso di una classe della Mazzini, venti bambini di sei anni che avrebbero dovuto cominciare la scuola a settembre con il tempo pieno. «È stato un fulmine a ciel sereno, ci hanno detto che il ministero non aveva più dato la disponibilità per far uscire i nostri figli il pomeriggio.» A denunciarlo è Elisa Amoruso, regista e sceneggiatrice. «A quel punto avevamo due alternative, o pagarci il servizio di doposcuola, o cambiare istituto, ma in piena estate tutte le altre scuole erano già piene». Nelle famiglie regna ancora grande incertezza e, dopo due anni di dad, ritrovano la scuola, già poco efficiente, con più problemi di prima. Ad oggi sono in molti a non sapere quando si tornerà al tempo pieno, con evidente caos organizzativo, i dirigenti scolastici si fanno carico di tutto e sono allo stremo delle forze. Eppure il ministro dell'Istruzione nell'audizione del 7 settembre scorso dichiarava: «Oltre 5 miliardi sono stati investiti sulla digitalizzazione, altri 2 miliardi sulla riapertura».