2023-05-24
Aperta un’indagine sull’alluvione. Previsti altri nubifragi in Romagna
Resta l’allerta rossa sulla regione. Alla Procura di Ravenna fascicolo contro ignoti. Oltre 100 scuole chiuse, forze dell’ordine per fermare sciacalli e speculazioni. Passerella di Ursula von der Leyen giovedì.La Cina spinge sul carbone. Nel primo trimestre emissioni su del 4% rispetto allo stesso periodo del 2022, complice la crisi dell’idroelettrico. A fine anno Pechino produrrà un terzo della CO2 mondiale.Lo speciale contiene due articoli.Mentre si prova a quantificare la portata dei danni causati dall’alluvione e proseguono i soccorsi tra fango e acqua, resta ancora forte l’allarme maltempo in Emilia Romagna, in particolar modo nel ravennate. L’Agenzia regionale di protezione civile e Arpae Emilia Romagna hanno infatti prolungato lo stato di allerta rossa per criticità idrauliche e gialla per criticità idrogeologiche e temporali su tutto il territorio del comune fino alla mezzanotte di mercoledì 24 maggio. L’allerta, estesa anche nella pianura forlivese, è dovuta al forte rischio di piene dei fiumi, in quanto nel pomeriggio sono previsti temporali che potrebbero causare l’innalzamento dei livelli idrometrici presso i tratti montani dei corsi d’acqua, già colpiti dal dissesto idrogeologico generato dalle alluvioni dei giorni scorsi. Le condizioni sono e restano ancora molto critiche anche per le difficoltà con cui si sta procedendo allo smaltimento delle acque esondate che non consentono il corretto utilizzo del reticolo idrografico secondario e di bonifica, ovvero il sistema di monitoraggio ambientale che regolando le piene dovrebbe tutelare il patrimonio agricolo e urbanistico.Gli ultimi due giorni, tuttavia, hanno dato un po’ di tregua dal punto di vista meteorologico, con l’acqua che ha cominciato a ritirarsi da alcuni dei luoghi più colpiti, ma sono ancora molte le situazioni di difficoltà, con i Vigili del fuoco e i volontari impegnati 24 ore su 24 sul campo. A Conselice, per esempio, Comune di quasi 10.000 abitanti in provincia di Ravenna devastato dal maltempo, sono impegnati 100 volontari della Protezione civile insieme con altre strutture operative, al lavoro con idrovore, pompe utilizzate per assorbire grandi quantità d’acqua in caso di alluvione, mezzi anfibi e altro personale per prestare assistenza alla popolazione.Intanto, a Forlì e Cesena sono state riaperte le scuole, mentre a Faenza la preside del liceo Torricelli Ballardini, Paola Falcioni, ha scritto una lettera ai docenti chiedendo di sospendere temporaneamente verifiche e interrogazioni, invitandoli a «comprendere i ragazzi e i traumi che hanno riportato con l’alluvione e capire quali siano le priorità in questo momento». A proposito delle scuole, l’ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna ha comunicato una prima stima sulla situazione degli istituti: al momento se ne contano 105 colpiti fortemente dall’alluvione, 49 con grandi criticità per la ripresa delle lezioni, 58 con difficoltà dovute alla viabilità e ai trasporti, mentre altri 44 hanno messo a disposizione le proprie aule per accogliere gli sfollati, il cui numero ha superato quota 23.000. Sfollati che, oltre a dover fare i conti con i danni causati dall’alluvione, devono difendersi anche dagli attacchi degli sciacalli e dall’ondata di speculazione sui prezzi di beni di prima necessità strettamente connessi all’emergenza maltempo, dagli stivali ai guanti, dalle pale alle tute impermeabili, tutti oggetti che hanno avuto rincari ingiustificati al punto che a Forlì è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine per controllare questo fenomeno. Per quanto riguarda invece la viabilità, nella giornata di ieri sono state riparte in entrambe le direzioni tutte le corsie dei 200 chilometri della A14 coinvolte dall’emergenza maltempo, come ha reso noto Autostrade per l’Italia.Parallelamente a quanto accade sul territorio, l’attenzione è rivolta anche alle indagini al fine di accertare eventuali responsabilità. A Ravenna è stato aperto dalla Procura un fascicolo con ipotesi di reato di disastro colposo a carico di ignoti. Il procuratore capo Daniele Barberini deciderà se procedere o meno a specifiche consulenze tecniche quando sarà conclusa la delicata fase dei soccorsi, mentre per le sei vittime accertate fino a questo momento i fascicoli aperti dal pm Angela Scorza sono ancora senza ipotesi di reato.Per giovedì, invece, come annunciato da Stefano Bonaccini, è prevista in Regione la visita di Ursula von der Leyen. Il governatore dem, in accordo con il governo, ha fatto sapere che chiederà al presidente della Commissione europea l’attivazione del fondo di solidarietà europea: «Già nel 2012 ci arrivarono 700 milioni di euro, noi siamo convinti che altre centinaia di milioni possano arrivare», ha detto Bonaccini. Giovedì, secondo quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo tenutasi ieri a Palazzo Madama, potrebbe essere anche la giornata dell’informativa in Senato del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, con il Terzo polo che, per voce della capogruppo Raffaella Paita, ha chiesto l’intervento del premier Giorgia Meloni al posto dell’ex governatore siciliano, «per illustrare quello che sta facendo il governo e cercare di fare in modo che si prenda un impegno serio per il ripristino dell’unità di missione Italia sicura per il dissesto idrogeologico», mentre il leader Carlo Calenda, intervenuto al Tg2, ha spento ogni polemica: «Il governo nazionale e la Regione Emilia Romagna stanno lavorando bene. Siamo assolutamente con loro per soccorrere le persone alluvionate».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/aperta-indagine-alluvione-nubifragi-romagna-2660553596.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="intanto-la-cina-spinge-sul-carbone" data-post-id="2660553596" data-published-at="1684866760" data-use-pagination="False"> Intanto la Cina spinge sul carbone Mentre in Emilia Romagna ancora si spala il fango ed esperti di vaglia ascrivono l’alluvione al cambiamento climatico, a longitudini orientali si festeggia il nuovo record di emissioni di CO2. Gli ineffabili cinesi, infatti, continuano a bruciare carbone letteralmente come se non ci fosse un domani. Secondo Carbon brief, le emissioni di CO2 in Cina sono cresciute del 4% nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022. È il primo trimestre più alto di sempre, leggermente sotto il record trimestrale registrato nel quarto trimestre 2020 (il primo trimestre dell’anno è significativo perché comprende i festeggiamenti del Capodanno cinese che durano un paio di settimane). Complessivamente, le emissioni cinesi nel trimestre hanno superato i 3 miliardi di tonnellate di CO2, il che, in proiezione, significa che a fine anno il totale supererà agevolmente i 12 miliardi di tonnellate di CO2 emessa, pari a poco più di un terzo del totale mondiale. Giova ricordare che l’Unione europea a 27 emette 2,8 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, mentre l’Italia si ferma a circa 300 milioni di tonnellate all’anno, meno di un centesimo di quelle mondiali e 40 volte meno di quelle cinesi. Della CO2 emessa in Italia, circa il 15% (45 milioni di tonnellate, pari allo 0,1% delle emissioni mondiali e allo 0,38% delle emissioni cinesi) è legato ai trasporti su strada. Le emissioni in Cina sono cresciute a causa del maggior utilizzo di petrolio (+5,5%), carbone (+3,6%) e gas (+1,4%). L’aumento nell’utilizzo di questi combustibili fossili è stato causato da un maggiore produzione di energia elettrica, che ha dovuto fare i conti anche con la minore produzione idroelettrica a causa delle scarse piogge. La Cina nel 2022 e nel primo trimestre 2023 ha aumentato sia le importazioni di carbone sia la produzione interna, aprendo nuove miniere e sfruttando maggiormente le attuali. L’aumento della produzione di carbone dell’11% registrata nel 2022 in realtà non basta a nutrire l’aumento del fabbisogno, perché la produzione aggiuntiva è costituita da carbone con minore potere calorifico, dunque con minore energia per unità di peso. Vero è che nel 2022 la stessa Cina ha installato 125.000 nuovi megawatt di potenza eolica e solare, ma allo stesso tempo sono stati autorizzati altri 100.000 megawatt di potenza a carbone, più altri 10.000 Mw nel solo primo trimestre 2023. Dunque, la Cina prosegue nella sua strategia di crescita industriale basata essenzialmente sul carbone (e sul nucleare nel lungo termine, in sostituzione di questo). Di contro l’Europa prosegue nella sua strada suicida fatta di una politica industriale strutturalmente inflazionistica e pauperista dal lato dei consumi. Nonostante l’evidente sproporzione tra le emissioni cinesi e quelle europee, l’Europa introduce restrizioni e obblighi sempre maggiori e sempre più oppressivi, costringendo i cittadini a sostenere costi altissimi e, come presto sarà chiaro, anche a limitazioni della libertà di movimento e di espressione. A livello astratto, il racconto dei fatti climatici si basa sulla colpevolizzazione del genere umano come portatore nocivo di squilibri, il che conduce ad un rinnovato malthusianesimo vicino alle posizioni del Club di Roma. Del resto, il fatto che gruppi di pressione ben finanziati manifestino «per il clima» attaccando opere e monumenti italiani stando ben lontani dall’ambasciata cinese segnala un evidente intento politico, anche nella narrazione che pervade i media. Si colpisce con le Ztl l’artigiano che ha il furgone diesel euro 4 perché è molto più facile impedire a questo di varcare le soglie del centro cittadino che fare la voce grossa con Pechino. Un’ipocrisia che origina anche dai rapporti economici intrecciati negli ultimi 30 anni dall’Occidente, che hanno fatto della Cina il regno della manifattura e del dumping ambientale.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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