2023-01-12
Antonio Quirici: «L’artigianalità e la concia vegetale fanno brillare Cuoio di Toscana»
Nel riquadro, Antonio Quirici
Il presidente del consorzio delle aziende pisane: «Al Pitti lanciamo la collaborazione con la Fondazione Palazzo Strozzi per sostenere il bistrot. Rappresentiamo il 98% del mercato italiano delle suole».Il bancone del bar e le pareti sono tutti ricoperti di cuoio trattato anti macchia e anti graffio. Uno spirit speciale distillato al castagno. Lo chef Cristiano Tomei che guida uno showcooking per la preparazione di piatti toscani con ingredienti ispirati all’universo di Cuoio di Toscana come la mimosa, uno dei tre tannini insieme con il castagno e il quebracho con cui viene conciato il cuoio al vegetale. Fragranze personalizzabili sulle basi di cuoio-legno, vaniglia, tabacco e molte altre varianti. Ecco che apre il Cuoio di Toscana club x lovers a Palazzo Strozzi in occasione di Pitti uomo. E non sarà solo un evento ma Cuoio di Toscana diventerà partner della Fondazione Palazzo Strozzi sostenendo così lo Strozzi bistrot. «Il locale firmato Cuoio di Toscana, che rimarrà aperto anche dopo Pitti uomo, sarà dedicato alla degustazione di vini e liquori prodotti soprattutto dalle realtà del territorio», racconta Antonio Quirici, presidente del consorzio leader internazionale nella produzione di cuoio da suola con quote di mercato pari al 98% di quello italiano e oltre l’80% di quello europeo e che esprime l’eccellenza di un cuoio da suola unico, ottenuto con concia lenta al vegetale.Stessi valori, stesse regole in modo che l’artigianato toscano mantenga i suoi altissimi standard. È questa la vostra filosofia. «È così. E da dieci anni a questa parte abbiamo dato un forte impulso alla comunicazione: ci vogliamo rivolgere ai consumatori per portare alla conoscenza del mercato quelli che sono i plus e il valore aggiunto del nostro articolo e delle sue caratteristiche».Le aziende che fanno parte del brand sono tutte in provincia di Pisa, tra Santa Croce sull’Arno e San Miniato, località Ponte a Egola. Quale il valore aggiunto?«L’artigianalità, la naturalezza, il prodotto metal free, conciato con tannini vegetali e senza uso di sostanze tossiche. Usiamo materiale di scarto che ci deriva dai macelli industriali che noi utilizziamo e trasformiamo in un prodotto di eccellenza a sua volta scelto dai grandi brand del lusso in tutto il mondo. Abbiamo creato un decalogo di dieci punti. Una dichiarazione, quella di Cuoio di Toscana, che ha come obiettivo quello di fissare gli standard qualitativi ed etici del consorzio, assumendosi il ruolo di garante sia verso le griffe internazionali che utilizzano le nostre produzioni, sia nei confronti del consumatore finale». L’attenzione all’ambiente è, da sempre, un vostro fiore all’occhiello.«I principi di sostenibilità e tracciabilità costituiscono l’heritage del marchio, creato nel 1985 per diffondere la cultura del cuoio da suola del consorzio eponimo. Le aziende lavorano secondo criteri ecosostenibili regolati da norme stringenti, che nella supply chain passano per il benessere animale e la depurazione delle acque, per il riciclo dei residui solidi e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Il cuoio è un materiale naturale, plastic free e riciclabile, oltre che uno scarto dell’industria alimentare, destinato altrimenti alla discarica o all’inceneritore. Le suole vengono realizzate seguendo la tecnica di lavorazione della concia vegetale lenta in vasca, che prevede la trasformazione delle pelli grezze in un materiale durevole, riconosciuto in tutto il mondo». Grazie all’iniziativa Cuoio di Toscana prize avete dato un grande aiuto ai giovani stilisti.«Cuoio di Toscana rinnova il suo impegno a fianco delle giovani generazioni di talenti, legandosi al progetto green di Pitti uomo S/Style. Attraverso questa speciale collaborazione, i giovani stilisti hanno potuto utilizzare la speciale capsule di calzature con suola verde, 100% ecosostenibile e manifesto dei valori green del consorzio». Quali sono i mercati di riferimento?«Pensando ai brand importanti italiani e francesi, e questi ultimi per la maggior parte producono in Italia, il nostro Paese è quello di maggiore sbocco. Gli altri mercati sono in Europa Spagna Portogallo, Grecia, Germania e pure la Cina soprattutto per il mercato interno per scarpe di qualità medio alta».Chi sono i vostri maggiori competitor?«Per quanto riguarda i prodotti di medio alta qualità, tutto il mondo si rivolge alle nostre concerie, per il prodotto economico abbiamo competitor che possono essere sudamericani e indiani. Ma per la scarpa di alta qualità si rivolgono alle concerie del comprensorio del consorzio Cuoio di Toscana».