2023-10-01
«Cambio il cuore della città portandoci il verde e la cultura»
La fondatrice dell’associazione Giardino forbito Antonella Giani: «A due passi dalla stazione di Torino invitiamo artisti e agricoltori che presentano i loro prodotti, ma anche un’idea di comunità che resiste alla globalizzazione».Antonella Elena Anna Giani (Torino, 1970) è laureata in Estetica e specializzata in Editoria, con formazione professionale in campo giornalistico e progettazione culturale; ha collaborato con editori e aziende quali Il Mulino, Instar Libri, Portofranco, Giudizio universale, Stilema, Bolaffi, La Stampa. Nel 2010 fonda il progetto e l’associazione Giardino forbito, occupandosi di sostenibilità e rigenerazione urbana, con particolare attenzione all’impatto ambientale e sociale: «Giardino forbito è un progetto che nasce con l’obiettivo di coniugare il verde e la cultura tramite la realizzazione di un vivaio polifunzionale, multidisciplinare e interculturale situato nel cuore della città».Nel corso degli ultimi dieci anni c’è un giardino nel cuore di Torino, davanti alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, che è diventato un piccolo e saltuario centro culturale: tra le fronde di faggi, noci del Caucaso e altre essenze si manifestano banchi di artigiani, produttori tipici e incontri con autori e artisti. Questo è Giardino forbito, mosso e animato da Antonella Giani: ma chi è Antonella Giani? Che obiettivi si pone attraverso le tante iniziative di Giardino forbito?«Dagli inizi del 2000 ho lavorato e scritto per un giornale ambizioso, Giudizio universale, il mensile che recensiva tutto. È stata per me un’esperienza straordinaria e molto formativa e, quando nel 2008 ha chiuso, la riflessione sulla crisi mondiale in atto mi ha portata a lavorare sul format Giardino forbito quale strumento utile alla grande transizione in corso, in particolare alla necessità di rigenerare gli ambienti urbani post-industriali. Sin dall’inizio, dalle prime attività proposte nello storico Giardino Sambuy di piazza Carlo Felice a Torino, mi sono resa conto che l’impatto ambientale corrisponde totalmente a quello culturale e sociale, e che ogni forma di disuguaglianza è la prioritaria causa dell’impoverimento umano e del pianeta. Ci siamo resi conto di quanto sia importante l’ambiente in cui vive ogni essere umano, ogni metro quadro circostante a ciascuno di noi deve essere vivibile, in maniera democratica per tutti. Giardino forbito, già nella scelta del nome, si è posto l’obiettivo di coinvolgere autori, scrittori, artisti, scienziati e pensatori a difesa dei diritti e a sostegno dei doveri di cui dobbiamo prenderci carico a favore dell’ambiente, questo nostro grande giardino maltrattato che è il pianeta. Gli obiettivi che ci poniamo, dunque, sono trasversali e vocati alla multidisciplinarietà, convinti che alla complessità di questo millennio si debba rispondere con altrettanta varietà di azioni e con pluralità d’intenti».A Torino e in Piemonte ci sono molte realtà consolidate che si occupano di valorizzare i prodotti locali, a chilometro zero, manifestazioni, enti, associazioni, reti ben presenti sui territori. Ma si ha anche l’impressione, talora, che alcune di queste realtà siano più interessate a sfruttare questi temi che non a crederci, come se la manifestazione contasse più per chi la organizza che per chi partecipa. Il rischio è quello di essere incapaci di facilitare un cambiamento concreto: nei modi di produzione, nelle decisioni di un consumatore più consapevole e critico, poiché quel che conta alla fine è il parlare di un tema, vampirizzandolo, piuttosto che aiutare chi vuole adottare delle buone prassi di avvicinamento alla natura, in un paesaggio più sano, e alla fine si ritrova soltanto grandi ipermercati della caciotta o del lardo di colonnata che costa un botto. Che fare dunque per evitare queste trappole, questi inganni, che spesso la televisione invece propina come modelli positivi ed unici?«Tra le tante attività che abbiamo cominciato a portare avanti in questa sede, sala d’aspetto della Stazione Porta Nuova, il Mercato della biodiversità Googreen è stato pensato principalmente per ri-fidelizzare le persone alla frequentazione di un parco glorioso ma in grave stato di abbandono e degrado. Il mercato è perciò intenso come luogo di aggregazione di incontro, scenografia per appuntamenti letterari, musicali e didattici, uno spazio volto a intercettare pubblici diversi, in particolare quelli fuori dai contesti convenzionali che, nella realtà, corrispondono alla più ampia porzione di popolazione. La ricerca degli espositori del Mercato Googreen si è rivolta a tutte quelle piccole realtà fuori dai circuiti elitari con l’intento di creare innanzitutto una comunità genuina che non ha certo l’intento di risolvere la fame nel mondo ma quello di portare consapevolezza e rispetto per quel settore produttivo che resiste alla globalizzazione, che è portatore di principi e non solo di semplici prodotti agricoli. La vicinanza alla stazione ferroviaria ci ha sin da subito ispirati: lavoriamo sull’idea di un turismo culturale ed esperienziale che porti alla scoperta dei nostri territori scoprendo che della stessa zolla di terra è fatta quella forma di toma, quel miele, quel frutto e anche quella chiesetta medievale». L’umanità ce la potrà fare a cambiare, a moderarsi, a rispettare quel che fino ad oggi ha soltanto usato, oppure è destinata al fallimento?«Sinceramente credo di no, sia per dati demografici che per disequilibrio generale. Le produzioni intensive continueranno ad essere necessarie e la bolla economica è esplosa, reputo perciò sia una grande ipocrisia credere che le persone possano smettere di fare la spesa nei grandi supermercati a favore di cibi sani e buoni ma altrettanto costosi. Credo poi che la politica e le classi dirigenti non siano affatto adeguate, che siano anzi un passo indietro rispetto all’urgenza e al cambiamento e di fatto gli investimenti sull’istruzione e sulla cultura piuttosto che essere incrementati vengono sempre più diminuiti, anziché proporre alle giovani generazioni di formarsi all’etica e al civismo gli si propone l’alternanza scuola-lavoro! Però questa non deve essere una scusa per arrendersi e per non cercare di migliorarsi. Credo, anzi, che se una possibilità di riscatto c’è, stia proprio nell’impegno di ciascuno, un impegno anche solo all’altruismo, per esempio, può già essere una piccola ma importante goccia in un mare di buoni propositi».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)