
Sempre più insistenti le voci sul futuro politico della giornalista dimissionaria, che prova a nascondersi: «Non voglio più parlare». Il mattatore lancia il sasso: Sanremo senza conduttore. Ma l’azienda smentisce.Potrebbero essere propedeutiche a una candidatura al Parlamento europeo, il prossimo anno, col Pd, le dimissioni dalla Rai di Lucia Annunziata. L’indiscrezione circola con insistenza tra gli addetti ai lavori, e il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, la mette nero su bianco: «La libera scelta di Lucia Annunziata di abbandonare la Rai», ha detto ieri Foti, «è, come tutte le scelte professionali, legittima. Si tratta di una giornalista qualificata e impegnata che rispettiamo. Oltretutto, se fosse vero che le sue dimissioni sono prodromiche ad un suo impegno ancor più diretto in politica con il Partito Democratico, il prossimo anno ci sarebbe la possibilità di vederla in parlamento a Bruxelles. Sarebbe certamente un fatto positivo». La stessa Annunziata, ieri a Trento per il festival dell’Economia, nel corso del dibattito col pubblico seguito alla presentazione del suo ultimo libro, ha commentato la sua decisione senza esasperare i toni: «Le dimissioni sono una cosa seria. Mi farebbe piacere non tornare su questa vicenda», ha detto la giornalista, «ho spiegato in una lettera quello che volevo dire, e non c’è bisogno di spiegarlo ancora. Ci ho messo tre giorni a farla e credo che sia sufficiente, l’hanno capito tutti. Ho soppesato parola per parola e sono lì: ho detto tutto, cercando di non trasformare questa vicenda in una vicenda centrale. Sono delle dimissioni che mi sembra siano state accolte. Non c’è niente di strano», ha aggiunto Lucia Annunziata, «nelle seicento pagine del mio libro cose contro la Meloni non ci sono, né le direi. Mi tolgo lo sfizio: quando la Meloni sostiene che lei è stata votata dopo anni come prima persona indicata dagli elettori, ha ragione. Punto».Impareggiabile lo sketch che Fiorello, ieri mattina, nel corso del suo show Viva Rai Due, ha dedicato alla vicenda della Annunziata: «Gli italiani», ha detto lo showman, «sono disperati da quando se n’è andata Lucia Annunziata. Pensano che gli italiani siano interessati da queste cose... Ma no, non gliene frega niente. Non siamo il centro del mondo, mi ci metto dentro anche io, non siamo niente. Siamo solo dei saltimbanchi! Alla gente non gliene frega niente!». Difficile dar torto a Fiorello, anche per quel che riguarda il suo commento più generale sulle polemiche che stanno accompagnando i vari cambiamenti in Rai: «Ma non è mai cambiato niente», ha sottolineato Fiorello, «adesso è TeleMeloni: c’è il governo di destra e quelli di destra mettono quelli di destra, c’è un governo di sinistra e quelli di sinistra mettono i loro di sinistra, è sempre stato così. Ognuno fa il suo orticello. Il problema è generale, è la politica che non dovrebbe stare nella tv, nella Rai. Annunziata», ha concluso Fiorello rivolgendosi direttamente alla giornalista dimissionaria, «se non condividi niente di questo governo, allora dovevi rimanere per lottare dall’interno. Se te ne vai, te ne sei andata. Che poi tutto questo andare via, bisogna capire da dove arriva». Scherzando scherzando, Fiorello ha fatto probabilmente l’analisi più sensata tra tutte quelle lette e ascoltate in questi giorni. Poi si è tolto lo sfizio di comunicare la presunta indecisione di Amadeus in relazione al prossimo festival di Sanremo: «Salutiamo Amadeus», ha detto Fiorello, «che continua a seguirci imperterrito e indefesso. Mi ha detto una cosa, la butto lì, che non sa se quest’anno farà Sanremo. Forse ho intenzione di non farlo, mi ha detto così. Ha detto forse eh, però l’ha detto».Una battuta, quella di Fiorello, che ha finito per aprire un «caso», immediatamente chiuso dalla Rai, che ha fatto sapere che «il neo amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, e Amadeus, stanno lavorando tranquillamente alla prossima edizione del festival di Sanremo». «Annunziata, se non condividi niente di questo governo dovevi rimanere. Bravo Fiorello!”, ha commentato su Twitter il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Nell’attesa di sapere se alle eroiche dimissioni di Lucia Annunziata seguiranno altri atti di coraggio, ad esempio da parte di Marco Damilano, va registrata l’ennesima polemica tra Pd e M5s. Il via libera del Cda della Rai alle nomine per le direzioni di testate e generi proposto dall’amministratore delegato Roberto Sergio, tra le quali quelle di Gian Marco Chiocci al Tg1 e Antonio Preziosi al Tg2, ricordiamolo, è arrivato con il voto contrario della presidente Marinella Soldi, della consigliera in quota Pd Francesca Bria e del consigliere eletto dai dipendenti Riccardo Laganà. Si è astenuto, invece, Alessandro Di Majo, del M5s. «Mi ha molto stupito», ha sottolineato il capogruppo Pd in Commissione Vigilanza Rai, Stefano Graziano, a Radio Immagina, «l’atteggiamento del consigliere dei 5 stelle, credevo si sarebbe compattato con il rappresentante dei dipendenti nel voto contrario alle nomine, un tema che ci preoccupa molto, perché l’azienda Rai ha circa 12.000 dipendenti, non pochi». «Noi in Rai ci siamo astenuti», ha replicato la deputata del M5s Chiara Appendino, a Rai Radio Uno, «la nostra astensione non è stata determinante, sfatiamo questo mito».
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
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In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.





