2022-11-02
L’angheria di Stato durava da 19 mesi. Ora i sanitari avranno la tredicesima
Da ieri potevano tornare in servizio i circa 4.000 professionisti cacciati dagli ospedali, già in difficoltà per le croniche carenze di organico. Sulla sorte degli stipendi arretrati si attende un parere della Consulta.La dottoressa Maria Teresa Turrini: «Speranza non mi ha nemmeno spedita in Ucraina. Turni già decisi, rientrerò solo a dicembre».Lo speciale contiene due articoli.L’incubo è finito: in virtù del decreto legge varato dal governo guidato da Giorgia Meloni, da ieri gli operatori sanitari sospesi per inadempienza all’obbligo vaccinale sono tornati in servizio e hanno ricominciato a ricevere anche lo stipendio, dopo ben 19 mesi di ghettizzazione e stenti: l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, ricordiamolo, è stato introdotto con il decreto legge 22 del 1 aprile 2021, approvato dal governo guidato da Mario Draghi. Quel decreto, poi prorogato, sarebbe scaduto il prossimo 31 dicembre, ma il neo ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha anticipato a ieri, 1 novembre, la decadenza dell’obbligo. «Abbiamo deciso», ha spiegato Giorgia Meloni in conferenza stampa, «di anticipare la fine dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario e delle Rsa perché questo ci consente di rimettere al lavoro 4.000 persone in un sistema che ha già problemi di personale». Vediamo qualche cifra: per quel che riguarda il sistema sanitario nazionale, sono stati sospesi per non essersi vaccinati circa 1.200 medici ospedalieri su 250.000 totali, e 2.600 infermieri su 450.000. Ovvio che si tratti di un numero esiguo rispetto alla carenza di personale che si riscontra nel settore, ma è vero pure che avere di nuovo in servizio questi 4.000 operatori circa è sempre meglio che tenerli a casa, tanto più che ora potranno finalmente tornare a ricevere il salario, e pure la tredicesima. Non a caso, esprime un parere positivo sul provvedimento del governo Meloni il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane (Fiaso), Giovanni Migliore, che pure rispolvera la bugia per cui i renitenti sarebbero più pericolosi per i ricoverati: «Le situazioni dei medici non vaccinati che saranno reintegrati negli ospedali», dice Migliore all’Ansa, «saranno valutate caso per caso rispetto all’assegnazione nei reparti, ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti. L’obbligo vaccinale sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell’epidemia era comunque necessario intervenire per fare chiarezza, questo provvedimento va in questa direzione; noi a seconda della valutazione del rischio decideremo», sottolinea Migliore, «e le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari, che rappresentano una risorsa, ma sono ad ogni modo una percentuale molto piccola rispetto alla grande maggioranza degli operatori sanitari e medici che sono invece vaccinati. I professionisti saranno impiegati nei reparti in relazione alla loro condizioni di salute e di rischio, quindi ci sarà una valutazione caso per caso in modo da non esporre pazienti e stessi operatori ad un rischio contagio da Covid. Ora la priorità», argomenta ancora Migliore, «è avere maggiore personale per rispondere alla domanda dei cittadini e pertanto qualunque provvedimento che vada in questa direzione non può che essere il benvenuto. Siamo in una nuova stagione della responsabilità e di una nuova normalità e accogliamo quindi questo provvedimento positivamente; le singole aziende valuteranno poi i singoli casi». Per quel che riguarda gli operatori sanitari che non si sono vaccinati ma hanno contratto il Covid, ricordiamolo, l’obbligo vaccinale era differito per un periodo di sei mesi dal primo referto positivo. Un’altra questione aperta riguarda gli stipendi che gli operatori sanitari non vaccinati hanno perso: cosa succederà? La Corte costituzionale, alla fine di novembre, dovrà esprimersi sulla legittimità dell’obbligo vaccinale e della sospensione dal posto di lavoro e dalla retribuzione per i sanitari inadempienti, sulla base di varie ordinanze che hanno rinviato il giudizio sull’obbligo della vaccinazione anti Covid alla Consulta, come quella del Tar Lombardia-Milano, che lo scorso 16 giugno ha sollevato la questione di costituzionalità nella parte in cui dispone «per il periodo di sospensione dall’esercizio della professione sanitaria non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato», accogliendo il ricorso di una operatrice non vaccinata, monoreddito e con un figlio a carico, nei confronti del provvedimento con il quale l’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano l’aveva sospesa dal servizio, senza retribuzione. Tale norma, secondo il Tar, «trascura il valore della dignità umana, specie ove si consideri che la sospensione da qualunque forma di ausilio economico del dipendente non trova causa nel venir meno di requisiti di ordine morale». Anche il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia, Sezione giurisdizionale, con l’ordinanza del 22 marzo 2022, ha sollevato la questione di costituzionalità dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario. Se la Consulta dichiarasse incostituzionale l’obbligo, aprirebbe la strada ai ricorsi per ottenere gli stipendi non percepiti dai non vaccinati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/angheria-stato-19-mesi-sanitari-2658584174.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="costretta-a-tagliare-le-spese-pero-lordine-pretendeva-la-quota" data-post-id="2658584174" data-published-at="1667358105" data-use-pagination="False"> «Costretta a tagliare le spese, però l’Ordine pretendeva la quota» Maria Teresa Turrini È rimasta sospesa, senza stipendio, dal 10 settembre del 2021. Per l’Asl toscana e il suo Ordine professionale, la dottoressa Maria Teresa Turrini, 67 anni, di Montevarchi, in provincia di Arezzo, avrebbe dovuto patire la fame o finire sotto i ponti, solo perché non si era vaccinata contro il Covid. Specializzata in nefrologia, per 15 anni medico ospedaliero in un centro trasfusionale, dal 1994 lavora anche nel servizio di continuità assistenziale. È l’ex guardia medica, che risponde alle chiamate o effettua visite a domicilio in orario notturno, il sabato e nei festivi. Nel marzo 2021 iniziò la collaborazione con Ippocrate.org, prestando nel tempo libero cure domiciliari ai malati Covid. Contraria a questo vaccino, soprattutto se somministrato in età pediatrica, lo disse assieme ad altri colleghi nel video «Proteggiamo i bambini», che fu bloccato da Facebook. Poi che cosa è successo? «Al mio Ordine arrivò dalla Sardegna una segnalazione anonima, venne aperto un procedimento disciplinare nei miei confronti. Nel frattempo l’Asl comunicava che non mi ero vaccinata e venni sospesa. Credo di essere stata la prima, nella mia zona, a subire questo provvedimento». Quindi lei è rimasta più di un anno senza stipendio. «E senza contributi. Abbiamo vissuto della pensione di mio marito, che non è certo gran cosa. Intanto dovevo aggiornarmi, a mie spese, intaccando i risparmi. Mi è stato imposto pure il pagamento della quota dell’albo professionale». Ma non era sospesa? «Hanno detto, in tono intimidatorio, che ero comunque obbligata a pagarla, con tanto di interessi per il ritardo». Che cosa ha tagliato dal budget, così da far quadrare i conti? «Niente più seconda auto, acquisti ridotti all’indispensabile, nessuna spesa in vestiario o altro, diventato superfluo. Cene e viaggi non ne parliamo, dimenticati. Anche perché senza green pass tutto ci era negato. Avevo provato a scrivere all’ex ministro della Salute, Roberto Speranza». Per chiedergli? «Di togliere la sospensione e permettermi di andare a lavorare in Ucraina, da dove arrivano medici non vaccinati che vengono arruolati nelle nostre strutture. Mi mettevo a disposizione, nemmeno ha risposto». Colleghi, amici le sono rimasti vicini? «Il non avere fatto il vaccino ha cancellato tutto, come se non ci fossero più condivisioni. Alcuni medici hanno detto che stavo sbagliando, che “vaccinarsi era la salvezza e dovevo saperlo, avendo studiato”. Invece non c’era nulla di scientifico, nell’imporlo ai sanitari. Altri mi hanno attaccato pesantemente su nostre chat». Proprio i camici bianchi sembrano i più contrari al vostro reintegro. «Un amico, dai tempi dell’università, ha detto che non accetta di aver ubbidito allo Stato e che ora i no vax possano tornare a lavorare. Non li vuole in ospedale. Mi ferisce profondamente sentir dire che, senza quel siero in corpo, non sono un medico, che non potrei esercitare. Purtroppo, quest’obbligo ha creato una divisione tra colleghi che difficilmente sarà ricucibile». Che cosa l’ha aiutata, in dodici mesi di privazione del lavoro e dello stipendio? «Poter studiare, approfondire questioni di virologia e di salute pubblica. Ed è stato utilissimo continuare a seguire in modo volontario i pazienti Covid a domicilio, con protocolli che funzionano anche se non sono quelli dell’Aifa». L’ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco, Guido Rasi, ha suggerito di fare un esame ai no vax, prima di reintegrarli, così da verificare se hanno «la preparazione sufficiente per svolgere il loro lavoro». «L’ho sentito dire in tv che la tachipirina è un antinfiammatorio, credo che un esamino dovrebbe farlo il professor Rasi. Con lui molti altri, che continuano a sostenere che questo siero immunizza ed elimina il contagio, e spingono a fare quarte, quinte dosi anche i fragili, che poveretti hanno già il sistema immunitario compromesso». Ieri è tornata al lavoro? «Macché. La programmazione dei turni era già stata fatta per tutto novembre e potrò riprendere solo il prossimo mese».
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.