2021-05-27
Andrea Costa: «Tamponi gratis, è una questione di equità»
Il sottosegretario alla Salute del centrodestra: «Finché non saremo tutti immunizzati, per garantire la mobilità serve che il costo sia coperto. Altrimenti, con il pass verde, si creerebbero delle disparità: i vaccini non si pagano e i guariti sono stati curati senza costi».Di maratone Andrea Costa ne ha fatte tante da runner appassionato, ma quella della campagna vaccinale corsa con la maglia di sottosegretario alla Salute è la più impegnativa. Primo, perché andava recuperato il terreno perso dalla ex struttura commissariale di Domenico Arcuri. E secondo perché Costa, esponente di Noi con l'Italia, rappresenta l'elemento di discontinuità al ministero rispetto al governo precedente ed è il punto di riferimento per le istanze del centrodestra all'interno del dicastero ancora guidato da Roberto Speranza.Lei è favorevole alle riaperture? «Sulle aperture la discontinuità rispetto al passato è stata netta. I cittadini e operatori chiedevano date certe, la politica si è assunta la responsabilità di fare delle scelte, con un rischio ragionato come ha detto lo stesso presidente del Consiglio. Già ad agosto probabilmente arriveremo a 75 milioni di dosi somministrate e credo sarà possibile togliersi la mascherina all'aperto. Il contributo del centrodestra è stato fondamentale in questo percorso graduale, sono i fatti a testimoniarlo. Il grande merito di Draghi è stato l'aver saputo di fare la sintesi. Oggi i cittadini hanno bisogno che la politica risolva i loro problemi, non che li cavalchi. La politica deve assumersi la responsabilità delle scelte, ho fatto il sindaco per 13 anni, so bene quanto sia importante avere un rapporto diretto con i cittadini a cui rendere conto». Gli italiani vogliono andare in vacanza e quindi spostarsi in sicurezza. E arriviamo al tema del passaporto sanitario, non si rischiano discriminazioni tra chi ha già potuto fare il vaccino e chi ancora aspetta il suo turno?«Il green pass è uno strumento che deve dare risposta uniforme su tutto il territorio nazionale. Peraltro è stato pensato per consentire spostamenti tra regioni di tipo diverso, ma oggi già questa problematica non c'è neppure, non essendoci regione rosse. Sarà però utile per monitorare gli eventi all'aperto e al chiuso. Ricordiamo che il pass spetta a vaccinati, guariti e negativi al tampone. Tre criteri che stabiliscono equità per diritto allo spostamento ma non abbiamo ancora messo tutti i cittadini in condizione di vaccinarsi, serve uno sforzo in più. Ecco perché mi sto battendo per i tamponi gratuiti. Se contrai il Covid vieni curato gratuitamente e se vieni vaccinato la somministrazione non la paghi. Quindi per parità di trattamento anche i tamponi dovrebbero essere gratuiti finché tutti i cittadini non avranno avuto la possibilità di essere vaccinati, magari in un numero limitato come in altri Paesi europei. Ma dobbiamo introdurre un elemento di equità. Altrimenti avremo cittadini che si potranno spostare gratuitamente e altri che invece, per farlo, dovranno pagarsi il tampone».Sempre a proposito di vacanze c'è anche il nodo dei richiami da fare durante il periodo delle ferie. «Noi siamo favorevoli a qualunque iniziativa possa incrementare la campagna di vaccinazione. Ci sono però aspetti logistici complessi su cui ragionare, è chiaro che tutto deve passare da un accordo tra le Regioni e occorre anche una compensazione. Certo, non aiuta che le Regioni abbiano piattaforme diverse che non comunicano tra loro. Farle dialogare non significa tornare a una sanità centralizzata ma fare un passo avanti sulla condivisione dei dati. Il tema dei vaccini in vacanza lo sta mettendo in evidenza, fornendo l'occasione per fare una riflessione».Quando saranno finite le ferie, e la campagna vaccinale sarà ormai nella sua fase massiva, si porrà di nuovo il problema del rientro a scuola. Lei è favorevole al vaccino obbligatorio per gli studenti?«Credo che sia prematuro parlare di obbligatorietà perché oggi non abbiamo ancora dati che ci permettono di capire l'entità numerica di chi non si vuole vaccinare ma sono convinto che dobbiamo iniziare a pensare alla vaccinazione a scuola per i ragazzi, sul fronte della gestione logistica si può fare. Anche per dare un sostegno pratico alle famiglie». Cosa succederà a novembre, se si dovrà procedere con il terzo richiamo? «Ci stiamo già pensando, non vogliamo farci trovare impreparati e non lo saremo. I grandi hub sono fondamentali ma il nostro Paese è fatto di piccoli centri, per le vaccinazioni a domicilio abbiamo quindi coinvolto le farmacie, i medici di famiglia e dovremmo coinvolgere anche le scuole. Abbiamo un esercito di vaccinatori, e soprattutto nel secondo semestre sono previste milioni di dosi di vaccini, ci saranno tutte le condizioni per partire fin da subito a ritmi sostenuti». La sanità privata è stata sottoutilizzata, almeno in alcune regioni, come supporto alla campagna vaccinale. «Chi è ancora convinto di affrontare i problemi della sanità contrapponendo il pubblico con il privato vive fuori dal tempo, guai ad avere un approccio ideologico, c'è bisogno di sanità di qualità e accessibile. Indipendentemente da chi la fa».
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