2022-07-01
Anche Salvi faceva come Palamara: andò da Ferri per farsi nominare
Giovanni Salvi (Imagoeconomica)
L’uomo dell’hotel Champagne: «Il super pg mi cercò per parlare della candidatura alla Procura di Catania» In quell’occasione la toga ebbe la meglio su Tinebra (presunto capo della loggia Ungheria) anche grazie a Mi.L’annunciato ricorso alle carte bollate nella querelle tra il pg uscente della Cassazione Giovanni Salvi e l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara ha scaldato le opposte tifoserie. E, come leggerete, ha permesso di far uscire dalla naftalina la vicenda della candidatura a procuratore di Catania di Salvi, poltrona che questi conquistò grazie ai voti di Magistratura indipendente, all’epoca guidata da Cosimo Ferri, uno dei convitati dell’hotel Champagne e oggi additato dalle toghe progressiste come una sorta di uomo nero delle nomine. Ma partiamo dalle polemiche di ieri. L’ermellino con noi ha puntualizzato di non essere più disposto a tollerare critiche pretestuose o insinuazioni sul suo conto e ha spiegato che il pranzo con Palamara del giugno del 2017 non aveva come oggetto la propria nomina a procuratore generale della Cassazione, ma la scorta spettante all’allora consigliere del Csm. Salvi ha anche ricordato che nel cellulare di Palamara, tra «i 60.000 messaggi delle chat» non ci sarebbe stato «un solo scambio» con lui. In realtà qualche sms sembra ci fosse, tanto che Palamara ha sottolineato: «Gli incontri per la nomina a procuratore generale continuarono e si intensificarono nel mese di novembre 2017. Su questo, ovviamente, ho le prove».Il 30 di novembre Salvi chiede via sms un appuntamento a Palamara, che, in base ai messaggi, sembra essersi tenuto nel pomeriggio, intorno alle 15 e 30. Salvi voleva parlare della scorta o della sua candidatura a pg della Cassazione? I due offrono versioni opposte, ma è certo che proprio il 30 novembre il magistrato segretario della quinta commissione (quella che si occupa degli incarichi direttivi e semidirettivi) invia ai membri della stessa una mail in cui si legge: «Su indicazione del presidente Palamara si elencano di seguito le pratiche in votazione nella prossima settimana (4-7 dicembre)». Tra i posti da votare c’è quello di pg della Cassazione e a fianco è indicato il nome del relatore: Palamara. Salvi aveva avuto quella informazione da un compagno di corrente e si era prontamente messo in moto? Come abbiamo visto l’alto magistrato, che nell’occasione perse la sua corsa contro Riccardo Fuzio, ha già negato tale ipotesi con fermezza. Ma dopo la pubblicazione da parte nostra di questi sms alcune fonti hanno rispolverato un’altra nomina molto chiacchierata. Quella a procuratore di Catania del 2011. Il 2 novembre di quell’anno il plenum scelse Salvi, campione della corrente progressista di Md, in una sanguinosa disfida che coinvolse anche l’allora procuratore generale del capoluogo siciliano Giovanni Tinebra, candidato dei conservatori di Magistratura indipendente, e il sostituto procuratore Giuseppe Gennaro, portabandiera dei centristi di Unicost. Tinebra per i lettori di questo giornale è un personaggio noto, visto che a partire dal 2019 è stato indicato dal faccendiere Piero Amara come presunto capo della fantomatica loggia Ungheria. I due sconfitti fecero ricorso al Tar contestando la presunta scarsa dimestichezza con le inchieste di mafia della toga «democratica», ma soprattutto l’improvvisa revoca da parte del Csm della designazione di Salvi a procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano.Il Tar nell’ottobre del 2012 diede ragione a Gennaro e Tinebra annullando la delibera del 2 novembre, mentre, a dicembre del 2012, il Consiglio di Stato ribaltò la decisione. Nel frattempo la parlamentare del Pd Rita Bernardini aveva portato avanti la sua battaglia in Parlamento per bloccare la corsa di Tinebra, ricordandone il malandato stato di salute e i presunti rapporti con imprenditori e banchieri potenti, a cui si sarebbe rivolto anche per chiedere sostegno presso il Csm. Un modus operandi che forse qualche anno dopo ha ispirato Amara per le sue accuse di affiliazione massonica. Ma se l’esistenza della loggia Ungheria non sembra confermata dalle indagini della Procura di Perugia, a risultare particolarmente beffarda è una vicenda che collega Salvi a Ferri, ovvero al compagno di corrente e, secondo Amara, persino di obbedienza di Tinebra. Salvi, infatti, nel 2011 avrebbe chiesto sostegno per la propria candidatura al futuro deputato, all’epoca segretario di Mi.Il 20 ottobre il plenum rinvia la votazione, dopo che ad agosto in commissione Tinebra e Gennaro avevano incassato due preferenze a testa e Salvi una sola. Il 21 ottobre Salvi si sarebbe recato in piazza Indipendenza, sotto la sede del Csm, per incontrare Ferri. Quest’ultimo, che aveva lasciato Palazzo dei marescialli nel 2010, sembra che si trovasse in città per il Consiglio nazionale di Mi.Il parlamentare ha più volte raccontato quell’episodio ai suoi collaboratori, arricchendolo di un aneddoto: insieme con Salvi, quel giorno, avrebbe soccorso un senzatetto che si era sentito male. In effetti un numero di telefono intestato a un senza fissa dimora quel pomeriggio contattò il 118 e l’ambulanza arrivò in piazza Indipendenza intorno alle 16. Ferri ha sempre detto di essere rimasto colpito dall’altruismo mostrato da Salvi nell’occasione, ma anche ha aggiunto che l’appuntamento era stato fissato su richiesta del collega, essendo questi alla ricerca di voti. Il parlamentare con La Verità cerca di schivare possibili polemiche, pur ammettendo l’incontro: «Posso solo confermarle che mi venne a parlare della sua candidatura a procuratore di Catania. E che ci teneva molto». Il 2 novembre il voto della commissione venne ribaltato. Al primo turno Salvi ottenne 10 preferenze, Tinebra 8 e Gennaro 7. Nel secondo e decisivo round Salvi salì a 13 preferenze grazie al sostegno del vicepresidente del Csm Michele Vietti (altro presunto membro della fantomatica e molto probabilmente inesistente Ungheria), ma soprattutto a due consiglieri di Mi (la corrente di Ferri), Antonello Racanelli e Alessandro Pepe, il cui appoggio risultò determinante, dal momento che la votazione si concluse 13 a 11. Gennaro si dovette accontentare del supporto di Unicost e di quasi tutti i laici del Pdl.Quattro anni dopo Salvi divenne procuratore generale di Roma in modo meno rocambolesco. Entrò in un classico pacchetto: nella stessa tornata Roberto Alfonso di Mi, dopo aver ritirato la candidatura nella Capitale, venne scelto per Milano, mentre Luigi Riello di Unicost andò a Napoli.