2021-08-17
La vera America fatta di avventurieri e teatri sorti nel cuore del deserto
Marta Becket e l'Opera House Amargosa di Death Valley Jct. (Getty Images)
La Death Valley custodisce le storie leggendarie di Scott, della sua falsa miniera e della ballerina stanca di Broadway. Che cos'hanno in comune un'attrice, ballerina, coreografa e pittrice newyorkese che partecipò a storici spettacoli di Broadway come Wonderful Town e A Tree Grows in Brooklyn e uno spericolato cavallerizzo nato in Kentucky e fuggito di casa a 10 anni per finire a esibirsi nel Buffalo Bill Wild West Show? Entrambi hanno lasciato uno storico segno in una delle località più estreme, suggestive e affascinanti del pianeta, e delle più simili alla nostra immagine dell'inferno, popolata com'è da angolini che portano le accattivanti denominazioni di Devil's Golf Course, Hell's Gate e Dante's View.Death Valley ricevette il suo nome nel 1849, durante la corsa all'oro verso la California, quando vi morirono 13 pionieri appartenenti a una singola carovana. È una valle di 7.800 chilometri quadrati (più o meno le dimensioni dell'Umbria), abitata stabilmente da 320 persone (i turisti sono molti di più) e nella quale il 10 luglio 1913 fu registrata una temperatura di 56,7 gradi centigradi, la più alta di cui ci sia mai stata notizia sulla faccia della Terra (si trattava della temperatura dell'aria, cioè del comune termine di riferimento meteorologico; se siete interessati a quella del terreno, il 15 luglio 1972 ne fu registrata una di quasi 94 gradi, anche in questo caso un record assoluto.)Death Valley corre da Nord a Sud, fra le catene montuose Amargosa a Est e Panamint a Ovest. Dopo Panamint ci sono altre tre catene (inclusa la Sierra Nevada) prima dell'oceano, quindi l'umidità del Pacifico ha ampio modo di depositarsi prima di arrivare qui, il che spiega il bassissimo livello delle precipitazioni (la media annuale è 60 millimetri; in Italia è un metro) e il clima estremamente secco. Nel Pleistocene c'era un lago lungo 160 chilometri e profondo 180 metri; poi evaporò, lasciando la più profonda depressione del Nord America (Badwater, 86 metri sotto il livello del mare) e un'enorme riserva di sali di sodio e boro. Fra questi il borace, introdotto in Europa da Marco Polo e tuttora usato in detergenti, saponi, disinfettanti e insetticidi; negli anni 1880, carri tratti da 20 muli (in realtà, 18 muli e due cavalli) portavano il borace della Valle della Morte (9 tonnellate alla volta), per 275 chilometri, fino alla ferrovia più vicina, situata nella cittadina di Mojave. Fu un breve periodo di fortuna economica, bruscamente concluso dal fallimento della Harmony borax works, ma fu anche un'indicazione di tempi a venire: di avventure che mescolarono l'audacia di film e fumetti con la mancanza di scrupoli di frodi colossali.Nel 1902 Walter Edward Perry Scott, soprannominato Death Valley Scotty, litigò con Buffalo Bill e s'improvvisò cercatore d'oro nel posto che già gli aveva assicurato il suo epiteto. Ricevuti robusti finanziamenti, decantava una miniera che però non produceva nulla; sfacciato e incurante, spendeva e spandeva nei migliori alberghi della California. Mentre gli altri investitori cominciavano a fiutare l'imbroglio, uno di loro, il magnate di Chicago Albert Mussey Johnson, decise di vederci chiaro visitando la fantomatica miniera. Scotty lo portò in lungo e in largo a cavallo, confidando che non avrebbe retto: vittima in gioventù di un grave incidente ferroviario che gli aveva spezzato la colonna vertebrale, Johnson zoppicava ed era cagionevole di salute. Successe invece l'incredibile: nel clima caldo e secco della zona, Johnson cominciò a sentirsi meglio e sviluppò una cordiale amicizia con Scotty, al punto di permettergli di vivere per sempre nella sontuosa residenza che si costruì nella valle, completa di due torri e di un organo con 1.121 canne. Naturalmente, Scotty lasciò circolare la leggenda che la villa fosse opera sua, pagata con i proventi della sua miniera, e a tutt'oggi è nota come Scotty's Castle. Scotty morì nel 1954. Tredici anni dopo Marta Becket, che aveva fatto parte del corpo di ballo del Radio City Music Hall e da qualche anno girava il Paese offrendo performance solitarie in piccoli teatri e auditori scolastici, bucò una gomma vicino Death Valley Junction, il punto di entrata nella valle, e lì fece una scoperta. Fra il 1923 e il 1924 la Pacific coast borax company, erede della defunta Harmony, vi aveva edificato un intero villaggio, con uffici, negozi, abitazioni, un albergo, un ristorante e anche un teatro, che veniva usato per riunioni, funerali, danze, messe e proiezioni cinematografiche. Fu un colpo di fulmine: Marta affittò la sala, la riparò e restaurò, la ribattezzò Amargosa opera house (Amargosa non sono solo i monti, da queste parti, ma anche il fiume a regime carsico che le attraversa). Da allora diede spettacoli per quasi mezzo secolo, intrattenendo pubblici di tutto il mondo e figurando nel documentario Amargosa (2000), vincitore di vari premi. La sua ultima comparsa sulla scena fu il 12 febbraio 2012. Morì nel 2017.Anche questa è America; forse, soprattutto questa lo è. C'è Manhattan, certo, e ci sono Malibu e il Fisherman's Wharf di San Francisco. Ma ci sono anche, soprattutto, artisti e avventurieri e persone qualunque che s'innamorano di un paesaggio, di un'atmosfera e decidono di abbandonare tutto per seguirli, per immergersi in un improbabile sogno che sta solo a loro realizzare.