2021-10-07
Galli non è accusato perché va in tv
ma per aver aggiustato i concorsi
Massimo Galli (Getty images)
Chi l'avrebbe mai detto? Massimo Galli, l'opinionista da virus che da un anno e mezzo ci tiene compagnia sbucando ogni sera dal video, invece di ammonire con aria di superiorità gli italiani per come si comportano in tempi di pandemia, per una volta risponde come un qualsiasi assessore finito sotto indagine. «Vengo colpito perché scomodo», ha spiegato in diretta tv il giorno dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia in un'inchiesta su concorsi universitari ritenuti truccati. «Diventare personaggio pubblico ha molti contro e pochi pro», ha aggiunto precisando di «avere la schiena diritta». Sarà, ma l'indagine della Procura di Milano non è iniziata quando il primario dell'ospedale Sacco ha cominciato ad apparire nei salotti tv a seguito del diffondersi del Covid, ma l'anno prima, cioè nel 2019. E le intercettazioni disposte dai pm, dunque, risalgono a ben prima che il professore divenisse una star e, secondo lui, fosse ritenuto scomodo.La faccenda è molto semplice e non ha nulla a che fare con le comparsate di prima serata ma, più banalmente, con l'abitudine di molti docenti universitari di mettere in cattedra non gli insegnanti più meritevoli, quelli con il miglior curriculum e la più autorevole produzione scientifica, ma gli allievi prediletti, quelli ritenuti amici. Insomma, la questione riguarda una storia vecchia e da sempre ritenuta una malattia degenerativa del nostro sistema universitario, ossia l'attitudine dei baroni a sistemare gli amici. Il sistema è noto e denunciato da anni: il professore ritaglia il bando per il docente da mettere in cattedra su colui che si è scelto prima del concorso e poi, una volta nominata la commissione esaminatrice, ci si spartisce le nomine. Tu sostieni il mio candidato e io sosterrò il tuo al prossimo giro. Risultato, i baroni universitari sono padri padroni, non in nome della qualità dell'insegnamento, ma della conservazione del proprio potere. Ecco, è di questo che è accusato il professor Galli, non di essere diventato un personaggio pubblico e nemmeno di essere scomodo. Anzi, semmai è ritenuto colpevole di essersi accomodato alle abitudini degli atenei italiani, evitando di scegliere tra i candidati più autorevoli. Intendiamoci, queste sono le accuse. Ma a leggere gli atti dell'inchiesta predisposta dai magistrati si resta a bocca aperta, perché per confezionare il concorso su misura che premiasse chi aveva meno titoli di un altro candidato erano richieste non le pubblicazioni sulle riviste più autorevoli ma l'essere stato firmatario di una qualche ricerca, anche di gruppo e senza esserne il vero autore. Un po' come se, per restare al campo giornalistico, non si premiasse l'autore dell'inchiesta, ossia colui che la firma, ma un collaboratore, il cui nome non è apparso sulla testata più autorevole, ma su una di secondo piano.L'operazione sarebbe stata così smaccatamente di favore, che qualche collega del professor Galli, come la dottoressa Maria Rita Gismondo, si sarebbe rivolto alla Procura, segnalando il caso. Nel mirino dei magistrati sono finiti diversi episodi, con accuse che vanno dalla turbativa d'asta al falso ideologico, e, c'è scappato poco, che i pm ci mettessero il carico con un'ipotesi di associazione a delinquere per la ramificazione della faccenda.Ovviamente, vedremo in futuro se le ipotesi dei magistrati passeranno il vaglio di un giudice e di un processo. Tuttavia, segnaliamo una frase che ci sembra significativa. A pronunciarla secondo le intercettazioni sarebbe stata la segretaria di Galli, la quale si sarebbe lasciata sfuggire che continuando così il professore avrebbe rischiato di finire in galera. Eh, già, perché tra le accuse ci sono pure i verbali falsificati. Perché contro il Covid ci si può vaccinare, ma contro il virus dello strapotere dei baroni universitari a quanto pare non c'è antidoto che riesca ad arginarlo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)