2022-02-10
Altre grida di dolore dal mondo degli invisibili del pass
Professori, sanitari e poliziotti spinti ai margini senza uno stipendio.Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoSiamo bloccati in Sardegna dal 10 gennaioIo e mio figlio siamo arrivati in Sardegna il 22 dicembre e mio marito ci ha raggiunti a Natale. Noi abitiamo a Roma, ma io ho origini sarde, quindi siamo venuti dai miei familiari. Mio marito si è ammalato di Covid il 27 e io il 31. Mio figlio, che non è vaccinato, non ha contratto il virus. Siamo poi usciti dalla quarantena l’11 gennaio e nel frattempo, il 10 gennaio per l’esattezza, sono entrate in vigore le nuove direttive secondo le quali per viaggiare è necessario il green pass rafforzato. Lui, quindi, non può attualmente viaggiare e siamo dovuti rimanere qui in Sardegna. Siamo in contatto dal 18 gennaio con la segreteria del ministro Roberto Speranza, ma nessuno sembra essere intenzionato a fare nessun tipo di deroga. Mio figlio aveva addirittura finito la Dad e non gliela volevano confermare, ma grazie al cielo abbiamo trovato una dirigente scolastica che ha capito la situazione. Siamo ancora in Sardegna. Noi potremmo tornare a Roma ma nostro figlio no. Non vogliamo che vengano imputate a un ragazzino responsabilità non sue. Se non studiasse sarebbe un conto, ma se non può frequentare è un altro. Meno male che abbiamo casa altrimenti non so come avremmo potuto fare. Abbiamo un’attività a Roma chiusa da dicembre e non sappiamo più dove sbattere la testa. Non è che mio figlio non ha voluto fare il vaccino, ha particolari problematiche di allergie e la nostra dottoressa ci stava facendo fare tutta una serie di esami e accertamenti, poi sarebbe stato l’hub a decidere; nel frattempo in quanto genitore e tutore di un minore non sarei serena senza essere certa che mio figlio non possa incorrere in situazioni spiacevoli di salute. Comunque, la vaccinazione dovrebbe farla a Roma e i tempi per ottenere la vaccinazione e il green pass rafforzato sono lunghi, quindi perderebbe ancora altri giorni di scuola. Lorena Vacca Sospeso dal lavoro. Ai miei figli non l’ho ancora detto Sono un prof di 47 anni, docente di tecnologia in un istituto di Viareggio, ora sospeso. Ho deciso di non vaccinarmi per ragioni mediche: avendo familiarità con alcune malattie autoimmuni, i dottori mi hanno dato pareri contrastanti sul rapporto rischi/benefici. Alla fine ho deciso di fare alcune indagini immunologiche prima di prendere una decisione definitiva, anche se a questo punto penso proprio che non mi vaccinerò. Gli esami sono in programma a fine mese, ma nonostante abbia mandato tutta la documentazione al dirigente scolastico sono stato sospeso comunque. Al momento vivo dei risparmi che io e mia moglie, che per fortuna continua a lavorare sottoponendosi ai tamponi, abbiamo messo via in previsione di questo momento: abbiamo rinunciato alle vacanze invernali e anche a cambiare la macchina, per ora ci teniamo quella vecchia. Ai nostri figli, di 5 e 9 anni, per il momento non abbiamo ancora detto nulla. Io intanto mi guardo intorno per cercare un nuovo lavoro e sto vagliando l’idea di fare ricorso al Tar per farmi reintegrare, visto che in molti casi i giudici hanno dato ragione ai cittadini e li hanno fatti tornare al lavoro. Come limite di tempo mi sono dato giugno: se entro quella data non potrò insegnare di nuovo, dovrò cambiare occupazione in modo definitivo. Matteo RaponiSono innocente però vengo punita come i criminaliHo preso la decisione di non ricevere il vaccino perché ho una familiarità con le malattie cardiocircolatorie e tromboflebitiche che mi hanno provocato un certo timore. Non possiedo certificazioni di esenzione perché il mio medico di base reputa questi valori non gravi, anche se entrambi i miei genitori e tutti e quattro i miei nonni sono stati vittime di infarti, edemi polmonari, attacchi ischemici transitori e tromboflebiti. Dal marzo 2020 ho deciso di farmi seguire a mie spese da un centro medico specializzato in medicina rigenerativa, e dopo vari esami sia ematici sia del microbiota, ogni giorno prendo diversi integratori e ho modificato secondo quanto indicatomi la mia dieta. A tutt’oggi facendo gli scongiuri, non mi sono ammalata. Conduco una vita riservata, passeggio molto in collina al sole, non faccio aperitivi, cene e incontri. Per il momento non ho sofferto di questo isolamento. Vado al lavoro (previo tampone la domenica con tre ore di fila al freddo davanti alla farmacia) il lunedì ed il martedì. Mercoledì prendo un giorno di ferie Giovedì e venerdì sono in smart working. Nel mio ufficio sono stata vista come un pericolo vagante: sapevo che si fossero ammalati i colleghi la colpa sarebbe stata attribuita a me. Sono tutti vaccinati con due o tre dosi. Nel mio settore siamo in 30 persone, si sono ammalati in dieci, tutti vaccinati. Da martedì non potrò più andare al lavoro e sarò senza stipendio. Sono una persona che ha sempre pagato le tasse e che non ha commesso reati. Però mi vedo vietato il mio diritto al lavoro: io che sono stata l’unica su 30 persone ad andare in ufficio con un attestato di negatività, mentre loro, vaccinati, sono venuti in ufficio ammalati, poiché ignari, non facendo i tamponi settimanali come me, del fatto di essere positivi. Io ho garantito a loro il diritto alla salute sul luogo di lavoro, mentre loro non hanno garantito lo stesso diritto a me. Non ho altre parole. Il resto è stupore, dolore, incertezza, scoramento. Francesca Scandellari Rimango in cattedra perché ho preso il Covid a dicembreSono una professoressa di inglese dal 2006. Quando varco la soglia della scuola si aprono le tende del mio palcoscenico dove io, quotidianamente, vado in scena nel mio magico teatro. Qualsiasi cosa alle mie spalle svanisce. Si oscurano tutte le luci su ciò che è al di fuori dei cancelli e io inizio il mio spettacolo. Ho scelto questa professione per vocazione, ce l’ho nel sangue, immagino. I miei studenti (insieme con i miei figli) sono la mia linfa vitale. In loro scorgo e scopro quotidianamente delle scintille. Sono fiera di quello che ho costruito e che sto costruendo, del mio lavoro, dei miei figli e dei miei studenti, sempre, così come loro sono pieni di stima per me, me lo hanno sempre dimostrato. Il giorno in cui hanno confermato l’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico mi è crollato il mondo addosso. Fino a quel momento ero riuscita a varcare la soglia del mio teatro, pagando. Sì! Fino al 14 dicembre 2021 ho pagato per lavorare. Sembra assurdo, ma è questa la realtà. Pur di svolgere la mia amata professione, ho pagato. Adesso, le cose sono cambiate. Ho pianto e ho trattenuto ogni giorno le lacrime davanti ai miei studenti mentre continuavo a svolgere le mie amate lezioni. Il 14 dicembre pensavo di dover svolgere le mie ultime ore di lezione, ignara di quel che sarebbe potuto accadere dal 15 gennaio in poi, ma consapevole del fatto che avrei dovuto interrompere la mia professione per non cedere a un ricatto dello Stato senza precedenti. Il 14 dicembre, per la prima volta da quando insegno, le luci si sono spente sul magico palcoscenico del mio teatro. Appena sono uscita dal cancello della scuola, le tende si sono chiuse per sempre. Ho trascorso i giorni che sono seguiti espletando gli ultimi adempimenti che mi competevano.Il 18 dicembre, alle ore 13 circa, dopo una mattinata di lavoro scolastico effettuato in casa, avverto un lieve malessere e stordimento, associati a un’improvvisa tosse grassa. La sera, la febbre aveva raggiunto i 37,2 gradi. Poi la conferma ufficiale dal tampone in farmacia. Per assurdo, ero felice di aver contratto il Covid-19, il virus che ha sconvolto l’intero pianeta, anche se non sapevo come si sarebbe evoluta la malattia. Il mio super green pass scadrà il 21 giugno perché, nel frattempo, ne è stata ridotta la validità. Il 22 inizieranno gli esami di maturità della mia quinta e mi domando ogni giorno: «Come finirà?». «Ai posteri l’ardua sentenza...».Rita DinatoloÈ inaccettabile multare i «disobbedienti»Ho 78 anni e penso di aver avuto il Covid (cinque giorni di febbre a 37/38 gradi, qualche aspirina). Ho fatto solo un vaccino (per il vaiolo) ma non sono contro i vaccini così come non sono contro i farmaci. Ma nella mia vita ho sempre ridotto al minimo la loro assunzione (rifiuto ancora l’uso degli antibiotici che il mio dentista mi propone, senza obbligarmi). Ecco il perché della mia «obiezione di coscienza»: anche in questa circostanza vorrei essere libero di scegliere. Lo Stato potrebbe anche impedirmi alcune attività, ma ritengo vergognoso e inaccettabile la multa.Claudio SepinDa vaccinata mi rifiuto di discriminareSono vaccinata ma non mi considero sì vax, però a essere pignola sono anche un po’ no vax visto che non ho ancora fatto le terza e sono passati ben 129 giorni dalla seconda. Non mi interessa sapere che tipo di trattamento sanitario le persone che conosco hanno o non hanno scelto. Le persone mi piacciono o mi stanno antipatiche a prescindere dal vaccino. Non essendo né pro né contro e non volendo in nessun modo alimentare questo gioco perverso di odio, discriminazione e disubbidienza, mi ritrovo in una specie di auto lockdown . Non mi piace l’idea che la mia libertà sia legata a un un Qr code, strumento discriminatorio, ed evito tutte le attività in cui viene richiesto. Evito di incontrare parenti e amici perché non ci sono più argomenti di conversazione, tutto gira intorno a questa pandemia. Il mio problema non è il vaccino ma la mancanza di vera normalità. Stiamo perdendo la nostra umanità.Federica Agostini Dico no al siero perché danneggiato dall’anti vaioloDa 26 anni lavoro presso un’azienda del comprensorio industriale Fca. Dal 15 febbraio sarò sospeso perché non sono vaccinato. La mia storia è presto detta. All’età di appena undici mesi, dopo 15 giorni dall’inoculazione del vaccino anti vaiolo, mi ammalo con febbre a 40 e convulsioni, andando anche in coma. Vengo ricoverato per ben tre volte nel giro di due mesi fino a che i miei genitori vengono indirizzati verso un professore di Napoli che poi mi ha seguito per gran parte della mia vita ed è venuto a mancare per l’età avanzata; sono tutt’ora seguito a Napoli da un altro professore dell’università Federico II, con cure farmacologiche antiepilettiche. Ho una invalidità riconosciuta dallo Stato del 50% oltre a godere della 104. Adesso mi ritroverò senza un lavoro, unico mezzo di sostentamento della mia persona, capace di assicurarmi un reddito anche per poter pagare i medicinali antiepilettici e i vari controlli che faccio periodicamente. Il diligente governo ha ritenuto di obbligarmi pena la perdita del mio posto di lavoro: sì, perché anche se mi verrà conservato il punto è che non percepirò alcuna somma.La decisione di non vaccinarmi dipende esclusivamente dal fatto che ho paura di rischiare per un evento avverso che potrebbe finire per stroncare la mia salute e il mio sistema immunitario, ma non esiste alcuna esenzione per me e per tanti altri come me. I medici se ne guardano bene dal certificarla visto che sono stati costretti a non operare secondo coscienza. La mia diagnosi certificata è la seguente «Emiipocinesia facio-brachio dx con limitazione funzionale da esiti encefalopatia postvaccinica». Con una situazione clinica accertata dallo Stato, lo Stato pretende comunque che io mi sottoponga al siero per il bene della collettività. La collettività dov’era quando ho avuto i miei problemi di salute? Non ho avuto e non voglio un risarcimento dei danni, ma esigo di poter lavorare per sostenermi economicamente e non essere un peso per la società. Io e tutti gli altri come me siamo molto più che invisibili per lo Stato.Lettera firmataSono un’infermiera fatta fuori e ignorata dal TarSono un’infermiera che ad agosto, poco prima delle ferie (la tempistica non credo sia stata casuale), è stata raggiunta dall’infame provvedimento della sospensione causa mancata vaccinazione, nel mio caso ancora più spregevole dal momento in cui nel mio reparto c’erano altre colleghe non vaccinate che però non hanno subito alcuna conseguenza e che addirittura mi risulta che abbiano lavorato almeno fino all’entrata in vigore del super green pass, ma non è mia intenzione giudicare le colleghe che, comunque, non escono bene da questa situazione. Ovviamente anch’io come altri colleghi ho fatto ricorso al Tar dove peraltro è stato ammesso il fatto che non fossi l’unica nel mio reparto a non essere vaccinata; la mia insomma è stata una discriminazione nella discriminazione persino benedetta dal Tar, il quale al riguardo ha sentenziato che ciò non depotenzia la mia sospensione. Sarà... Ma sicuramente depotenzia l’intero impianto su cui si regge questo incubo, e svilisce l’intero comparto sanitario poiché se, il famigerato provvedimento fosse stato genuinamente concepito a tutela della salute degli individui, tutti i sanitari avrebbero dovuto essere sospesi simultaneamente, ma ciò non è stato possibile per ragioni molto ovvie. Già da questo era facile supporre che le misure erano sostanzialmente volte a punire.Gli effetti, o meglio i danni, che queste sospensioni hanno a livello emotivo, psicologico e ovviamente economico, sono immensi e incalcolabili, le ripercussioni all’interno di una famiglia pesanti. Ora sentire che tutti coloro che hanno sostenuto strenuamente queste misure indegne che poco c’entrano con la tutela della salute cominciano a battere in ritirata fa arrabbiare e indignare ancora di più. È come se dicessero: «Dai non te la prendere, abbiamo solo scherzato». Cari signori, avete giocato con la vita delle persone e non crediate che andare in qualche talk show a modificare o rettificare quanto sostenuto fino a oggi serva a cambiare la rotta, ormai l’iceberg l’avete davanti, a pochi metri dal naso.Non so se tornerò mai a indossare la divisa, ma so che in questo momento i principi delle professioni sanitarie sono stati traditi; e in una sanità che attua delle vere e proprie ritorsioni contro i suoi stessi operatori e soprattutto mette i pazienti dinanzi a un aut aut - «o ti vaccini o non ti curo» - non mi riconosco più.Veronica MicheliniVigilessa cacciata e trattata peggio dei colleghi indagatiSono una donna di 61 anni. A ottobre l’Inps mi ha assegnato un’invalidità del 100% con inabilità al lavoro a tempo indeterminato. Essendo un soggetto a rischio da tempo ero in smart working. Lavoro da 37 anni nella pubblica amministrazione e sono una vigilessa, di quelle che ormai non ci sono più, che cercava di spiegare e se possibile aiutare legalmente le persone. Il 1° agosto andrò in pensione comunque, con 42 anni e un mese di contributi, ma intanto ho fatto domanda per andare in pensione per invalidità. Sono in attesa di chiamata dalla commissione medica. La polizia locale è rientrata nelle categorie sottoposte all’obbligo vaccinale dal 15 dicembre, nel frattempo ho continuato a lavorare fin quando il 7 gennaio mi è arrivata la notifica della sospensione con data 21 dicembre e, pur con la morte nel cuore, ho dovuto riconsegnare i tesserini e tutto quanto fosse in mio possesso da ben 37 anni senza aver mai fatto nulla di male, senza indagini o condanne, e senza stipendio. Sono vittima di malasanità, ma non ho mai fatto denuncia, il mio stato psichico non me lo permette, peggiorerebbe soltanto il mio disagio.Ci sono colleghi in attesa di giudizio che in ogni caso prendono una forma di sussidio alimentare che è pari alla metà dello stipendio e colleghi indagati, ma in attesa di processo, che continuano tranquillamente a lavorare con lo stipendio, e io, solo perché mi sono valsa della libertà di scelta di non iniettarmi il vaccino, mi ritrovo a essere considerata come il peggior terrorista. Ora faccio parte degli invisibili, di coloro cui vengono addossate tutte le colpe del mondo.Marina Carnevali
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)