Il conto dei decessi sfonda quota 10.000, tuttavia la curva del contagio rallenta e il numero dei ricoveri scende. La Lombardia paga ancora il prezzo più alto. Denunciati 50 positivi al virus: sono usciti di casa ugualmente.
Il conto dei decessi sfonda quota 10.000, tuttavia la curva del contagio rallenta e il numero dei ricoveri scende. La Lombardia paga ancora il prezzo più alto. Denunciati 50 positivi al virus: sono usciti di casa ugualmente. Con gli 889 di ieri la tragica conta di chi è stato strappato alla vita dalla falce del Covid-19 ha superato la soglia dei 10.000. Con esattezza sono 10.023. L'aumento è di 889 in un solo giorno, ma in calo di 80 rispetto ai 969 registrati ieri. Nonostante i numeri da bollettino di guerra, i dati presentano degli aspetti confortanti: l'incremento di nuovi contagiati è leggero. I nuovi pazienti sono 5.974. Venerdì erano 5.959. I casi totali, comprese le vittime e i guariti, in tutta Italia sono ora 92.472. Gli attualmente positivi sono 70.065 (3.651 in più, venerdì l'incremento è stato di 4.401), 12.384 i guariti (1.434 in più sui 589 di venerdì, ovvero quasi il triplo). Ma è il drammatico numero dei morti a lasciare interdetti. «Sicuramente se non fossero state adottate misure drastiche di contenimento avremmo ben altri numeri e le strutture sanitarie già in condizioni critiche sarebbero in una situazione insostenibile», ha detto il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, di nuovo protagonista della consueta conferenza stampa delle 18, dopo la febbricola che l'aveva costretto a casa. Nonostante ciò, ci sono ancora degli svitati che se ne vanno in giro. E anche se le multe sono in calo (su 210.365 controllati, 2.783 sono stati denunciati), le forze dell'ordine hanno beccato a zonzo 50 contagiati che hanno violato la quarantena dimostrando la più totale assenza di senso civico. In Lombardia rallenta ancora il dato dei nuovi ricoveri: in terapia intensiva ieri ne sono arrivati «solo» 27. E ora il totale dei ricoverati in gravi condizioni è di 1.319 pazienti. Gli ospedalizzati, invece, sono 11.152, ovvero 15 in più. Come aveva anticipato nei giorni scorsi l'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, si è ridotto di molto il numero di chi si presenta al pronto soccorso con i sintomi da Covid-19. E a Milano sono in calo anche i casi di contagio: i nuovi positivi nella metropoli sono 314, in calo rispetto ai 547 di venerdì. Ora complessivamente i contagiati milanesi sono 7.783. I contagiati lombardi, invece, sono alla soglia dei 40.000. L'aumento è di 2.117 positivi e porta il totale esatto a 39.415. Ottime notizie arrivano dalla provincia di Lodi, della quale facevano parti i 10 comuni «zona rossa» nella fase iniziale dell'epidemia. È quella che fa registrare l'aumento più basso nei contagi tra le 12 province lombarde: solo 23. Due sono i nuovi contagi a Codogno, città simbolo dell'epidemia italiana. Forte calo anche a Bergamo, uno dei focolai più virulenti, dove si registrano 289 nuovi casi (venerdì erano 602), mentre è stabile la crescita a Brescia, altra provincia martoriata, con 373 nuovi positivi (venerdì 374). Gallera ha definito «titanico» lo sforzo che sta facendo la sanità lombarda. Non solo sul recupero di posti in terapia intensiva e sull'apertura lampo di «Covid hospital». Ma anche sui tamponi: «Voglio fare chiarezza definitiva sui tamponi», ha affermato l'assessore, «per noi il punto di riferimento scientifico sono l'Istituto superiore di sanità e il Consiglio superiore di sanità. All'inizio avevamo fatto un utilizzo ampio. Poi dal 26 febbraio il Consiglio ha detto di farli solo ai sintomatici, e pochi giorni fa l'Oms lo ha ribadito: vanno fatti solo a fasce mirate. Quindi non possiamo né abbiamo intenzione di fare tamponi a tappeto». La capacità giornaliera è di 5.000 campioni processati. «Sono il maggior numero rispetto a tutte le regioni», rivendica Gallera, «e siamo arrivati a 102.000». È stabile, invece, il numero dei morti: 542, uno in più di venerdì (per un totale di 5.944). A Bergamo l'Inail ha riconosciuto la «morte sul lavoro» per Diego Bianco, l'operatore di 46 anni del 118 in servizio alla Soreu, l'emergenza urgenza, morto la notte del 13 marzo dopo essere stato contagiato dal Covid-19. Nelle prossime settimane la moglie e il figlio riceveranno un assegno di rendita. A Voghera, invece, un'intera famiglia è stata falciata dal coronavirus: prima sono morti i due figli di 54 e 46 anni, Daniele e Claudio Bertucci; venerdì è toccato al papà Alfredo, di 86 anni. E la moglie è ricoverata in gravi condizioni. Rallenta la velocità della curva di crescita anche in Veneto, dove si registrano 280 casi di positività nelle ultime 24 ore. Tra questi, anche uno a Vo' Euganeo, rimasto a zero per molti giorni. Al Sud la situazione è stabile. Il coronavirus avanza in modo moderato. Tranne che in Campania, dove ci sono 1.407 contagiati (115 in più di venerdì) e si contano 109 vittime. Il sistema campano sembra essere già in crisi e i cittadini di alcune aree percepiscono le istituzioni regionali come lontane. Antonio Addesso, vicesindaco di Auletta, in provincia di Salerno, dal proprio letto del reparto Covid-19 dell'ospedale di Polla ha denunciato che nei cinque comuni indicati come «zona rossa» ci sono «tantissime persone malate in casa con febbre» alle quali non vengono fatti i tamponi. Lui stesso ha dovuto attendere per giorni. Una denuncia, invece, è partita dal sindaco di Boscoreale (Napoli) Antonio Diplomatico, secondo cui i risultati dei tamponi non vengono comunicati. E, così, i contagiati se ne vanno in giro a infettare. A Santa Maria Capua Vetere (Caserta) addirittura è dovuto intervenire un giudice del Tribunale civile per ordinare un tampone e impedire a un anziano di lasciare una casa di cura.
Le nuove foto di Andrea Sempio davanti a casa Poggi nel giorno del delitto riaccendono il caso e scatenano lo scontro mediatico. Mentre la rete esplode tra polemiche, perizie discusse e toni sempre più accesi, emergono domande che le indagini dell’epoca non hanno mai chiarito: perché nessuno ha registrato questi dettagli? Perché certi verbali sono così scarni? E soprattutto: come si intrecciano queste immagini con il DNA compatibile con la linea paterna di Sempio?
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- Il caso della famiglia del bosco ha portato molti commentatori a ribadire che la prole non appartiene ai genitori. Peccato che quando si tratta di farne compravendita o di ucciderli nel grembo se ne dimentichino sempre.
- La famiglia Trevallion ha spiazzato gli analisti perché trasversale a categorie tradizionali come ricchi contro poveri o colti contro ignoranti. E la gente li ama più delle istituzioni.
Lo speciale contiene due articoli.
Va molto di moda ribadire che i figli non appartengono ai genitori. Lo ha detto Fabio Fazio chiacchierando amabilmente con Michele Serra nel suo salotto: entrambi concordavano sul fatto che i bambini non sono oggetti e devono essere liberi, semmai indirizzati da famiglie, scuola, istituzioni. Lo ha ripetuto ieri sulla Stampa pure lo scrittore Maurizio Maggiani, in prima pagina, prendendosela con la famiglia del bosco e con quello che a suo dire è il delirio dei due genitori. «Non ho nessuna ragione per discutere delle scelte personali», ha spiegato, «non finché diventino un carico per la comunità, nel qual caso la comunità ha buoni motivi per discuterle. Mi interessa invece proprio perché non si tratta di scelta personale, visto che coinvolge i figli, e i figli non sono sé, non sono indistinguibili da chi li ha generati, ma sono per l’appunto altri da sé, individualità aventi diritti che non discendono da un’elargizione dell’autorità paterna o materna, così come sancito dalla Costituzione e dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza».
Ecco #DimmiLaVerità del 2 dicembre 2025. Con il nostro Fabio Amendolara commentiamo gli ultimi sviluppi del caso dossieraggi.
2025-12-02
Ceramica: «Produttori indiani senza regole ambientali, dumping da risolvere quanto prima»
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(Totaleu)
Lo ha detto Graziano Verdi, presidente della Cet (Federazione Europea della Ceramica) e vicepresidente di Confindustria Ceramica, in un punto stampa alla sede di Confindustria Ceramica a Bruxelles, nel contesto degli European Ceramic Days 2025.






