2019-04-04
Allergie, quanti guai con i farmaci fai da te
Sono oltre 10 milioni gli italiani che ogni primavera dichiarano guerra al polline, spesso senza sapere contro che cosa combattere. In Europa abbiamo bassi consumi di antistaminici ma siamo tra i Paesi che spendono di più. L'importanza di una terapia mirata.Sono in aumento le allergie di primavera, ma nonostante la disponibilità di terapie appropriate, la maggioranza delle persone non si cura affatto o sceglie il fai da te, con risultati tutt'altro che positivi. Negli ultimi anni, complice anche l'inquinamento che contribuisce a irritare le mucose di soggetti già ipersensibili, sono raddoppiati i bambini con allergie, arrivando ad essere uno su quattro. Non va meglio per i giovani-adulti, dato che, per oltre 10 milioni di italiani, la bellezza della fioritura di graminacee, betulle e mimose, è offuscata dalla comparsa di sintomi non gravi, ma fastidiosi, come una serie infinita di starnuti, occhi rossi, stanchezza e sonnolenza. La colpa è dei pollini di molte piante che, portati dal vento, a contatto con le mucose di occhi e naso, scatenano in questi soggetti sensibili, una reazione immunitaria esagerata che comporta la liberazione di istamina, sostanza responsabile dei sintomi tipici dell'allergia primaverile. Molti, al primo starnuto ricorrono all'antistaminico, tanto che il business di questi farmaci è in crescita. Gli italiani, nel 2018 hanno speso oltre 126 milioni di euro, rispetto ai circa 123 del 2017. Il mercato degli antistaminici sistemici, nello stesso periodo, ha segnato un + 2,9% di confezioni vendute e un +3% di fatturato (dati Iqvia). Analizzando però i dati si scopre una cosa bizzarra. L'Italia, tra i migliori cinque (top 5) in Europa, secondo dati del 2017, ha il consumo più basso di questi farmaci (17,3 unità standard giornaliere per 1.000 abitanti) contro 28 della Gran Bretagna, 26,2 della Spagna e 18,7 della Germania. La spesa pro capite però è tra le più alte: 5,8 euro al giorno per 1.000 abitanti, al terzo posto dopo Spagna (8,4 euro) e Francia (8 euro). Il basso consumo di antistaminici riflette un problema noto agli esperti. «Le allergie, in questo momento, sono sotto trattate», afferma Antonella Muraro, past president della European academy of allergy and clinical immunology (Eaaci). Buona parte degli allergici pensa che, con un po' di pazienza, i sintomi miglioreranno spontaneamente. Niente di più sbagliato. «Il fatto di non curare tempestivamente e in maniera appropriata le allergie», spiega la Muraro, «non fa altro che peggiorare i sintomi. Questo comporta una riduzione della qualità di vita e di produttività, che per i bambini è andare a scuola e fare bene gli esami, per gli adulti svolgere bene il proprio lavoro». Le persone che ritengono questi sintomi come occasionali, in realtà, rischiano di fare peggio, perché la sindrome tende a cronicizzare. «Il 50% dei pazienti con allergie», continua la professoressa, «ha un'iperattività bronchiale latente, quindi il paziente esposto ad allergene (polline) che non si cura, può sviluppare asma». Il discorso non è molto diverso per chi, senza una corretta diagnosi, ai primi sintomi, inizia a spruzzarsi spray nasali o ad assumere altri prodotti in base al proprio intuito o al consiglio degli amici. Oltre a fare una terapia poco efficace, queste persone aumentano il rischio di sviluppare altre malattie come la sinusite e l'asma. «C'è gente», racconta la Muraro, «che è convinta di essere allergica alle graminacee e invece il problema è per la betulla o il nocciolo, che hanno periodi di fioritura diversa». Fare diagnosi appropriata con esami allergologici permette di impostare una terapia adeguate ed evitare complicanze. Bisogna sapere a cosa si è allergici, l'entità del problema e fare una terapia mirata. Di solito basta «associare un antistaminico per bocca e un cortisonico locale, tipo lo spray. L'antistaminico decongestiona naso e occhi, il cortisonico sfiamma il naso». In realtà solo praticamente il 10% degli allergici fa questa terapia. «Si curano adeguatamente solo quelli con forme più gravi, che hanno, come sintomo, anche la famosa febbre da fieno», spiega l'allergologa, «invece chi fa la terapia adeguata migliora del 50% la qualità della vita e la resa al lavoro o in classe». Tutti hanno ancora paura della sonnolenza dell'antistaminico. Questa è una storia di vent'anni fa. «I farmaci di ultima generazione», continua la Muraro, «oltre a non dare intorpidimento, se presi la mattina, riducono il rischio di sonnolenza, anche nel luogo di lavoro, diminuendo anche l'irritabilità e la disattenzione che accompagnano i sintomi allergici». A seconda dei casi, una volta fatta la diagnosi, con dei test specifici, si può anche impostare una terapia immunologica con un vaccino desensibilizzate. Funzionano bene soprattutto per le graminacee, ma anche per gli acari. «Sono pastiglie che si prendono per bocca, sicure, ben tollerate e rimborsate dal Sistema sanitario», dice la professoressa. «La percentuale di successo di queste terapie arriva all'80%. Ciò significa che il paziente, dopo aver fatto il ciclo di cura per 3 anni, sta tra i 7 e 10 anni senza fare niente». A trarre maggiore beneficio da queste terapie immunoallergologiche sono proprio i bambini, dai cinque anni in su. Anche qui tutto è cambiato. «Mentre una volta», continua la Muraro, «il vaccino desensibilizzante era l'ultima spiaggia e veniva fatto dopo il fallimento della cura farmacologica, adesso è la prima scelta, perché evita la cronicizzazione del problema. Chi risponde meglio è il bambino con sintomi iniziali». Sempre che si riconoscano questi sintomi. «Spesso, i segni clinici dell'allergia, nei bambini, vengono scambiati per tic», osserva l'allergologa. «Strizzano gli occhi per la congiuntivite allergica, si grattano il naso, si schiariscono di continuo la voce... e il primo pensiero è che si tratti di un problema psicosomatico».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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