
Matteo Salvini ha aperto la manifestazione di Fratelli d'Italia, Atreju: «La squadra che vincerà in Emilia Romagna e Umbria è qui. Il governo dem-M5s è una vergogna. Di Maio chiacchiera e gli sbarchi aumentano. Un mio merito? Ho salvato l'Italia da Toninelli».Matteo Salvini a tutto campo. Ieri pomeriggio il leader leghista ha partecipato alla prima giornata di Atreju 2019. La kermesse di Fratelli d'Italia, giunta alla sua ventiduesima edizione, durerà fino a domenica con numerosi ospiti e incontri. Intervistato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, Salvini ha affrontato diverse questioni: dalla crisi dello scorso agosto alle elezioni regionali, passando per il governo Conte bis e la politica internazionale.Il capo del Carroccio è tornato innanzitutto a sostenere che la convergenza tra Pd e Movimento 5 stelle fosse antecedente alla crisi di governo. «Lo abbiamo visto a Bruxelles», ha affermato. «Quando ho visto che i voti dei 5 stelle sono stati fondamentali per far partire la nuova Commissione europea, studiata a tavolino da Parigi e Berlino, ho detto: questi si sono venduti. E così è andata». Giudizio, poi, particolarmente duro sulla maggioranza giallorossa. «Le poltrone sono un collante fortissimo, ma questi non vanno d'accordo su nulla. Quindi, se avessi un euro da scommettere, lo scommetterei sul fatto che non arrivano alla fine. Stiamo assistendo a una vergogna senza precedenti nella storia repubblicana». Salvini non risparmia neanche critiche all'ex alleato: «Mentre Di Maio chiacchiera, gli sbarchi di clandestini proseguono senza sosta, sono in aumento del 30%. Sindaci e governatori della Lega sono pronti a dire “no" a ogni nuovo arrivo. Se ho un merito è di aver liberato l'Italia da Toninelli».Il leader leghista ha ricordato anche la manifestazione contro il governo del prossimo 19 ottobre a Roma, per poi passare a un affondo sulle regionali. «Se il Pd si mette insieme ai 5 stelle secondo me non cambia assolutamente niente. Anzi, io mi auguro che Pd e 5 stelle si mettano d'accordo in tutte le regioni italiane, perché darà più gusto vincere battendoli tutti e due insieme in una volta sola. Non abbiamo minimamente paura». Interpellato sui dubbi espressi dagli alleati di centrodestra circa la candidatura di Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna, ha affermato: «Alla fine, l'accordo tra persone di buon senso si trova sempre. L'importante però è giocare per vincere, non per partecipare». Per poi dichiarare: «Se riusciamo a liberare l'Umbria domenica 27 ottobre, sarà il primo democratico schiaffone che questa maggioranza di poltronari e di traditori si dovrà portare a casa».Qualche fibrillazione si è registrata nei rapporti con Forza Italia, soprattutto dopo che Fontana ha ricordato le parole di sostegno del Cavaliere a Paolo Gentiloni come commissario europeo. «È chiaro che ci sono ruoli diversi, visioni diverse, lo ha ribadito ancora oggi Berlusconi. Siamo diversi. E rivendico il diritto di dire che Gentiloni è la vecchia politica e mi imbarazza il fatto che rappresenti il popolo italiano in Europa. Grida vendetta». Maggiore sintonia si è invece riscontrata con Fratelli d'Italia. Salvini ha strappato applausi quando ha rilanciato l'idea del presidenzialismo: «Le elezioni per il Quirinale sono nel 2022. La sinistra si sarà già spartita i prossimi tre presidenti della Repubblica. Spero che almeno nel 2029 il capo dello Stato sia direttamente eletto dagli italiani». Poi fa una battuta: «Intanto leggo che i giornali ipotizzano Prodi presidente…». E giù fischi dal pubblico.È stato dato spazio anche alla politica estera. Dopo aver respinto le accuse inerenti al cosiddetto Russiagate italiano, Salvini ha affermato di considerare Vladimir Putin e Donald Trump grandi uomini di Stato, aggiungendo: «Usa e Russia devono tornare a collaborare e a dialogare positivamente. È più intelligente avvicinare la Russia all'Europa piuttosto che portarci la Turchia». Il leader della Lega è quindi intervenuto anche sull'endorsement di Trump a Giuseppe Conte dello scorso agosto via Twitter. «Non so che cosa gli abbiano raccontato, non so se fosse informato che dietro “Giuseppi" c'era la Boldrini, Fratoianni, Monti e Casini. Quando arriverà in Italia e incontrerà “Giuseppi" e verrà accolto da bandiere rosse, magari si domanderà: “Ho fatto bene a fare quel tweet?"». Parole non poco critiche sono infine state riservate allo stesso Conte: «Se venisse al derby domani, il primo tempo lo farebbe in curva sud e il secondo in curva nord. Un voltagabbana del genere io non l'ho mai conosciuto nella vita». Per quanto riguarda Matteo Renzi, invece, ha affermato: «Lui ha detto che mi sfida a duello in televisione. Figurati se io scappo da uno come Renzi. Anche se in democrazia il confronto vero non lo fai da Bruno Vespa, lo fai alle elezioni davanti agli elettori».Insomma, con il suo intervento di ieri Salvini ha ribadito la linea dura nei confronti del governo Conte bis, cercando di rilanciare alcuni elementi di convergenza con la padrona di casa Giorgia Meloni: dall'opposizione di piazza al presidenzialismo, passando per la comune critica verso l'asse franco-tedesco. Se un'alleanza con Fratelli d'Italia sembra quindi probabile, il nodo dei rapporti con Forza Italia non pare ancora del tutto sciolto.
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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