2022-01-22
I sostegni alle imprese sono una roulette russa
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Nel decreto Sostegni i fondi da destinare alle imprese colpite da lockdown e limitazioni. Ma la cifra va spartita per un numero imprecisato di richiedenti. Se fossero gli stessi del primo dl, sarebbero appena 200 euro a testa.Contro il caro bollette solo 1,7 miliardi. Mentre l’altra gamba del decreto Sostegni, quella dedicata alle aziende rimaste vittima del lockdown di fatto, non supera l’importo del miliardo e 600 milioni. Risultato: solo una volta fatta la lista degli aventi diritto si scoprirà l’importo dell’assegno. In pratica, una roulette. Un altro giorno di attesa e il decreto Sostegni ter ha visto la luce. Dentro ci sono due differenti tipi di aiuti. Circa 1,6 miliardi da destinare alle aziende che sono state chiuse dai decreti di dicembre (vedi le discoteche) o che per via del green pass sono rimaste aperte ma senza clienti. L’altro capitolo del decreto ammonta ad ulteriori 1,7 miliardi che potranno essere utilizzati per calmierare le bollette. Rispetto ai 3,8 miliardi stanziati nella manovra, la tranche ulteriore approvata ieri è destinata maggiormente alle aziende. Nel quadro delle misure, in particolare, gli aiuti derivanti dagli extra-profitti sulle rinnovabili da fotovoltaico sono riconosciuti da una tariffa fissa indipendente dal valore del prezzo di mercato dell’energia, e vengono ritenuti ormai «superati, pur facendo salvi i diritti acquisiti». Stessa cosa per gli impianti rinnovabili che non hanno un meccanismo di incentivazione. Con le disposizioni inserite nel decreto si punta a «stabilizzare» il sistema vincolando «gli operatori a restituire gli extra-profitti». L’intervento avrà una durata limitata: parte il primo febbraio 2022 e arriva a coprire tutto il 2022. Il calcolo del meccanismo di compensazione viene affidato al Gse (Gestore dei servizi energetici). Per quanto riguarda l’abbattimento degli oneri di sistema, l’Arera (l’Autorità dei servizi pubblici di energia, acqua e rifiuti) provvede ad annullare per il primo trimestre 2022 (con decorrenza dal primo gennaio 2022) le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza da 16,5 kilowatt in su. Il credito d’imposta per le aziende energivore serve per garantire la compensazione degli extra costi; a quelle che hanno subito un incremento del costo per kilowatt superiore al 30% al medesimo periodo del 2019 viene riconosciuto un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti (il beneficio è pari al 15% delle spese sostenute per la componente energetica utilizzata nel primo trimestre 2022). Questo anche grazie al reindirizzamento dei proventi delle quote delle aste di CO2. Infine il taglio ai Sad, i Sussidi ambientalmente dannosi, su cui il governo - anche per la presa di posizione del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani - interviene per la prima volta. Arriveranno risorse simboliche per oltre 105 milioni a partire dal 2022, anche queste però destinate al finanziamento di contenimento delle bollette. Fin qui i dettagli tecnici. Dal punto di vista politico, appena approvato il decreto appare già stantio. È nei fatti un’altra toppa che però non mira a riportare al Paese alcuna sovranità energetica. Si tratta di maquillage fiscali. Speriamo che con l’arrivo della primavera e il calo dei prezzi i partiti non si dimentichino della gravità della situazione. Un tema che fa il paio con l’altra situazione difficile. Ci riferiamo alla tempesta perfetta per le aziende. Il lockdown di fatto sta facendo emergere i tremendi cali di fatturato a fronte di costi in salita. Vale per le bollette e per l’inflazione in generale. Il decreto approvato ieri, come abbiamo scritto sopra, stanzia solo 1,6 miliardi per chi ha sofferto i forti cali. Si va dai bar, ai ristoranti a chi fa catering, passando per commercio, turismo e attività sportive. Il meccanismo per ottenere i sostegni è abbastanza complicato. Si fa domanda telematica, al seguito della quale ci sarà il confronto tra i ricavi mendi mensili attuali rispetto a quelli del 2019. In base al calo percentuale si ha diritto a uno specifico contributo. Peccato che una volta finito di vagliare tutte le domande e scartati gli inidonei il budget complessivo sarà suddiviso tra gli aventi diritto. Solo in qual momento il ristoratore o il titolare di bar scoprirà quanti soldi potrà incassare. C’è infatti una postilla che rende il sistema una sorta di roulette. «I contributi, quantificati con le modalità di cui al comma 5, sono concessi nei limiti delle risorse finanziarie di cui al comma 1», si legge a pagina tre del decreto. Tolti i 100 milioni per il fondo unico del turismo, i 400 milioni per i Comuni, i 20 milioni per i parchi di divertimento e i 50 milioni per combattere la peste suina, restano per le altre attività poco più di un miliardo. Se gli aventi diritto si scopriranno essere 500.000, ciascuno incasserà 2.000 euro e ovviamente una tantum. Gli aventi diritto agli aiuti inseriti dal decreto Sostegni uno erano ben 5 milioni. Se fosse la stessa platea, l’assegno scenderebbe a 200 euro. Ieri Bankitalia ha diffuso il consueto bollettino. Le stime sulla crescita del Pil emesse appena un mese fa vengono già riviste al ribasso: nel 2022 il nostro Paese crescerà del 3,8% contro il +4% della precedente previsione, al di sotto delle stime di Fmi e Commissione Ue che non tengono ancora conto dell’inasprimento dell’inflazione. Le previsioni sono inferiori di quasi un punto anche a quelle indicate dal governo nella nota di aggiornamento del Def, che a fine settembre disegnava una crescita del 4,7% per il 2022. Questo a indicare che anche 2.000 euro una tantum sarebbe niente. A scendere le partite Iva si troverebbero con una presa in giro, altro che con un sostegno. Ecco perché l’intervento ha solo una valenza di marketing. All’economia servirebbero interventi coraggiosi. Condono fiscale e alleanze geopolitiche per conquistare accessi a nuovi giacimenti di gas. Certo nel frattempo potremo consolarci alle terme. Il bonus per andare nelle strutture termali viene prorogato fino a fine marzo. Esattamente la scadenza (come sappiamo provvisoria) dello stato di emergenza. Poveri ma rilassati.