L'immagine di una indios che porta al seno uno strano roditore ha scosso i lavori dei padri sinodali. Questa non è armonia con la natura, ma profanazione della donna.La comunicazione è basata sull'analogia. Uno dei simboli -non voluti - del Sinodo dell'Amazzonia è diventata la foto di una donna che allatta un qualche mammifero con una forte somiglianza con una pantegana: un'immagine che trasmette simpatia verso la delirante (e anticristiana). Peccato che una donna che allatta una pantegana non sia simbolo di armonia con la natura, ma della sua negazione e della profanazione del corpo femminile. In natura nessuno allatta nessuno, salvo i propri figli. Le civiltà preistoriche non sono in armonia con la natura, ne sono semplicemente vittime. Che ci sia un'armonia è un'idea non solo ingenua, ma stupida. Se in buona fede, dimostra solo un'ignoranza abissale, oppure deficit cognitivi. Le civiltà preistoriche sono per definizione caratterizzate dall'incapacità di gestire le derrate alimentari, con carenze cui si ovvia con l'infanticidio (peraltro largamente praticato in Amazzonia, al punto che è al vaglio una legge per vietarlo), il cannibalismo, lo schiavismo, l'uso del latte delle donne per ingrassare futuri pasti. Idea, quest'ultima, pericolosa dal punto di vista igienico: produce proteine e calorie per umani sottraendo calorie e proteine a un'umana, che ha senso se capiamo che la donna è la schiava che sta ingrassando col suo corpo la pietanza dei padroni. Soprattutto in una Chiesa, luogo dove da due millenni vediamo il seno della Madonna allattare Gesù, l'immagine suggerisce un'analogia tremenda tra il corpo del Bambino e quello della pantegana. Diciamoci la verità: è ancora possibile pensare alla buona fede di chi diffonde quella foto come simbolo della nuova Chiesa? Soprattutto se gli stessi cantori di quella idea di Chiesa non nominano mai i cristiani massacrati, e poi ci mostrano il corpo di una schiava che ingrassa una pantegana come modello antropologico. O si esaltano per i pasticciati riti con genuflessioni nei giardini vaticani, salvo poi negare che si siano verificati. Il ridicolo video della ridicola cerimonia in Vaticano sta girando per le chiese evangeliche, ortodosse e luterane a dimostrazione dell'idolatria cattolica: sta girando perfino nel mondo islamico e qualcuno ne trae la conclusione che i cristiani sarebbero idolatri. Davvero questi paffuti prelati che tutte le notti vanno a dormire nei loro bianchi lettini puliti dietro le mura vaticane protetti dalle guardie svizzere (che saranno anche molto coreografiche, ma restano dei tizi armati), sono così sprovveduti da non saperlo? Sono veramente in buona fede? Può un ecclesiastico essere considerato in buona fede se vìola il primo comandamento, inginocchiandosi davanti a quelli che paiono idoli? Terribili profezie, da Fatima alle Tre fontane, avevano previsto l'apostasia della Chiesa. Noi non avevamo capito, e invece era ovvio che l'apostasia avrebbe sprofondato la Chiesa nel ridicolo. Ascoltate questo pigolio indignato per le statuette nel Tevere mentre i cristiani versano il loro sangue di martiri ogni giorno in terre islamiche: la nostra ammirazione non per donne che hanno preferito essere uccise che smettere di essere cristiane, ma per una donna che allatta una pantegana, non è solo ignobile. È ridicolo. Stanno annegando la Chiesa nel ridicolo.
«Love Bugs» (TV8)
A vent’anni dal debutto, Love Bugs torna con Brenda Lodigiani e Michele Rosiello: una coppia aggiornata ai tempi dei social, ma ancora alle prese con le piccole banalità quotidiane che definiscono l’amore.
I primi sono stati Fabio De Luigi e Michelle Hunziker, loro i siparietti preceduti da strani miagolii, a quattro zampe su un letto matrimoniale per vincere con una risata la stanchezza della fidanzata. Quando Love Bugs ha debuttato su Italia 1, correva l'anno 2004 e delle dinamiche di coppia, quelle particolari, estranee all'universalità dell'interazione uomo-donna, si sapeva poco e niente. Non c'era Internet, mancava l'imperativo social, con la sua spinta frettolosa a condividere ogni aspetto del proprio privato. Si vedeva, allora, attraverso le parole, le poche che ci si scambiava gli uni di fronte agli altri. E si vedeva attraverso la serialità televisiva, che nel 2004, in Italia, era agli albori.
Nel riquadro, Pierluigi Del Viscovo (IStock)
L’analista Pierluigi Del Viscovo: «A furia di dialogare con la politica, i grandi gruppi si sono illusi di convincere sull’elettrica i clienti. I quali, però, pensano a traffico e parcheggi, non all’inquinamento».
Matteo Piantedosi (Ansa)
Il ministro: «La partita andava giocata, non potevamo cedere al ricatto antisemita».
Chi «Lepore», si fa il centro sociale se lo mangia. Potrebbe essere la morale di un cortocircuito istituzionale provocato dal Sindaco di Bologna che non sapendo come allontanare da sé la responsabilità degli scontri avvenuti venerdì sera prima, durante e dopo la partita di Eurolega di basket tra la Virtus Bologna e il Maccabi di Tel Aviv ha puntato il dito contro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a cui ha chiesto «almeno 100.000 euro di danni» accusandolo di «irresponsabile gestione dell’ordine pubblico». Puntuale e puntuta è arrivata la risposta del ministro: «I danni? Il sindaco li chieda a chi li ha causati».
Roberto Calderoli (Getty Images)
Il ministro leghista Roberto Calderoli: «L’opposizione strepita ma si è trattato per un anno. Ai governatori dico: la pre intesa è un’opportunità. Più libertà a chi lavora bene, più Stato per gli altri».






