2020-04-05
Allarme immondizia contaminata. Ma per l’Iss sono rifiuti normali
I malati in quarantena producono 700 tonnellate di scarti alla settimana. L'Oms raccomanda di trattarli come quelli sanitari, mentre per l'Istituto vanno nell'indifferenziata. E il ministero scarica il problema sulle Regioni.Non solo terapie intensive, mascherine, tamponi e contagiati. L'universo coronavirus comprende molto altro compresi i rifiuti, non quelli ospedalieri, da sempre considerati «sanitari» e quindi speciali, ma quelli prodotti dai contagiati che restano in quarantena domiciliare. Si parla di circa 700 tonnellate di rifiuti a settimana da gestire e che l'Istituto superiore di sanità, pur riconoscendo che dovrebbero essere trattati come sanitari infetti, di fatto li «declassa» a indifferenziati «nella consapevolezza che le procedure per i “sanitari" potrebbero essere di difficile attuazione anche per mancanza di contratti con le aziende specializzate nella raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti infettivi». In pratica: i rifiuti contaminati vengono gestiti come quelli indifferenziati pur essendo veicoli di trasmissione dell'infezione da virus Covid-19. L'unica indicazione, tutta a carico dei singoli utenti, è che i rifiuti contaminati siano buttati in un sacchetto poi inserito in un altro sacchetto. Di parere opposto l'Oms secondo cui «guanti, mascherine e tutti i rifiuti generati durante la cura a casa devono essere buttati in un cestino con coperchio chiuso nella camera del paziente prima di buttarli come rifiuti infetti». Da noi, il gruppo di lavoro, tutto al femminile, dell'Iss per Ambiente e rifiuti, con il documento per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell'infezione da virus Sars-Cov-2, datato 14 marzo 2020, ha dato le modalità per tutto il territorio nazionale rispondendo a un principio di cautela ipotizzando che il virus si disattivi in un intervallo temporale che va da pochi minuti a un massimo di 9 giorni. Il 23 marzo il Sistema nazionale di Protezione dell'ambente con Ispra ha pubblicato un provvedimento che interviene sul medesimo tema e declassa i rifiuti prodotti da persone infette trattate domiciliarmente a rifiuti indifferenziati. Ancora più generiche e irresponsabili le indicazioni per raccolta e smaltimento, che arrivano alla possibilità del semplice conferimento in discarica, senza nessuna precauzione se non evitare il più possibile la loro movimentazione nelle cave.Non potendo raccogliere e smaltire i rifiuti urbani provenienti dalle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria, come quelli degli ospedali, l'Iss elenca alcune procedure che si considerano sufficientemente protettive per tutelare la salute della popolazione e degli operatori del settore dell'igiene ambientale. E quindi si raccomanda che nelle abitazioni dei soggetti positivi sia interrotta la raccolta differenziata e che tutti i rifiuti domestici, indipendentemente dalla loro natura e includendo fazzoletti, rotoli di carta, teli monouso, mascherine e guanti, siano considerati indifferenziati e pertanto raccolti e conferiti insieme utilizzando due sacchetti, uno dentro l'altro e utilizzando un contenitore a pedale. Inoltre, si raccomanda di: chiudere adeguatamente i sacchi utilizzando guanti mono uso; non schiacciare e comprimere i sacchi con le mani; evitare che si avvicinano cani e gatti; smaltire il rifiuto quotidianamente nei cassonetti condominiali o quelli in strada. Inoltre si raccomanda agli enti preposti di istituire un servizio dedicato di ritiro da parte di personale opportunamente addestrato. Dove non ci sono persone positive, la raccolta differenziata non va interrotta. Preoccupato Andrea Giustini, presidente del Gruppo Ecoeridania (primo operatore europeo nella gestione dei rifiuti sanitari): «In alcune realtà come la Liguria, noi gestiamo i rifiuti delle persone contagiate e isolate a domicilio perché questi sono a rischio infettivo, anzi infetti in tutto e per tutto e analoghi a quelli degli ospedali. Altre regioni, al contrario, hanno scelto di declassarli a rifiuti urbani indifferenziati, trattandoli come questi e provocando un rischio enorme per la salute dei cittadini e di chi li raccoglie. Gli operatori che abitualmente ritirano i rifiuti urbani non sono preparati a gestire i rifiuti pericolosi e infetti. È un atteggiamento sbagliato che andrebbe immediatamente corretto con un percorso sicuro prima che gli effetti diventino irreversibili».Il ministro Sergio Costa infatti, condividendo le linee guida dell'Iss, ha demandato l'organizzazione della raccolta alle Regioni che stanno interpretando, ognuna a proprio modo. È vero che siamo in un «tempo sospeso», ma pensando ai cassonetti strapieni e ai cumuli di sacchetti intorno, come accade a Roma ma anche in altre grandi città, pensare che ci siano rifiuti infetti non fa stare tranquilli… Per questo, il ministero ha emanato una circolare con cui si suggerisce a Regioni e Comuni di ricorrere a ordinanze contingibili e urgenti per consentire, in deroga alle autorizzazioni, di aumentare la durata e le quantità di rifiuti che possono essere temporaneamente stoccati e depositati in attesa di recupero o smaltimento; e di aumentare al massimo le capacità di smaltimento degli inceneritori e delle discariche esistenti. Anche perché con l'emergenza Covid nessun Paese vuole più ricevere rifiuti dall'Italia.