2025-01-06
Più che un edulcorante, una medicina. Alla scoperta del miele di manuka
Prodotto in Nuova Zelanda, è un superfood molto costoso ma dalle proprietà terapeutiche eccezionali. E pensare che la pianta attecchisce su terreni poco profondi oppure distrutti da incendi, frane e vulcani.C’è un miele considerato insieme un superfood e un super miele, è il miele di manuka. Manuka non è un luogo, ma una pianta originaria di Nuova Zelanda e Australia e lì estremamente diffusa. Quindi si può anche dire che manuka sia anche il miele di un luogo preciso. Sul mercato si trova il miele di manuka della Nuova Zelanda e, minoritariamente, quello dell’Australia (con qualche polemica, perché per la Nuova Zelanda il miele di manuka è solo il proprio, ma l’Australia reclama il diritto di chiamare così la sua produzione che, sostiene, a livello organolettico è equivalente). Il nome botanico della pianta manuka è Leptospermum scoparium. La parola scopa, sinonimo di ramazza, deriva dal latino scopae, plurale di scopa che significa piccolo ramo, e la parola ramazza deriva da ramo. La scopa (o ramazza) è fatta di rami lunghi e sottili uniti tra di loro e fissati ad un ramo più largo e più lungo (anche di altra specie) che funge da manico e molte specie di piante i cui rametti sono poi usati per fare scope contengono nel loro nome questo riferimento ai rami, per esempio l’Erica scoparia. Questa pianta, con altezza dai 2 ai 5 metri, appartiene alla famiglia delle Mirtacee, genere Leptospermum (è la più nota di questo genere), specie scoparium. è presente in Australia, poi in Nuova Zelanda, ma anche nel Regno Unito e nelle Hawaii.La manuka è una pianta pioniera, che in senso botanico vuol dire che attecchisce su terreni difficili (poco profondi o distrutti da un incendio o anche appena formatisi, anche da frane o da colate laviche vulcaniche). Non solo riescono laddove altre piante non potrebbero, le piante pioniere come la manuka arricchiscono e adattano il terreno anche a favore delle altre piante non pioniere che, solo dopo queste ultime e il loro impatto sul terreno, potranno insediarsi. Altra caratteristica della manuka è che da essa si ottiene miele: è, cioè, oltre che pioniera, una pianta mellifera. Non tutte le piante sono mellifere e quelle che lo sono si chiamano così perché producono nettare o altre sostanze che le api bottinano per farne miele. In Italia sono tante, ma la manuka non c’è. Se oggi il miele di manuka è considerato il ras dei mieli, in passato - incredibile - non è stato così. Pensate che in Australia e Nuova Zelanda veniva considerato miele di bassa qualità, forse per il suo sapore, e regalato dagli apicoltori agli allevatori per darlo a mo’ di snack alle mucche. Poi alcuni allevatori hanno notato che le mucche nutrite così non prendevano i malanni che altri animali non adusi a mangiare miele di manuka contraevano. Col tempo si è arrivati a capire, poi ad analizzare e ora possiamo certamente affermare che il miele di manuka ha un potenziale salubre e medico ufficiale e interessante.Il miele di manuka è certamente consumato per questa promessa di fungere più da medicinale che da mero edulcorante. Che il miele faccia bene e possa avere piccoli effetti medicali è noto ed è una caratteristica che riguarda tutti i mieli, ma quello di manuka è un preciso e unico miele medicale. Divenuto noto fuori e dentro patria proprio per questa ragione, la sua capacità curativa con tanto di dosaggio dei principi attivi stampato in etichetta è ormai la sua collocazione commerciale. Se assaporiamo altri mieli in quanto mieli, a questo ci si rivolge come a una medicina di cui valutare il dosaggio. La sua efficacia medica è divenuta anche un po’ un tormentone e uno stereotipo. Un po’ come succede al pistacchio di Bronte, produzione locale protagonista di un’altra grande diffusione commerciale mondiale che a un certo punto ha fatto pensare a qualcuno che a Bronte non si coltivi nient’altro, che tutto il pistacchio che si trovi al mondo venga da Bronte e che solo il pistacchio di Bronte sia buono. Il miele di manuka monofloreale neozelandese crudo MGO 100+ in barattolo da 250 g costa 32,50 euro sul sito del produttore MNZ. Il miele di manuka è, senza ombra di dubbio, il miele più costoso del mercato popolare contemporaneo. Un barattolo da 250 g di miele di manuka monofloreale MGO 1500+ sempre dello stesso produttore costa 295 euro. Il miele di Manuka è stato studiato a partire dagli anni Novanta, finché si è scoperto che è proprio il metilgliossale (MGO) a determinarne il funzionamento bioattivo. Da lì, l’enorme successo commerciale: il miele di manuka ha iniziato ad essere conosciuto meglio anche in Europa, grazie anche alla fame continua di superfood e di divulgazione sempre maggiore dei cibi analizzati dal punto di vista della salute, più che da quello del gusto. Questo prodotto, come molti altri negli ultimi anni, ha beneficiate di quel passaggio che potremmo definire dalla «pancia piena» a «la pancia come farmacia».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.