2023-02-23
Alla ricerca dei contatti con il Qatar s’indaga sull’Ong fondata dalla Bonino
Emma Bonino (imagoeconomica)
Benché Nicolò Figà-Talamanca sia stato liberato senza restrizioni, la pista che porta ai Radicali italiani sembra tutt’altro che tramontata. Perquisita la sede dell’organizzazione e la abitazione di Antonella Casu, la tesoriera.La pista del Qatargate che porta ai Radicali italiani sembra tutt’altro che tramontata. Almeno nella testa del giudice istruttore Michel Claise. Il 3 febbraio, dopo la scarcerazione senza condizioni di Nicolò Figà-Talamanca, segretario generale (autosospeso) della Ong No peace without justice, creatura fondata anche da Emma Bonino, quel filone sembrava essersi prosciugato. E, invece, a sorpresa, l’attenzione è stata improvvisamente spostata sull’ex segretario dei Radicali e tesoriera della Ong Antonella Casu. Gli inquirenti belgi hanno ordinato di perquisire la sede romana dell’organizzazione e la casa della donna in zona Trastevere.Poi la Casu, indagata in base alla giurisdizione belga per riciclaggio, è stata condotta nella caserma della Guardia di finanza Cadorna a due passi dalla basilica di Santa Maria Maggiore. Il suo interrogatorio è durato dalle 10.30 circa sino alle 14.30. La squadra degli inquirenti, quasi una decina di persone, era composta dal procuratore federale Raphael Malagnini, dalla vice di Claise, da almeno tre poliziotti anticrimine belgi, da un rappresentante di Europol e da tre militari della Guardia di finanza di Milano che hanno eseguito le perquisizioni. La perquisizione dell’abitazione della Casu rappresenta un salto di qualità sul versante dell’inchiesta che riguarda la Ong fondata nel 1993 dalla Bonino. Oltre ad essere la tesoriera della Ong, la Casu, dal giugno 2008 al novembre 2009 è stata segretaria del Radicali italiani. Durante il suo mandato la Casu aveva «dato vita alla campagna per un registro per la trasparenza per eletti, rappresentanti e funzionari pubblici, per far sì che le attività, le scelte e i comportamenti di chi ci rappresenta siano noti a tutti, e promuovere il tipo di trasparenza che ha associato ai Parlamenti delle democrazie storiche anglosassoni». Va ricordato che secondo le accuse dei magistrati di Bruxelles la presunta cricca dell’europarlamento capeggiata dall’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, avrebbe fatto «circolare i fondi attraverso ong e/o associazioni non profit gestite da Figà-Talamanca […] il cui ruolo parrebbe essere quello di garantire che il denaro venga poi convogliato ai destinatari della corruzione». Ipotesi che evidentemente, gli inquirenti di Bruxelles, nonostante la scarcerazione di Figà-Talamanca, non considerano tramontata. L’avvocato della Casu, Gianpaolo Catanzariti, ha comunicato che la sua assistita ha «fornito la massima collaborazione offrendo opportuni e analitici chiarimenti alle domande della polizia delegata dalla Procura di Milano allo svolgimento dell’attività di assistenza legale internazionale richiesta dell’autorità giudiziaria belga». Quindi ha puntualizzato che l’interrogatorio, «durato tre ore», si è tenuto «grazie alla disponibilità della tesoriera che ha immediatamente rinunciato ai termini di preavviso previsti dalla legge».«Analoga disponibilità», ha continuato il difensore, «era stata già manifestata nel corso della perquisizione domiciliare e degli uffici del Comitato condotto da personale della Guardia di finanza di Milano con la partecipazione della polizia giudiziaria belga al punto che gli stessi hanno potuto acquisire, senza procedere a voluminosi sequestri di documenti che avrebbero potuto arrestare le attività di «Non c’è pace senza giustizia», alla mirata acquisizione di documenti contabili e amministrativi su attività ritenute di interesse investigativo». Catanzariti ha concluso: «Siamo convinti che la disponibilità manifestata dalla tesoriera del Comitato e le sue dichiarazioni abbiano fugato ogni dubbio sul suo corretto operato sia agli organi inquirenti milanesi che a quelli belgi». Il legale della Ong, Guido Camera, ha precisato che «l’associazione non è indagata» e che è stata data «la massima collaborazione», mentre il difensore di Figà-Talamanca, Fabio Galiani, ha ribadito che il suo assistito «non è in alcun modo coinvolto in alcun illecito ed è stato rilasciato senza condizioni il 3 febbraio» e che «le perquisizioni forniranno un’ulteriore conferma della sua estraneità alle accuse».Intanto, il mondo radicale reagisce con sdegno alle attività investigative portate avanti dalla Guardia di finanza. Ad esempio, sul suo blog sull’Huffington Post, Marco Perduca, ex senatore radicale e fondatore di Science for democracy (che a Bruxelles condivide la sede con Npwj), spara bordate contro i magistrati: «La Procura belga continua a tenere segreti molti dei motivi per cui i coinvolti sono in effetti coinvolti». E mette in dubbio che gli inquirenti belgi abbiano studiato i bilanci della Ong «depositati presso il Parlamento o la Commissione europea in virtù dell’iscrizione del registro trasparenza europeo». Poi racconta di come, all’inizio dello scandalo, la Ong abbia «avviato una puntuale revisione dei propri bilanci degli ultimi anni alla ricerca di possibili errori amministrativi» e di come «a questo auditing interno ed esterno, l’associazione abbia dedicato giorni interi a relazionarsi coi propri donatori storici e occasionali per evitare che i suoi progetti subissero sospensioni sine die o venissero cancellati totalmente». Ricordiamo che un documento interno firmato dal commissario europeo Johannes Hahn, svelato in esclusiva da La Verità e inviato alla presidente della commissione per il Controllo dei bilanci, Monika Hohlmeier, ha svelato che al momento dell’esplosione del Qatargate la Ong aveva in corso progetti per un valore di circa 2,7 milioni di euro, circa la metà già erogati. I restanti 1,37 milioni di euro «sono ora sospesi in via cautelare» dalla Commissione.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)