2020-06-17
Alla facoltà teologica della Chiesa insegnano che essere gay è bello
Nell'università cattolica dell'Italia settentrionale, il sacerdote Aristide Fumagalli dedica un corso agli omosessuali. All'insegna della modernità, si parla anche di analogie tra matrimonio e unioni di persone dello stesso sesso.Che cosa si insegna in tema di morale nelle facoltà di teologia della Chiesa cattolica? Ho dato un'occhiata all'Annuario accademico 2019-2020 della facoltà teologica dell'Italia settentrionale, un'università della Chiesa cattolica che ha sede a Milano, affidata all'episcopato delle tre regioni ecclesiastiche interessate: Lombardia, Piemonte e Liguria. L'Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, è Gran cancelliere e presidente della Commissione episcopale. Torniamo all'Annuario accademico 2019-2020. Sfogliandolo, mi è capitato di soffermarmi nella sezione dedicata al ciclo di specializzazione, e in particolare al corso tenuto dal sacerdote don Aristide Fumagalli nella materia di Morale speciale I, intitolato L'amore omosessuale e fede cristiana. Lo stesso professor Fumagalli, nell'annuario, lo introduce così: «L'evoluzione dei costumi, della cultura sociale e del diritto civile, il progresso delle scienze umane e della riflessione antropologica, hanno rivoluzionato il vissuto e la mentalità sessuale. Ciò che vale globalmente per la realtà sessuale contemporanea, vale specialmente per il fenomeno omosessuale, di fatto sempre ricorrente nella storia, ma solo di recente divenuto una questione di diritto, diffusamente rivendicato in ambito civile ed emergente anche in ambito ecclesiale». Fatta la premessa, Fumagalli esplicita le finalità del ciclo delle sue lezioni: «Il corso intende assumere la questione omosessuale in ambito teologico, indagando il rapporto tra l'amore omosessuale e la fede cristiana, al fine di promuovere una rinnovata interpretazione antropologica e offrire criteri per la sua valutazione morale». E qui cominciano i primi problemi. Come fa a esistere un «amore omosessuale» se lo stesso Catechismo della Chiesa cattolica denuncia espressamente l'impossibilità per la condizione omosessuale di integrare «una vera complementarità affettiva»? E che cosa significa «promuovere una rinnovata interpretazione antropologica» se non cambiare la visione antropologica della Tradizione? Lo stesso docente, poi, precisa che «il corso prenderà avvio dall'ascolto dell'esperienza omosessuale ricorrendo alla copiosa letteratura sul tema, al fine di conoscere la realtà, ascoltare le istanze, raccogliere gli interrogativi nei confronti della fede cristiana», e chiarisce che «l'indagine dell'esperienza omosessuale verrà ̀ poi approfondita considerando le variegate interpretazioni delle scienze umane allo scopo di pervenire a una comprensione il più possibile accorta e complessiva».Ma come la mettiamo con quanto finora insegnato dal Magistero? Fumagalli promette di tenerne conto ma in questa maniera: «La successiva ripresa dell'insegnamento tradizionale della Chiesa circa l'omosessualità indotto da alcuni testi della Scrittura, argomentato lungo il corso della Tradizione e formulato dal Magistero, permetterà di chiarire quanto esso intercetti effettivamente e quanto invece non colga adeguatamente l'attuale esperienza omosessuale di persone credenti». E una volta verificato quanto possa apparire «inadeguato» l'insegnamento del Magistero, cosa occorrerebbe fare? È ancora Fumagalli nell'Annuario a spiegarlo: «L'eventuale incomprensione tra l'insegnamento tradizionale della Chiesa e l'attuale esperienza omosessuale di persone credenti solleciterà il tentativo di favorire il dialogo, approfondendo criticamente il rapporto tra l'amore vissuto da persone omosessuali e l'amore comandato da Cristo, alla luce dello stesso rinnovamento dell'insegnamento della Chiesa in epoca contemporanea». La parola d'ordine resta sempre la stessa: rinnovamento per rispondere alla contemporaneità.Lo sdoganamento dell'omosessualità e il suo pieno riconoscimento in ambito ecclesiale diventa chiaro in quest'altro passaggio di Fumagalli: «Sulla scorta di una rinnovata interpretazione e valutazione cristiana dell'amore omosessuale si provvederà a indicare i criteri morali che debbono orientare la vita amorosa di persone omosessuali affinché anch'essa corrisponda al comandamento nuovo dell'amore di Cristo. La criteriologia morale permetterà di delineare successivamente l'azione pastorale della Chiesa verso le persone omosessuali, specialmente in età giovanile, e considerare il loro riconoscimento in ambito ecclesiale». Nella presentazione del corso pubblicata dall'annuario, Fumagalli dedica anche un paragrafo alla legge Cirinnà: «Un ultimo sviluppo del corso riguarderà la questione del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso in ambito civile, nella differenza e analogia con quello delle relazioni coniugali tra uomo e donna». Ma quale analogia ci può essere tra la convivenza di due omosessuali e la relazione coniugale di un uomo e una donna? Se qualcuno, comunque, avesse avuto dei dubbi sulla natura e le finalità del corso del prof. Fumagalli, i libri di testo adottati sono in grado di dissipare qualunque incertezza. Prendiamo per esempio il testo L'amore omosessuale di Beatrice Brogliato e Damiano Migliorini. Il sottotitolo chiarisce che si tratta di «saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale, finalizzati ad un dialogo per una nuova sintesi». Gli autori precisano che è «necessaria la prospettiva della piena integralità umana delle persone omosessuali, che interroghi il loro amore in tutta la sua complessità», e che «la psicoanalisi, per prima, può contribuire a elaborare una visione dell'affettività omosessuale complessiva, integrale e positiva», mentre «la teologia può ascoltarne le conclusioni, senza rinunciare alle sue categorie etiche, ma aggiornando la propria posizione, proponendo una visione pienamente cattolica della persona e della sua sessualità». Gli studenti difficilmente potranno continuare a riconoscere come vero e attuale l'insegnamento del Magistero e della Tradizione su tema dell'omosessualità. Ricordiamo, peraltro che il Catechismo definisce l'omosessualità una «grave depravazione», e ritiene che «gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, sono contrari alla legge naturale, precludono all'atto sessuale il dono della vita, non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale, in nessun caso possono essere approvati». La realtà, ahimè, è che il professor Aristide Fumagalli, al quale viene concesso di insegnare nella prestigiosa facoltà teologica dell'Italia settentrionale, rappresenta e incarna quello spirito di aggiornamento modernista che continua a crescere come un tumore in seno alla Chiesa cattolica. Se non hanno ancora modificato il Catechismo e la dottrina sul punto dell'omosessualità è solo perché ancora le condizioni non lo permettono. Occorre procedere per fasi, attraverso il noto processo della Finestra di Overton. Una forzatura oggi determinerebbe inesorabilmente uno scisma tra la vera Chiesa, ancorata al Magistero e alla Tradizione, e la falsa Chiesa che, come profetizza lo stesso Catechismo (675), «svelerà il “mistero di iniquità" sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità».
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
Continua a leggereRiduci