2025-03-12
«All’armi!», il motto salva Germania
Bruxelles vuole riconvertire gli impianti dell’automotive, azzoppati dai deliri green, in fabbriche per la Difesa. «Der Spiegel»: «Lo stato delle forze armate è pessimo».Attenzione, fregatura in arrivo dalla premiata società Ue e industria tedesca. Ricordate il Dieselgate? Problema tedesco fatto pagare a tutti gli europei con inesorabile inizio della distruzione del comparto auto? Ebbene, ecco la nuova intenzione della Commissione: fare meno auto in Germania - non è difficile, ormai - e più armi, ma con i nostri risparmi, per tentare di rimettere in moto la locomotiva dell’industria tedesca. Questa la proposta del principale gruppo dell’industria della difesa di Berlino: secondo l’Associazione federale dell’industria germanica per la sicurezza e la difesa (Bdsv), occorre continuare a espandere drasticamente il bilancio della Difesa, come peraltro suggerito anche dalla Commissione Ue di Ursula von der Leyen. Il tutto per superare i «colli di bottiglia» della produzione, coinvolgendo impianti finora destinati all’automotive. In pratica, l’industria della difesa cerca di iniettare lo stesso tipo di urgenza nella produzione militare che ha animato i leader tedeschi quando si è trattato di sostituire il gas russo nel mix energetico del Paese, dopo la guerra di Mosca contro Kiev. A Bruxelles pensano quindi di usare ogni impianto, alimentandolo anche con capitale privato, per trovare soldi da spendere nella costruzione di armi, risollevando innanzitutto l’industria tedesca che arranca, e nascondendo tutta l’operazione sotto il nome di ReArm Europe, il piano che potrebbe incanalare oltre 800 miliardi di euro verso la spesa per la difesa nei 27. Lo conferma anche Der Spiegel: «Troppo poche persone, scarse prospettive di carriera: il rapporto annuale sullo stato delle forze armate è pessimo». Tuttavia reindirizzare il settore automobilistico tedesco per produrre carri armati, proiettili e altri equipaggiamenti militari non è un’idea nuova. Nel giugno 2024, il gigante dei ricambi auto Continental e il colosso delle armi Rheinmetall avevano firmato un memorandum d’intesa per facilitare la riqualificazione dei lavoratori dell’automotive interessati dai licenziamenti a causa della contrazione del settore. «I cambiamenti di vasta portata in tutti i settori possono essere gestiti solo insieme», ha affermato Ariane Reinhart, membro del consiglio di amministrazione di Continental per le risorse umane e la sostenibilità. Nel frattempo Rheinmetall ha esultato per il boom del settore della difesa in un comunicato stampa congiunto e si è affrettata a sottolineare che l’azienda si aspettava il 40% in più di profitti nel 2024 rispetto a un anno prima. Insomma: soldi nostri ma utili loro. L’accordo delineava vari mezzi per reclutare lavoratori qualificati mediante l’organizzare di eventi presso gli stabilimenti automobilistici e offrire lavoro presso le fabbriche della difesa che si trovano vicino a sedi che stavano chiudendo o riducendo le loro dimensioni produttive. Non a caso, il mese scorso, il gigante della difesa ha annunciato che avrebbe riconvertito due fabbriche a Berlino e Neuss che in precedenza producevano parti di automobili per produrre principalmente beni militari. Nei primi nove mesi del 2024, l’utile operativo di Rheinmetall nel suo segmento di armi è quasi raddoppiato, arrivando a 339 milioni di euro (368 milioni di dollari), mentre la sua attività automobilistica è diminuita del 3,8% a 74 milioni di euro (80 milioni di dollari). Anche altri attori della difesa stanno perseguendo la stessa strada, con lo specialista della sensoristica Hensoldt che starebbe per assumere 200 lavoratori dai fornitori di ricambi auto Continental e Bosch, almeno stando a quanto riportato da Reuters. La joint venture franco-tedesca Knds ha recentemente acquisito uno storico stabilimento di vagoni ferroviari a Görlitz dal produttore di treni francese Alstom, fabbrica che verrà riattrezzata per produrre componenti per veicoli militari, tra i quali il carro armato da combattimento Leopard 2 e il veicolo da combattimento Puma per la fanteria. Così Hans Christoph Atzpodien, capo del gruppo di lobby dell’industria della difesa tedesca, ha affermato di aspettarsi «dimensioni completamente nuove alla questione della domanda di armi», tra cui la necessità di consegne più rapide e non soltanto di volumi maggiori. Ma per farlo, il governo tedesco dovrebbe supportare la transizione fornendo i mezzi per la riqualificazione e coprendo i costi per il trasferimento dei dipendenti. Nel frattempo, altri settori dell’economia stanno fremendo per ottenere una fetta della torta, come l’industria meccanica, siderurgica e delle costruzioni. Puntando a trovare risorse economiche provenienti da altri settori - e qui c’è anche il risparmio privato, al quale ha alluso chiaramente la Von der Leyen - che saranno ora sfruttate per gli armamenti.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)