2023-01-12
Il patrimonio di Al Thani in mano a due amici di Mps e De Benedetti
Tamim bin Hamad Al Thani. Nel riquadro, Francesco Fabiani (Ansa)
Michele Faissola, ex Deutsche bank prima condannato e poi assolto nel processo sul Monte, e Francesco Fabiani, già numero uno della cassaforte di Cdb, amministrano parte dei beni della famiglia dell’emiro.Un banchiere di primo piano coinvolto nello scandalo Monte dei Paschi e un professionista basato a Lugano che in passato ha gestito il patrimonio di Carlo De Benedetti. Le connessioni Italia-Qatar sono solide e radicate, al punto che tra i gestori dello sterminato patrimonio della famiglia Al Thani, che guida l’emirato del Golfo, figurano in posizione chiave dei professionisti italiani. Si tratta di Michele Faissola e Francesco Fabiani, arrivati alla corte dell’emiro del Qatar da via diverse ed entrambi profondamente radicati nel tessuto finanziario (e non solo) del nostro Paese. Faissola è stato a lungo nella prima fila di manager di Deutsche bank. Da Londra, sovraintendeva alle attività di investimenti e gestione patrimoni del colosso tedesco ed era nel comitato esecutivo globale del gruppo. È in questa veste che finisce coinvolto nello scandalo Mps: a lui riportavano i banker che hanno strutturato la famigerata operazione Santorini. Nel 2019 viene condannato con l’ex presidente Giuseppe Mussari e altre undici persone con l’accusa di aver contribuito a mascherare le perdite della banca senese. La condanna per Faissola è a cinque anni. Nel maggio scorso, con una sentenza molto discussa, la Corte d’appello ribalta il giudizio di primo grado e assolve tutti perché il fatto non sussiste. I contratti Santorini e Alexandria non erano derivati, sostiene il giudice di secondo grado. Niente è stato occultato e dunque non c’è nessun reato. Procura e Consob hanno già presentato ricorso. Per Faissola però tutto questo è il passato. Nel 2015 lascia Deutsche bank, in uno dei vari giri di ristrutturazione dell’istituto. Con altri due banker fonda la Fab partners limited, base operativa a Londra ma sede nel riservato «porto sicuro» (dal punto di vista finanziario e fiscale) di Jersey. Poco dopo la Fab compra a sorpresa per 333 milioni di dollari l’americana Cifc, gestore di fondi specializzato nel debito garantito da asset. L’anno successivo un’altra acquisizione, la Halkin asset management. La Fab viene ribattezzata Centricus e nel 2021 questo nome esce dai ristretti circoli della finanza per arrivare a una platea più larga. Nel pieno delle polemiche sulla Superlega dei grandi club del calcio europeo, da Centricus arriva alla Uefa una controproposta da 6 miliardi di euro per rilanciare la Champions league. La piccola Centricus (uffici nel quartiere di Saint James Palace a Londra, una ventina di banker e 30 miliardi asset in gestione) sfida un colosso come Jp Morgan, che avrebbe dovuto finanziare il progetto della Superlega e che di asset in gestione ne ha per 3.700 miliardi. Come fa una piccola boutique finanziaria specializzata a sfidare un gigante del settore come Jp Morgan? Semplice: dietro Centricus ci sono (anche, non solo) i soldi degli Al Thani e la loro influenza a livello globale. Che passa tra l’altro, per restare al mondo del calcio, dalla proprietà del Paris Saint Germain di Lionel Messi e Kylian Mbappè. Lo provano, al di là di ogni dubbio e voce di mercato, una serie di documenti che La Verità ha potuto consultare, relativi al controllo di alcuni dei fondi di Cifc almeno fino al 2020.Anche Faissola, intanto, si è spostato proprio a Doha. Dove nel 2018 è diventato il numero uno della Dilmon. Ovvero, la cassaforte che gestisce la parte più consistente del patrimonio della famiglia reale qatarina. I rapporti tra il banchiere italiano e la famiglia Al Thani risalgono ai tempi di Deutsche bank, dove i capitali del fondo sovrano del Qatar hanno sostenuto la banca fino a diventarne il primo azionista. Proprio seguendo gli interessi finanziari degli Al Thani si incontra un altro gruppo di italiani. Perché sempre nel 2018 la Alvarium, comprata poco tempo prima dalla Dilmon degli Al Thani, sotto la guida di Faissola incorpora un piccolo family office svizzero, la Albacore. Quest’ultimo era nato due anni prima dalla scissione di un altro family office di Lugano con molti interessi in Italia, quella Starfin che ha gestito per anni - almeno dagli anni Ottanta - il patrimonio personale di Carlo De Benedetti. Ex editore di Repubblica e da sempre schierato a sinistra. Nel team di Alvarium figura adesso come partner e ceo della Alvarium di Lugano Francesco Fabiani, che era ad di Starfin nonché figlio di Antonio Fabiani, colui che la Starfin l’aveva fondata proprio per gestire il patrimonio di De Benedetti. Tra i partner di Alvarium - 28 in totale - figura anche Ali Bouzarif. Ovvero, l’ex capo della investment execution del Qia, il fondo sovrano del Qatar. Benché la vecchia Starfin sia indicata come un «multi-family office» (ovvero dedicato ai patrimoni di più famiglie), in una intervista del 2019 di Fabiani alla testata specializzata Blurating, Starfin viene indicata come «single family office», ovvero dedicato al patrimonio di una sola famiglia. D’altra parte i passaggi da Starfin alla galassia De Benedetti sono stati molteplici. Nel 2013, quando Cdb cerca un amministratore delegato per la sua Romed, cassaforte degli affari italiani, chiama da Lugano Carlo Tronci, fino ad allora capo degli investimenti di Starfin. È proprio Tronci che si occupa, per conto della Romed, di strutturare con Intermonte l’operazione di acquisto di titoli delle banche popolari a ridosso della riforma varata dal governo Renzi che causerà all’ingegner De Benedetti qualche plusvalenza, molte polemiche e una indagine della Procura conclusa con l’archiviazione. Oggi, anche Tronci figura tra i partner della Alvarium.